Sblocca Italia, il commento di Stefano Ciafani sulla bozza del decreto legislativo per la realizzazione di nuovi inceneritori
Lo schema del Decreto del presidente del consiglio dei Ministri sull’incenerimento dei rifiuti prevede 12 nuovi inceneritori in Italia. Ecco il commento del vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani
23 August, 2015
Il 29 luglio 2015 le Regioni hanno ricevuto la bozza di decreto legislativo sulla realizzazione di nuovi impianti di incenerimento. La bozza prevede l'autorizzazione di 12 nuovi inceneritori in dieci regioni: due in Toscana e in Sicilia, una in Piemonte, Liguria, Veneto, Umbria, Marche, Campania, Abruzzo e Puglia.
"Si tratta di una proposta da respingere al mittente per tanti motivi evidenti - ha commentato Stafano Ciafani, vicepresidente di Legambiente. Il primo motivo è che Palazzo Chigi fa finta di non vedere che ancora una volta manca l’oggetto del contendere, e cioè i quantitativi di rifiuti". "Impossibile non tener conto dell’aumento inesorabile delle quantità avviate a riciclo, oltre che di quelle oggetto delle inevitabili politiche di prevenzione. I quantitativi da bruciare in nuovi impianti sono sovrastimati dal governo perché sono calcolati su un obiettivo del 65% di raccolta differenziata già ampiamente superato in diverse regioni (a partire da Veneto, da Friuli Venezia Giulia, Marche). Gli impianti da poco costruiti, come ad esempio quello di Parma, sono in grande difficoltà perché grazie alle raccolte differenziate domiciliari e la tariffazione puntuale non hanno più i rifiuti dal territorio che li ospita e sono costretti a cercarli da altre regioni. Lo stanno facendo utilizzando proprio l’articolo 35 dello Sblocca Italia che smonta il condivisibile principio di prossimità, moltiplicando i viaggi dei rifiuti urbani da una parte all’altra del paese (opzione che andrebbe invece minimizzata), e permette anche di ri-autorizzare gli impianti sul carico termico massimo, aumentando i quantitativi di rifiuti da bruciare (a proposito, le capacità di trattamento descritte nella bozza di Dpcm non tengono conto di queste nuove autorizzazioni). Insomma sull’incenerimento il governo dà veramente i numeri.
"Il secondo motivo - continua- è che ancora una volta si guarda agli interessi di poche società e non a quelli del paese. Si tratta infatti di una bozza di decreto che è il frutto della sommatoria delle richieste singole delle aziende di gestione dei rifiuti che ancora non hanno capito che in questo paese il vento è cambiato e che non c’è più spazio per nuovi inceneritori. Opzione che va invece ridotta inesorabilmente nel prossimo futuro a vantaggio della economia circolare di cui si è tornato a parlare finalmente in Europa. Serve realizzare, soprattutto nel centro sud, gli impianti per trattare l’organico differenziato (recuperando energia con il biogas), raccolto dai sempre più numerosi Comuni ricicloni, che purtroppo continua a viaggiare quotidianamente su gomma per diverse centinaia di chilometri, spendendo inutilmente soldi in inquinanti trasporti e consumando gasolio. Serve costruire la rete capillare degli impianti per la massimizzazione del riciclaggio (ecodistretti, fabbriche dei materiali, etc) e per la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti.
"Il terzo motivo - conclude- è che questo schema di dpcm non fa altro che spostare l’attenzione su un piano che non si concretizzerà mai per questioni politiche (tutte le Regioni hanno già detto “no grazie”), sociali (quali sono i territori disponibili ad ospitare impianti di questo tipo?) e economiche.
Basterebbe rivedere completamente il principio di penalità e premialità economica nel ciclo dei rifiuti e il cambio di passo sarebbe garantito. Serve tartassare le discariche utilizzando al meglio l’ecotassa"