San Salvario “salvacibo”, la mappa del quartiere
Una mappa sociale e “salva rifiuti” per l’area di San salvario
04 May, 2015
La mappa rappresenta una prima sintesi dell’indagine che Eco dalle Città ha svolto nel quartiere di San Salvario tra ristoranti, supermercati, bar, panifici, ambulanti, alimentari e altri piccoli negozi volta a fotografare la situazione dello spreco di cibo nello storico quartiere della Circoscrizione 8, o meglio, per tastare il polso alle buone pratiche messe in campo dagli esercenti per evitare che del cibo, ancora buono ma non vendibile, diventi un rifiuto. San Salvario “salvacibo” è una mappa in continuo aggiornamento dove utenti, commercianti, clienti e cittadini possono segnalare puntualmente cosa accade nel quartiere, così da rendere più preciso e puntuale il racconto del quartiere fatto da Eco. La mappatura del quartiere di San Salvario rientra nell’ambito del progetto “Fare società riducendo i rifiuti”, un progetto co-finanziato dalla Compagnia San Paolo volto proprio a sensibilizzare e informare i cittadini attivando iniziative sul tema della riduzione dei rifiuti.
1.Contattare gli esercenti
Il primo step dell’indagine, attraverso interviste agli esercenti, si è concentrato sulla raccolta di informazioni e dati in merito ai comportamenti e alle pratiche intraprese per evitare che il cibo invenduto a fine giornata da risorsa alimentare si trasformi in puro e semplice rifiuto. Le interviste sono entrate nel merito delle pratiche attuate dai commercianti andando a sondare quanti tra di loro, oltre al diretto consumo dei prodotti non più vendibili o alla loro cessione a parenti e conoscenti, utilizzano le soluzioni offerte dalla rete come LastMinuteSottoCasa e NextDoorHelp per limitare lo spreco, oppure in quanti utilizzano le vaschette salva cibo per le pietanze non consumate, o in quanti collaborano con il gruppo Foodsharing di Torino o altre realtà per limitare il più possibile lo spreco di cibo. Torino o altre realtà per limitare il più possibile lo spreco di cibo.
2. Disegnare la mappa evidenziando le attività contro lo spreco di cibo
La mappa rappresenta una prima sintesi dell’indagine che Eco dalle Città ha svolto nel quartiere di San Salvario tra ristoranti, supermercati, bar, panifici, ambulanti, alimentari e altri piccoli negozi volta a fotografare la situazione dello spreco di cibo nello storico quartiere della Circoscrizione 8, o meglio, per tastare il polso alle buone pratiche messe in campo dagli esercenti per evitare che del cibo, ancora buono ma non vendibile, diventi un rifiuto. San Salvario “salvacibo” è una mappa in continuo aggiornamento dove utenti, commercianti, clienti e cittadini possono segnalare puntualmente cosa accade nel quartiere, così da rendere più preciso e puntuale il racconto del quartiere fatto da Eco. La mappatura del quartiere di San Salvario rientra nell’ambito del progetto “Fare società riducendo i rifiuti”, un progetto co-finanziato dalla Compagnia San Paolo volto proprio a sensibilizzare e informare i cittadini attivando iniziative sul tema della riduzione dei rifiuti.
di Luigi Vendola
1.Contattare gli esercenti
Il primo step dell’indagine, attraverso interviste agli esercenti, si è concentrato sulla raccolta di informazioni e dati in merito ai comportamenti e alle pratiche intraprese per evitare che il cibo invenduto a fine giornata da risorsa alimentare si trasformi in puro e semplice rifiuto. Le interviste sono entrate nel merito delle pratiche attuate dai commercianti andando a sondare quanti tra di loro, oltre al diretto consumo dei prodotti non più vendibili o alla loro cessione a parenti e conoscenti, utilizzano le soluzioni offerte dalla rete come LastMinuteSottoCasa e NextDoorHelp per limitare lo spreco, oppure in quanti utilizzano le vaschette salva cibo per le pietanze non consumate, o in quanti collaborano con il gruppo Foodsharing di Torino o altre realtà per limitare il più possibile lo spreco di cibo. Torino o altre realtà per limitare il più possibile lo spreco di cibo.
2. Disegnare la mappa evidenziando le attività contro lo spreco di cibo
Il secondo step si è concretizzato con la trasposizione dei dati raccolti su di una mappa, andando a indicare con tre colori diversi il comportamento degli intervistati. Con il colore bianco sono rappresentate le attività che intraprendono azioni concrete per evitare che il cibo invenduto diventi un rifiuto; con il grigio sono segnalate le attività che, pur mostrando interesse alla tematica, intraprendono iniziative solo se stimolate dai clienti; e infine on il colore nero, le attività che non hanno attuato azioni per limitare lo spreco di cibo. Un quartiere sensibile allo spreco di cibo ma... La mappa ci restituisce la fotografia di un quartiere sensibile al tema dello spreco ma che riesce ad attivare pratiche virtuose in pochissimi casi. Alle domande “dove vanno a finire gli alimenti invenduti?” e “siete disponibili a donare il cibo che avanza per combatterne lo spreco?” le risposte sono state varie e mettono in luce diverse problematiche. Alcune piccole attività commerciali dichiarano di aver poco esubero di cibo e quello che avanza lo ripartiscono tra i lavoratori o lo portano a casa. Alcuni supermercati, avendo l’obbligo del reso, riconsegnano l’invenduto al fornitore. Altri, invece, ammettono di buttar via gli scarti alimentari, ma mentre alcuni non vogliono donare prodotti o venderli a un prezzo inferiore, poiché temono di attirare esclusivamente i clienti quando mettono a disposizione alimenti scontati, altre vorrebbero trovare enti o associazioni a cui consegnarlo, tuttavia hanno alcune perplessità sulle normative vigenti in merito al recupero e alla ridistribuzione, sui criteri di sicurezza alimentare e la salute del consumatore. Infatti, le prassi igienico sanitarie richieste, come l’abbattimento di temperatura e il trasporto refrigerato in appositi contenitori, sfrenano gli esercenti perché non semplici da attuare in quanto richiedono attrezzature specifiche.