Partiamo dai rifiuti per sostenere la Low Carbon Economy
Un rapporto commissionato da Zero Waste Europe evidenzia come una migliore gestione della spazzatura potrebbe contribuire molto alla riduzione dei gas serra
07 November, 2015
Una buona gestione dei rifiuti può dare un valido contributo alla Low Carbon Economy. Un rapporto commissionato da Zero Waste Europe in partnership con Zero Waaste France e ACR+, evidenzia come sia importante ridurre la quantità di spazzatura prodotta al fine di ridurre le emissioni di gas serra. Di seguito, la traduzione dei punti salienti di questo documento.
Qualcuno sostiene, considerando i rapporti relativi alle emissioni di gas serra (GHG), che la gestione dei rifiuti sia responsabile soltanto di una parte limitata delle emissioni di GHG in Europa. Il rapporto delle emissioni GHG dell’EU-28 del 2012 ci dice infatti che il settore “rifiuti” contribuisce soltanto per il 3 % delle emissioni totali GHG (i gas serra responsabili del cambiamento climatico globale). Queste piccole percentuali potrebbero far pensare che il contributo dei rifiuti nella riduzione delle emissioni GHG nell’Unione Europea e nel mondo sia poca cosa. Eppure, diverse ricerche indicano che il contributo potenziale all'abbattimento dei GHG di una corretta gestione dei rifiuti potrebbe essere molto maggiore di quanto oggi viene indicato nella sezione "rifiuti" dell'inventario sulle emissioni dai gas serra stilato dall’UNFCCCC (la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite). Questi studi indicano che una migliorata gestione dei rifiuti porterebbe a un notevole abbassamento delle emissioni (nell'ordine di 150-200 milioni di tonnellate di CO2).
Gli inventari stilati dai singoli paesi sono basati su attività che hanno luogo al loro interno. Bisognerebbe però considerare che materie prime e secondarie sono oggetto di commercio in lungo e in largo, e le attività legate alla gestione e alla riduzione dei rifiuti e al riciclaggio di questi materiali varia a seconda che un paese importi materie prime o che sia un produttore di materie prime. Nel primo caso, la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti avranno un impatto limitato. Nel secondo caso, l’impatto sarà assai più significativo. Le attività intraprese a livello nazionale nell’ottica di risolvere un problema che invece è globale potrebbero sortire scarsi risultati o, addirittura, essere controproducenti. Per questi motivi, l’esortazione rivolta ai politici inserita all’interno dell’IPCC Assessment Report di portare avanti politiche di gestione dei rifiuti nell’ottica del cambiamento climatico sembra non essere stata ascoltata. In realtà, questo rapporto non ha dimostrato il motivo per il quale un paese dovrebbe considerare la gestione dei rifiuti nell’ottica dei cambiamenti climatici. Al contrario, negli inventari UNFCC e IPCC il modo in cui una migliore gestione dei rifiuti sarebbe potenzialmente positiva è appena accennato.
Le indicazioni date dall’IPCC su come stilare gli inventari è stata interpretata erroneamente. Sono stati presi in considerazione approcci alternativi alla gestione dei rifiuti ma le emissioni di CO2 che non sono di origine fossile sono state ignorate. Negli inventari UNFCCC, il contributo della CO2 biogenica al cambiamento climatico è sottostimato. Esistono differenze significative nel modo in cui le emissioni biogeniche di CO2 sono generate durante diversi processi di trattamento. Là dove sono coinvolte le discariche, il metano che è “catturato” viene convertito in CO2, e parte del metano che non viene “catturato” talvolta si ossida nel sito della discarica. Queste emissioni possono protrarsi per un lungo periodo di tempo. Se lo stesso rifiuto viene, per esempio, bruciato, allora le emissioni di CO2 avvengono immediatamente. Questi processi hanno lugo in periodi di tempo differenti. La velocità delle emissioni dovrebbe essere considerata, dato che potrebbe avere delle implicazioni sul modo in cui vengono inglobate nella crescita della biomassa.
