Clima, Silvestrini: "Calo delle emissioni Ue non è reale, bisogna tenere conto della CO2 importata"
Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, frena i facili entusiasmi e sottolinea: "Il calo delle emissioni del 23% tra 1990 e 2014 dei gas serra in realtà non tiene conto dell'import-export. Il calo reale è intorno al 7%"
21 October, 2015
I dati sulla riduzione delle emissioni di gas serra resi pubblici dall'Agenzia Europea dell'Ambiente hanno suscitato l'entusiasmo di numerosi esponenti dell'Ue. Il calo del 23% tra il 1990 e il 2014 è stato salutato da Miguel Arias Cañete, Commissario responsabile per l'Azione per il clima e l'energia, come “un segnale forte, a riprova del fatto che l'Europa rispetta i propri impegni e che le nostre politiche in materia di energia e clima stanno dando i loro frutti”.
Tuttavia Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, del portale QualEnergia e già direttore generale del Ministero dell’Ambiente, mette in guardia dall'usare toni trionfalistici evidenziando una questione poco dibattuta ma fondamentale. “Il dato del 23% sul calo delle emissioni, per altro con una forte accelerazione dal 2006 al 2014 del 14%, è interessante ma va ridimensionato perché non tiene conto di un altro dato, quello delle importazioni di CO2. Nel 2014 c'è stato un aumento del carbonio in ingresso in Europa dovuto all'import-export di materiali, pari ad un miliardo di tonnellate. Considerando questa cifra, la riduzione reale delle emissioni dal 1990 ad oggi dovrebbe essere intorno al 7%. Una differenza notevole”.
Della questione si parla da tempo. Nel 2013 ad esempio, secondo i dati pubblicati dal Committee on Climate Change britannico, le emissioni del Regno Unito degli ultimi 20 anni erano calate del 20%. Tenendo conto della CO2 incorporata nei prodotti importati si vedeva però che la carbon footprint britannica in realtà era cresciuta del 10%.
Per tornare ai risultati dello studio appena pubblicato dall'Agenzia Europea, Silvestrini fa notare come "nell'edilizia la riduzione delle emissioni sia stata modesta mentre
nell'industria, grazie ad un mix di delocalizzazione ed efficienza, il
calo è stato significativo: tra il 2000 e il 2012 c'è stata una
riduzione delle emissioni del 27%." “Tutto ciò induce ad una riflessione – aggiunge - ovvero che in futuro bisognerà considerare le importazioni di CO2 sul lungo periodo così da avere dei dati completi. Ciononostante mi sento di dire che l'Europa è stata brava. E lo è stata in particolare per le energie rinnovabili, soprattutto fotovoltaico ed eolico, ambito in cui i target fissati hanno permesso una produzione su larga scala che ha determinato un abbassamento dei prezzi molto significativo. Stiamo parlando del 75% dal 2009 ad oggi. Se oggi il mondo corre sulle rinnovabili, in alcuni paesi anche senza incentivi, lo si deve anche all'impegno dell'Europa”.