Ecosistema Urbano, Legambiente: “Torino è ferma”
“Un miglioramento di sole due posizione implica che si è fatto troppo poco”. Intervista a Federico Vozza – Vice Presidente di Legambiente Piemonte e Val d'Aosta – per una analisi sui dati del Rapporto Ecosistemi Urbani
28 October, 2015
Con la pubblicazione del Rapporto Ecositemi Urbani, la ricerca di Legambiente realizzata in collaborazione con l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, abbiamo sentito Federico Vozza – Vice Presidente di Legambiente Piemonte e Val d'Aosta – per una analisi a tutto tondo sui dati relativi alla città di Torino.
Alla luce dei dati diffusi dall'ultimo Rapporto Ecosistemi Urbani la città di Torino come ne esce?
Come tutte le città italiane anche la situazione di Torino è statica. Ci sono dei minimi segnali di miglioramento, infatti la città dall'86° posto è salita all'84°. Un miglioramento di sole due posizione implica che si è fatto troppo poco, la città è ferma.
In quali parametri è migliorata la città?
Dall'analisi dei dati si evince un miglioramento per quanto riguarda la qualità dell'aria e la produzione di energia solare sulle strutture pubbliche. Nel rapporto i dati relativi alla qualità dell'aria sono tra i più importanti, infatti su diciotto parametri analizzati ben tre si concentrano sull'aria.
La rilevazione della concentrazione di polveri sottili (PM10) conferma il lieve miglioramento ma se si considerano i superamenti annui del limite dei 50 μg/m3 la città è la seconda peggiore d'Italia con 94 giorni di sforamento, dove la normativa europea e italiana non permette il superamento dei 35 giorni di sforamento.
Stesso discorso vale per l'inquinamento da ozono (O3) e biossido di azoto (NO2), inoltre per il biossido di azoto la situazione è la stessa delle PM10, infatti Torino è la seconda in Italia che fa registrare valori medi oltre i 50 μg/m3 dove il Valore Limite annuale per la protezione della salute umana è di 40 μg/m3.
Altri dati, in lieve miglioramento, sono quelli relativi alle isole pedonali e alle piste ciclabili. Ma l'aumento è quasi impercettibile, infatti, per quanto riguarda le isole pedonali, dai 0,49 mq per abitante del 2013 si è passati ai 0,5 mq nel 2014. Stesso discorso per le piste ciclabili che dai 4,32 m_equiv/100ab (indice che misura i metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti) si è passati ai 4,58. Troppo poco.
In quali parametri invece è peggiorata?
Sicuramente i rifiuti. Sia la produzione di rifiuti pro capite che la raccolta differenziata sono ferme rispettivamente a 484 kg/abitante e al 42,7%. Dati scoraggianti se si pensa che Torino è stata per anni la città più virtuosa in assoluto tra le grandi città italiane.
Un discorso particolare va fatto sulla mobilità. Osservando i dati c'è stata una ottima performance sul trasporto pubblico per quanto riguarda il numero di viaggi per abitante, che sono aumentati da 160 a 204. Questo buon risultato, perché è davvero un buon risultato, non nasce però da politiche volte a favorire il trasporto pubblico e la mobilità nuova a discapito dell'automobile, ma è solo frutto della reazione dei cittadini alla crisi. Perché se si osservano gli altri parametri relativi ai trasporti, come per esempio il dato relativo all'offerta, in chilometri, di trasporto pubblico per abitante, quest'ultima si è ridotta di ben 2 km. In parole povere, considerando tutti i parametri relativi al trasporto, tasso di motorizzazione, modal share e incidentalità stradale, la città non è risuscita a sfruttare il momento favorevole per invertire le sue scelte, puntando su una mobilità nuova, che avrebbe portato sicuramente benefici immediati e tangibili sulla qualità dell'aria.
Qualche suggerimento per il futuro?
In primis estendere la raccolta porta a porta dei rifiuti a tutta la città, perché a regime è l'unica metodologia vincente, che permette altissime percentuali di raccolta differenziata, il recupero e il riciclo di quantità davvero importanti di materiali che altrimenti andrebbero incenerite o finirebbero in discarica.
E poi la mobilità. Come sappiamo il trasporto su gomma genera il 90% dell'inquinamento atmosferico cittadino, quindi l'unica via d'uscita è insistere e investire in trasporto pubblico, istituire un'Area C anche a Torino, iniziativa già proposta da Legambiente, creare nuove piste ciclabili che siano davvero una alternativa valida all'uso dell'auto di proprietà con percorsi studiati e mirati, l'istituzione di nuove e più vaste Zone 30. In pratica, politiche virtuose che generino non solo risultati numerici, ma un cambiamento culturale vero e proprio, politiche che abbiano a cuore la salute dei cittadini.
Non è stata fatta nessuna scelta importante, la nostra paura è che la classe politica non faccia scelte coraggiose perché giudicate impopolari, ma questo è un errore, anzi un errore strategico. Perché in realtà nei cittadini c'è più consapevolezza e attenzione alle politiche ambientali, perché la società è cambiata.