E1.0 Scoperte chiave
La nostra ricerca indica che cambiare la gestione dei rifiuti può generare significativi benefici per il clima. Soprattutto, sarebbe importante ridurre la quantità di rifiuti e riciclare, in particolare i materiali secchi. I benefici derivanti dal trattamento dei rifiuti biologici come il compostaggio o la digestione anaerobica sono meno sostanziali rispetto a quelli derivanti da riclaggio dei materiali secchi e i benefici della riduzione dei rifiuti sono assai rilevanti. Il riciclaggio dei rifiuti alimentari può portare, nel privato e nel pubblico, a una maggiore consapevolezza di quello che viene gettato via (con un conseguente effetto preventivo) e quindi i benefici derivanti da questo approccio possono essere considerati superiori.
I rifiuti residuali che non possono essere riciclati contribuiscono a innalzare le emissioni che causano i cambiamenti climatici. Gli effetti positivi dello spostare i rifiuti dalla discarica all’inceneritore sono minimi. In più, i sistemi energeticii decarbonizzano, e così l’impatto benefico del processo determinato dalla quantità di energia prodotta tende a diminuire. Siccome sembra improbabile che il cambiamento climatico possa essere fermato senza una decarbonizzazione delle fonti di energia, tecnologie come gli inceneritori sono destinati a diventare meno allettanti nel tempo.
Guardando avanti e riflettendo sui risultati raggiunti, appare chiaro che una strategia che limiti i cambiamenti climatici e coinvolga i rifiuti debba implicare il fatto che i materiali siano continuamente riciclati lungo il corso dell’economia e che la perdita di materiali nel processo di trattamento dei rifiuti venga resa minima. Dal punto di vista energetico, questo significherà conservare l’energia e le emissioni a essa collegata, all’interno dei materiali, piuttosto che cercare di generare energia da questi materiali.
I diversi possibili scenari sono indicati nella figura E – 4. Essi indicano chiaramente che:
1. L’effetto dominante è associato alle emissioni derivanti dalla produzione di materiali destinati a diventare rifiuti e questo dimostra il valore di ridurre i materiali di consumo.
2. Anche gli effetti del riciclaggio sono forti e aiutano a ridurre le emissioni associate al sistema.
3. La gestione dei rifiuti come rifiuti residuali non riciclabili danneggia l’equilibrio climatico. Non c’è molta differenza tra la discarica e l’inceneritore.
A livelli più alti di riciclaggio in contesti di consumo elevati, i benefici sostanziali associati con il riciclaggio sono evidenti, ma questo non basta a compensare l’impatto delle emissioni derivanti da livelli di consumo elevati.
In Europa, nella maggior parte dei casi, la politica si sta muovendo nella direzione giusta. Il fallimento della proposta di legge che era parte del pacchetto della cosiddetta Economia Circolare è stato scoraggiante, ma la promessa di iniziative più ambiziose fa sperare in un futuro migliore. Restano, comunque, alcuni messaggi contradditori, in parte derivati dal fatto che la parte biodegradabile dei rifiuti viene considerata una fonte di energia rinnovabile. E questo comporta l’avanzare di misure che incentivano il progetto di generare energia dai rifiuti.
In più, le istituzioni europee continuoano a misurare il successo o il fallimento nella gestione dei rifiuti di un Paese in base alle quantità inviate in discarica. Il focus non dovrebbe essere su quanti rifiuti finiscono in discarica. I provvedimenti più appropriati dovrebbero rendere il trattamento dei rifiuti residuali meno attraente rispetto al riciclaggio e alla prevenzione della creazione di rifiuti, attraverso misure fiscali.
