Sblocca Italia, il documento critico dei "rifiutologi" sull'incenerimento. Ecco il testo completo
Natale Belosi, Agostino Di Ciaula, Enzo Favoino, Beniamino Ginatempo, Andrea Masullo, Piergiorgio Rosso e Federico Valerio, esperti di gestione dei materiali post-consumo hanno redatto una valutazione critica dell’art.35 del decreto “Sblocca-Italia”
04 September, 2015
Natale Belosi
Agostino Di Ciaula
Enzo Favoino
Beniamino Ginatempo
Andrea Masullo
Piergiorgio Rosso
Federico Valerio
Lo schema di decreto è costruito in modo da valutare le "necessità di ulteriore capacità di incenerimento" nelle diverse aree. Il documento presenta diversi errori, sia concettuali che fattuali:
A) sul piano generale (errore di impostazione concettuale): lo Schema di Decreto presuppone di volere rispondere alle criticità presenti sul territorio nazionale, onde evitare procedure di infrazione per mancato rispetto delle Direttive. Ci si riferisce, con ogni evidenza, alla Direttiva 99/31 sulle discariche, ed in particolare al mancato rispetto (in alcune parti del territorio nazionale) dell’obbligo di pretrattamento, sancito dall’art.6, punto a) (“solo il rifiuto trattato viene collocato in discarica”, obbligo poi ripreso dal Dlgs. 36/03 di recepimento della Direttiva). Il problema è che lo Schema di Decreto assume che tale obbligo vada rispettato mediante sistemi di trattamento termico, e che il rifiuto urbano residuo (RUR) debba dunque passare attraverso sistemi di incenerimento (o co-incenerimento): questo non è condivisibile, né corretto, in quanto non c’è nulla che attesti un tale obbligo nelle Direttive UE, ed esistono invece altri sistemi di pretrattamento
B) nel merito tecnico (errori e distorsioni fattuali) tanti passaggi di calcolo sono errati, artificiosamente errati, ed al solo scopo strumentale di massimizzare il calcolo delle necessità di ulteriore incenerimento. Tra le distorsioni di calcolo ed assunti erronei fondamentali elenchiamo:
- si assume il conseguimento del 65% di RD (e non un decimo di percentuale di più,come se tale livello fosse il livello massimo e non minimo di RD previsto dalle disposizioni nazionali; sappiamo invece che ulteriori scenari virtuosi e livelli incrementali di RD si aprono sempre, quando si consolidano schemi basati su RD porta a porta e tariffazione puntuale)
- non si tiene conto di quei Piani Regionali che già da tempo prevedono comunque obiettivi di RD superiori, ed in certi casi (es. Veneto) marcatamente superiori al 65%: le Regioni verranno costrette a rivederli al ribasso?
- non vengono minimamente considerati gli effetti quantitativi di programmi di prevenzione/riduzione del rifiuto (si assume solo una “invarianza del quantitativo di RU”), che sono però resi obbligatorio dalla Direttiva 2008/98, art. 29 (la citazione delle Direttive da parte del documento è dunque decisamente sbilanciata, e l'impianto del documento stesso ci mette a rischio infrazione quando invece dichiara di volerle evitare) o dallo stesso Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti, incluse le indicazioni fornite dal Comitato Tecnico Scientifico per l’attuazione del Programma Nazionale di Prevenzione
C) infine, e questo è il maggiore difetto di analisi dello Schema di Decreto (errore di prospettiva), non si prendono neanche in minima considerazione gli scenari incrementali di recupero materia attualmente in discussione a livello UE, nel corso del