Quagliuolo, Corepla: i compostabili nella plastica danneggiano il riciclo. Vanno informati meglio i cittadini
Di ritorno dalla visita all’impianto di riciclo di Montello, chiacchierata col presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo, che spiega come il riciclo delle plastiche sia un’eccellenza italiana e quali siano quelle non ancora non riciclabili
19 October, 2015
Il Consorzio Corepla ha inaugurato lo scorso 13 ottobre un “tour”
tra le case history di successo italiane, per approfondire il “valore” delle
raccolte differenziate e del riciclo della plastica. La prima case history
mostrata alla stampa è stata l’azienda Montello S.p.A, in provincia di Bergamo,
impianto di trattamento e riciclo della plastica completamente automatizzato,
il più importante su scala nazionale e il maggior esempio di centro a ciclo
completo, anche a livello europeo.
Presidente Quagliuolo, vedendo la tecnologia avanzata di impianti come Montello, si penserebbe che oggi tutta la plastica si possa in qualche modo riciclare. E’ davvero così?
Oggi possiamo dire che le plastiche sono al 100% “recuperabili”, ma non al 100% “riciclabili”. L’impianto di Montello è talmente avanzato che ha un indice di riciclo della plastica dell’80%; un record, visto che a livello nazionale siamo al 60/65%. Ossia per ogni 100 kg di plastiche che entrano a Montello, 80 kg diventano di nuovo plastica, ossia materia prima seconda. I rimanenti 20 kg sono irriciclabili, ma a Montello diventano energia, grazie alla creazione del CSS, combustibile solido secondario. Quel 20% è “tecnicamente non riciclabile”. Se io ho un poliaccoppiato (plastica mista) con 2 polimeri inseparabili, non posso farci niente, li posso solo termovalorizzare. La plastica la ricicli esclusivamente se la separi, ma ci sono delle “accoppiate” che sono inseparabili. Il problema tecnico è il punto di fusione: certe plastiche miste sono composte da materia che fonde a 250 gradi, insieme ad altra che fonde già a 150. Logico che se porti a 250 quello che fonde già a 150, lo carbonizzi…
In una città considerata virtuosa nella raccolta differenziata, come Milano, tanta plastica però va a finire ancora nel sacco dell’indifferenziato...
Le rispondo che se la plastica non è un imballaggio è giusto buttarla nell’indifferenziato, perché è irriciclabile. Se è un imballaggio invece è quasi “un delitto”, perché si butta via della materia che ha un valore.
Ad oggi, stando alle indicazioni di Corepla, cosa non può essere conferito nel sacco giallo?
C’è tanta plastica che non è imballaggio: il giocattolo rotto; pezzi, coperchi, tubi di aspirapolvere e altri elettrodomestici, spazzolini da denti, lamette da barba…. Si dimentica sempre che la “i” finale della sigla CONAI sta proprio per “imballaggio”. Tutto quanto non è imballaggio, rappresenta una frazione estranea che viene separata prima (succede così anche a Montello) e va direttamente al termovalorizzatore. Raccogliere la plastica non riciclabile è anche un danno per i Comuni che lo fanno: abbassa la qualità di conferimento del materiale e così prendono un contributo più basso. Il problema spesso sono proprio i Comuni che non informano correttamente i cittadini su quale plastica si possa riciclare e quale no.
Chiariamolo ai lettori ancora una volta: piatti, bicchieri e posate in plastica vanno conferite nella plastica differenziabile?
Piatti e bicchieri sì, sono stati inclusi recentemente. Il polipropilene con cui vengono prodotti buona parte di piatti e bicchieri non viene più separato a monte, ma viene avviato a riciclo. ll polistirolo, ad oggi per la maggioranza dei casi, va a recupero energetico. Le posate no, perché non non sono imballaggi e quindi non devono andare nella raccolta differenziata.
Parliamo di bioplastiche. I responsabili della Montello non sono contenti dei sacchetti compostabili. Spesso finiscono nella raccolta differenziata insieme alla plastica. E’ davvero un problema?
Sì. Se parliamo di bioplastica, ossia materiale biodegradabile e compostabile, lo dice la parola stessa, è utilizzabile solo per raccogliere l’umido e finire come compost. Se lo si butta nella plastica si crea un danno, perché oltre una certa soglia si rovina la qualità della plastica recuperata. I compostabili non vanno nella plastica e ne danneggiano il riciclo. Tant’è che abbiamo fatto un accordo con Assobioplastiche e Cic, Consorzio italiano compostatori, per il quale Corepla partecipa con 1,5 milioni per 2 anni, quindi 3 milioni in totale, per spiegare meglio ai cittadini il corretto uso dei sacchetti biodegradabili e compostabili.
Alla Montello dicono addirittura che fa meno danno il sacchetto di plastica nell'umido, che il sacchetto compostabile nella plastica, possibile?
Beh, questo forse lo diranno a Montello, ma se si parla con un compostatore non dirà così. Diciamo che nell'impianto di Montello riescono a separare il sacchetto della plastica nella lavorazione dell’umido, ma il bioshopper che finisce nella plastica non si riesce, quindi fa più danni.
Cambiamo argomento, come sta andando in generale la raccolta differenziata della plastica in Italia?
I dati nazionali continuano a registrare un aumento: + 11% nel 2013, + 8% nel 2014 e anche nel 2015 siamo intorno al +8%, ma i numeri esatti li avremo a gennaio. Nel 2014 sono state oltre 830.000 le tonnellate di imballaggi in plastica raccolti in modo differenziato e 467.000 le tonnellate riciclate. A questa cifra vanno aggiunti i quantitativi di imballaggi in plastica riciclati da operatori industriali indipendenti, provenienti dalle attività commerciali e industriali, pari a 323.000 tonnellate, per un riciclo complessivo di circa 780.000 ton. Se riuscissimo ad avviare anche nel nostro Sud raccolte differenziate di qualità, saremmo i migliori d’Europa; non ha senso che in Italia si raccolgano 3,5 kg pro-capite in Sicilia e 22 in Veneto. E se ci consentissero di fare la termovalorizzazione come nei paesi del Nord Europa - Germania, Svezia e altri - saremmo a “discarica zero” anche noi (attualmente il ricorso alla discarica per gli imballaggi in plastica è però solo dello 0,8% ed è in continua diminuzione). Perché sulla quota di riciclo, siamo già a livello delle eccellenze europee.
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