E.2.0 Consigli
Al fine di assicurare che la prevenzione e la gestione dei rifiuti sia oggetto delle dovuta attenzione nell’ottica del cambiamento climatico, diamo i seguenti consigli:
1. Le politiche dei rifiuti dovrebbero essere progettate per gestire la spazzatura ai suoi livelli più elevati (per esempio dal riciclaggio o più su). In generale, le politiche sui rifiuti che si occupano dei rifiuti fin dall’inizio del loro ciclo produttivo avranno più successo a creare effetti benefici per il cambiamento climatico. Stabilire le priorità nella gestione dei rifiuti aiuta la creazione di una gestione sostenibile: la prevenzione dei rifiuti porta ai benefici maggiori insieme alle opzioni legate al riciclo, soprattutto dei materiali secchi. Le priorità indicano anche il modo in cui i rifiuti rimanenti devono essere gestiti. Nell’Unione Europea l’incenerimento è giudicato positivo se collegato all’efficienza energetica. E questo nonostante spostare la spazzatura dalla discarica all’inceneritore comporta dei benefici limitati per i cambiamenti climatici e può addirittura aumentare le emissioni là dove le fonti di energia diventano decarbonizzate.
2. Gli indicatori della gestione dei rifiuti invece di chiedersi “quanti rifiuti arrivano alla discarica?” dovrebbero domandarsi “quanti rifiuti residuali non riciclabili vengono generati?”. Uno degli indicatori chiave utilizzato da DG Environment, Eurostat e EEA per stabilire la performance della gestione dei rifiuti si fonda sulla quantità di rifiuti che raggiungono la discarica, minore la spazzatura che arriva in discarica, migliore è la performance. Questo sarebbe un indicatore utile se fosse vero che le discariche sono peggiori di altre opzioni. Ma non è vero. Il mancato arrivo in discarica può portare a strategie e risultati differenti e, all’interno della UE, ci sono paesi con tassi di invio in discarica bassi, altri con alti livelli di riciclaggio, alcuni con bassi livelli di incenerimento e altri ancora che vivono situazioni opposte. Le analisi nella figura E -2 mostrano che la prevenzione nella creazione dei rifiuti e il riciclaggio sortiscono gli effetti maggiori nell’influenzare positivamente il cambiamento climatico. Focalizzarsi sui rifiuti residuali non riciclabili aiuterebbe gli stati membri a non concentrarsi sul trattamento dei rifiuti residuali non riciclabili e di spostare la loro attenzione sulle priorità nella gestione dei rifiuti.
3. La diffusione di divieti generalizzati relativi al portare rifiuti in discarica dovrebbe essere limitata. Il focus dovrebbe essere spostate sui provvedimenti per incoraggiare la separazione dei rifiuti per il riciclo e il riutilizzo. Con il termine “rifiuti residuali” intendiamo i rifiuti che restano dopo la differenziazione per il riciclaggio che avviene nelle case e nelle industrie.
Collegato al consiglio qui sopra, i divieti di invio in discarica potrebbero avere anche degli effetti controproducenti nel momento in cui sono applicati e anche quando vengono rafforzati perché è necessario che ci esistano trattamenti e procedimenti alternativi alla discarica che siano in grado di assicurare che tutti i rifiuti residuali siano gestiti. E questo potrebbe condurre a una situazione in cui la strategia dei rifiuti di un paese includa un basso tasso di riciclaggio.
Le politiche dovrebbero condurre in modo positivo verso la cima della gerarchia dei rifiuti, senza limitarsi a porre divieti nelle file più basse della gerarchia.
4. Gli stati membri dovrebbero riconsiderare il sostegno dato ai meccanismi per l’energia rinnovabile. In particolare, dovrebbero togliere immediatamente il loro sostegno a tutte le forme di energia derivanti dai rifiuti residuali. Dal momento che parte dello scopo di sviluppare fonti di energia rinnovabile è quello di limitare il cambiamento climatico, è controproducente sostenere i sistemi che contribuiscono a modificare il clima. Man mano che i Paesi diventano più bravi nella prevenzione, nel riutilizzo e nel riciclaggio dei materiali, verrà generata una quantità di rifiuti residuali sempre minore. Sostenere che i rifiuti residuali potrebbero essere una fonte di energia “rinnovabile” significa portare troppo in là il concetto di “rinnovabile”.
