Un doc sul Nepal invaso dai rifiuti. L’opera di due torinesi prodotta dal festival
Arte e filosofia buddista «espulsa» dai rifiuti è l’idea venuta al Festival CinemAmbiente - la 18ª edizione è in programma dal 6 all’ 11 ottobre - e presa a prestito da un film in cartellone: «Waste Mandala» - da La Stampa del 15.09.2015
14 September, 2015
di Tiziana Platzer
Plastica artisticamente composta nel mezzo di piazza Castello: l'11 ottobre dal nulla apparirà un mandala. Arte e filosofia buddista
«espulsa» dai rifiuti è l’idea venuta al Festival CinemAmbiente
- la 18ª edizione è in programma dal 6 all’ 11 ottobre - e presa
a prestito da un film in cartellone: «Waste Mandala».
Il
racconto di Katmandu e dei «green soldiers» girato dai filmaker
torinesi Alessandro Bernard e Paolo Ceretto: «Si tratta di un gruppo
di attivisti nepalesi che si occupano del degrado ambientale della
città, oggi discarica a cielo aperto» dice Ceretto, 35 anni, che
con Bernard ha girato «I pirati dello spazio», il doc sul centro di
ascolto spaziale creato a Torino dai due radioamatori e fratelli
Achille e Giovanni Battista Judica Cordiglia alla fine degli Anni
’50. Ma il lavoro sul Nepal ha un altro merito: essere stato
prodotto con il primo «Lab» del festival dell’anno scorso:
«Abbiamo ottenuto il sostegno del Doc Film Fund per la storia di
questi personaggi bizzarri, che un anno fa hanno creato un mandala di
rifiuti nel centro di Katmandu» prosegue. E così accadrà a Torino,
con l’invito a tutti i partecipanti di portare da casa gli «avanzi»
di plastica.
Sono quindici i progetti selezionati per il «Lab» a tematiche
ambientali - oggi si chiudono le iscrizioni per questa edizione - e
fra quelli del 2014 solo un’altro è stato portato a termine e
passerà sugli schermi di CinemAmbiente al Massimo: il doc del
torinese Stefano Gabbiani, 27 anni, al suo esordio con «Contromano».
«Mi piaceva l’idea di sviluppare l’idea della bici nella città
dell’auto» è la partenza del regista, che dopo il «Lab» è
riuscito a trovare i fondi per il film. «Mi sono rivolto diverse
volte a Paolo Manera (oggi direttore di Film Commission ndr) per
confrontarmi sul lavoro, ma non ho partecipato al bando del Doc Film
Fund - continua -. L’unica via perseguibile era una campagna di
crowfunding, sulla piattaforma “produzioni dal basso”, e sono
riuscito a raccogliere 6 mila euro». Tanto quanto è bastato a
coprire le spese: «Ho girato in due ciclofficine, scelte per la
storia dei titolari: due persone che si sono reinventate». Il
regista è entrato in via Oropa nell’«Officina Bici» di Alberto
Monasterolo, trentenne, laureato in filosofia. «Appassionato di
manualità e di bicicletta, oltre ad essere stato un pilota di trial
in bici, e che dopo aver lavorato in una libreria ha preso una
decisione: aprire una ciclofficina» racconta l’autore. L’altro
protagonista è Alberto Bruccoleri, 47 anni, con un passato
complicato e oggi proprietario di «Bike Zone» in via Tarino.
«Quando ha iniziato non sapeva niente di due ruote, ma arrivava da
un contratto non rinnovato in fabbrica e aveva un fratello esperto di
bicicletta: ci ha provato» conclude Gabbiani, che in Vanchiglia,
dove vive, gira in bici e non usa l’auto.