Dalle mense degli ospedali ai supermarket così gira a Torino la macchina antisprechi
il Banco alimentare dietro il primato: ogni anno garantito un aiuto a 121mila piemontesi da La Repubblica del 07.10.2015
07 October, 2015
di Gabriele Guccione
Mense d’ospedale, a cominciare da quella delle Molinette. Ristoranti aziendali: Fiat e Alenia, ma anche di altre 19 imprese, senza contare cinque centri cottura industriali. Il mercato ortofrutticolo all’ingrosso del Caat, dove due volte a settimana ortaggi e frutta avanzati vengono ridistribuiti alle mense dei poveri. Scaffali e banchi frigo di 180 supermercati piemontesi, per i prodotti ormai vicini alla data di scadenza. La lotta allo spreco alimentare si combatte tutti i giorni su più fronti, dai quali il Banco Alimentare raccoglie 2.500 tonnellate di cibo all’anno tra Torino e in Piemonte. È la tessera più imponente nella lotta allo spreco, pari al 40 per cento di tutto il cibo («Quest’anno supereremo la soglia delle 6mila tonnellate ») che il Banco raccoglie e distribuisce, attraverso enti caritativi e associazioni di volontariato, a 121mila piemontesi sotto la soglia della povertà, di cui 44mila solo nel capoluogo e 34mila in provincia.
Mense d’ospedale, a cominciare da quella delle Molinette. Ristoranti aziendali: Fiat e Alenia, ma anche di altre 19 imprese, senza contare cinque centri cottura industriali. Il mercato ortofrutticolo all’ingrosso del Caat, dove due volte a settimana ortaggi e frutta avanzati vengono ridistribuiti alle mense dei poveri. Scaffali e banchi frigo di 180 supermercati piemontesi, per i prodotti ormai vicini alla data di scadenza. La lotta allo spreco alimentare si combatte tutti i giorni su più fronti, dai quali il Banco Alimentare raccoglie 2.500 tonnellate di cibo all’anno tra Torino e in Piemonte. È la tessera più imponente nella lotta allo spreco, pari al 40 per cento di tutto il cibo («Quest’anno supereremo la soglia delle 6mila tonnellate ») che il Banco raccoglie e distribuisce, attraverso enti caritativi e associazioni di volontariato, a 121mila piemontesi sotto la soglia della povertà, di cui 44mila solo nel capoluogo e 34mila in provincia.
Torino e il Piemonte sono sul podio nazionale della lotta allo spreco alimentare, assieme a Lombardia ed Emilia Romagna. Eppure si potrebbe fare molto di più. «Solo l’1 per cento di quanto si spreca ogni anno in Italia, pari a a circa 5,5 milioni di tonnellate di cibo, viene facilmente recuperato», chiarisce il presidente piemontese del Banco Alimentare, Salvatore Collarino. Il resto finisce per il 45 per cento nella pattumiera delle famiglie, e un altro 54 per cento in quella delle aziende, dal produttore al distributore.
Il problema è infatti intercettare lo spreco e, soprattutto, renderlo riutilizzabile. «Se nella grande distribuzione i prodotti non più vendibili perché vicini alla scadenza o perché con difetti di imballaggio sono più facili da raccogliere e da gestire — precisa Collarino — è meno facile recuperare le eccedenze delle mense aziendali e di frutta e verdura ». A Torino il Banco Alimentare ha organizzato al Caat una postazione dedicata dove due volte alla settimana le mense caritative si possono rifornire di prodotto fresco per 350 tonnellate all’anno. Per le mense è più complicato. «Passiamo ogni giorno con i nostri volontari in 26 mense per il Piemonte a raccogliere il cibo che non viene distribuito a monte — afferma il presidente del Banco Alimentare — Le regole sono molto stringenti e le porzioni di cibo non utilizzate (105mila all’anno) vengono raccolte, refrigerate e ridistribuite nelle mense destinate a senza dimora e poveri, dagli Asili Umberto I al Sermig ».
In questo modo si recuperano circa 30mila pasti all’anno. Ma non è semplice. Serve personale e attrezzatura adeguata, perché il cibo va redistribuito nel giro di poco. «Potenzialmente — ammette Collarino — nelle mense potremmo raccogliere 4-5 volte di più, ma è un’operazione molto complessa per via degli standard che vanno rispettati sul cibo fresco ».
In questo modo si recuperano circa 30mila pasti all’anno. Ma non è semplice. Serve personale e attrezzatura adeguata, perché il cibo va redistribuito nel giro di poco. «Potenzialmente — ammette Collarino — nelle mense potremmo raccogliere 4-5 volte di più, ma è un’operazione molto complessa per via degli standard che vanno rispettati sul cibo fresco ».
È uno dei motivi, assieme alla riduzione a monte degli sprechi da quando esiste il sistema di prenotazione dei pasti, per cui nelle scuole comunali torinesi il progetto del «Buon Samaritano » si è interrotto. Il ritiro dei pasti avanzati nelle scuole è stato fatto per due anni, dal 2013 al 2014. Ma alla fine non produceva grandi risultati ed è stato sospeso. Mentre è andato meglio per la raccolta di pane (9,8mila chilogrammi raccolti nel 2014) e di frutta (12,8mila chili). In alcune scuole torinesi avviene ancora che, finito il pranzo, le porzioni avanzate vengano distribuite in forma anonima alle famiglie più in difficoltà dei bambini che frequentano la scuola.