5. Sarebbe sensato smettere di incentivare l’utilizzo diretto di biomasse derivanti della coltivazione per generare energia rinnovabile e combustibili rinnovabili. In un mondo dove la pressione sull’utilizzo della terrà è destinata a crescere, utilizzare le biomasse direttamente per produrre energia là dove la terra è usata per coltivare cibo è discutibile. Solo quando li materiale di scarto “fuoriesce” dal sistema, o quando i rifiuti alimentari sono stati digeriti possono essere utilizzati per produrre energia. Oggi, l’utilizzo di biomasse primarie per produrre energia e carburante è ampiamente incentivato. Questa è una cattiva allocazione delle risorse, risultante da perversi incentivi economici.
6. Occorre considerare come rendere la gestione dei rifiuti parte integrante delle politiche Europee per fermare i cambiamenti climatici. Si potrebbero integrare all’EU-ETS.
7. A breve termine e in assenza di inventari basati sul consumo, sarebbe di aiuto includere un addendum alla sezione “rifiuti” dell’inventario UNFCCC che includa gli effetti stimati del riciclaggio e, nel capitolo relativo all’industria, indaghi fino a che punto le industrie utilizzano materiali riciclati.
8. Occorre riconoscere che il modo in cui le emissioni GHG causate dall’agricoltura e dall’utilizzo della terra vengono registrate deve essere modificato. Gli inventari dovrebbero includere le emissioni biogeniche di CO2 provenienti dalla combustione almeno fino a quando i sistemi di registrazione nei diversi paesi si siano tutti allineati.
9. Tutti gli studi comparativi sui trattamenti dei rifiuti dovrebbero incorporare le emissioni di CO2 provenienti da fonti non fossili. È un errore pensare che la “CO2 proveniente da fonti non fossili non abbia importanza”.
10. Alla lunga, sarebbe preferibile compilare degli inventari basati sul consumo. Molti autori sostengono che gli inventari basati sui consumi di un paesi siano migliori dell’approccio attuale, che prevede che le emissioni siano registrate in base alla produzione.
11. I fondi regionali (e i fondi provenienti da istituti finanziari internazionali) destinati alla gestione dei rifiuti devono urgentemente essere riconsiderati e ripianificati. La gestione del capitale destinato alla gestione dei rifiuti tende a prendere in considerazione il fondo della gerarchia dei rifiuti piuttosto che i livelli più alti. Le diverse organizzazioni considerano il dispiego di capitali come indicatore principale del successo di un’iniziativa. In realtà, i fondi regionali e internazionali hanno bisogno di modelli innovativi per facilitare i progetti di prevenzione, riutilizzo, riparazione e riciclaggio piuttosto che incentivare i trattamenti dei rifiuti residuali. La mancanza di innovazione è davvero scoraggiante così come lo sono i risultati limitati raggiunti da questi progetti.
La riduzione e la corretta gestione dei rifiuti riveste un ruolo fondamentale nella prevenzione delle emissioni GHG ma è stata molto sottostimata. Le attuali linee guida per la preparazione degli inventari sono utili per scopi specifici, ma oscurano il ruolo potenziale che può essere giocato da una migliore gestione dei rifiuti e delle risorse. Invece di concentrarsi sui rifiuti come fonte potenziale di energia rinnovabile, il focus deve essere posizionato su come conservare l’energia presente nei materiali e nei prodotti, e a come ridurre la quantità dei rifiuti.
Per leggere il documento originale in inglese seguite questo link: http://www.zerowasteeurope.eu/downloads/the-potential-contribution-of-waste-management-to-a-low-carb...
Traduzione di Laura Tajoli