#BICIttadini, anche i bambini scoprono com’è strano pedalare a Milano
Il progetto #BICIttadini ha seminato bene, anche se dal monitoraggio degli 800 bambini coinvolti l'atteggiamento verso la bicicletta diviene più critico. "Si è creato un embrione di futuri ciclisti, ma consapevoli dei rischi"
25 November, 2015
di Stefano D'Adda
Lunedì 23 novembre sono stati presentati a Milano, presso la Fondazione Cariplo, i risultati di #BICIttadini, il progetto pilota a cura di AMAT (Agenzia Mobilità Ambiente Territorio), FIAB Milano Ciclobby e Università degli Studi di Milano-Bicocca, finanziato dalla Fondazione Cariplo, che ha cercato di promuovere l’uso della bicicletta nei tragitti casa-scuola presso bambini delle classi quarte e quinte della primaria e classi prime e seconde della secondaria di primo grado, durante l’anno scolastico 2013-14. #BICIttadini ha operato facendo inoltre "scoprire" due itinerari ciclabili di Milano per andare a scuola, Corso Lodi - Chiaravalle a sud e Piazza Maciachini - Parco Nord a nord.
#BICIttadini è stato sì un esperimento ("un progetto pilota, non ci aspettavamo certo di rivoluzionare la ciclabilità e ora dobbiamo fare il salto di scala, con l’aiuto di cittadini e associazioni”, ha premesso Maria Berrini, amministratrice unica di AMAT), ma molto articolato, che ha cercato di coinvolgere non solo gli studenti, ma anche i docenti e i genitori, promuovendo la mobilità ciclistica in tutti i suoi aspetti: sostenibilità ambientale della bicicletta, uso e manutenzione del mezzo, rispetto del Codice della Strada e consapevolezza dei rischi.
Questi i numeri finali del progetto, illustrati in Fondazione Cariplo da Valerio Montieri e Silvia Malaguti di Ciclobby, coordinatori del progetto e delle attività nelle scuole:
10 scuole, per 35 classi, 800 studenti, 400 genitori e 57 insegnanti coinvolti;
25 collaboratori, 248 ore di lezione, 124 multe morali distribuite;
1200 biciclette utilizzate, 74 camere d’aria riparate, 775 caschetti e 530 pettorine regalate;
2 itinerari, 16 gite con i genitori, 7600 km percorsi, 836 kg di Co2 risparmiata.
Inoltre tutte le scuole coinvolte sono state dotate alla fine di rastrelliere bici.
I protagonisti di #BICIttadini ci hanno però tenuto molto a monitorare scientificamente i risultati effettivi del progetto – come ha precisato Elena Jachia, direttrice Area Ambiente di Fondazione Cariplo – affidando il lavoro a sociologhi e ricercatori universitari. Gianluca Argentin (Università Cattolica del Sacro Cuore), Matteo Colleoni e Flavio Pellegrinuzzi (Università degli Studi di Milano-Bicocca) hanno in sostanza valutato gli effetti delle ore di formazione sulla mobilità ciclistica confrontando gli studenti “formati” con quelli no, delle stesse scuole. Effetti a breve e medio periodo per vedere se gli indubbi miglioramenti iniziali, permangano nel tempo. Inoltre i questionari del monitoraggio hanno incluso anche gli studenti delle scuole vicine, non coinvolte da #BICIttadini, per un totale di circa duemila giovanissimi intervistati.
E
dai risultati è arrivata una sorpresa apparentemente negativa, che però va
interpretata correttamente.
Se per gli alunni formati l’”effetto conoscenza” (riguardo fattori quali le componenti e la manutenzione della bicicletta, la segnaletica, il comportamento corretto in strada e l'acquisita conoscenza delle piste ciclabili nella loro zona) è indiscutibile, sul medio periodo tutto il lavoro svolto con i giovanissimi non sembra avere migliorato i loro “atteggiamenti e comportamenti” verso la bicicletta, come mezzo ideale per andare a scuola. Anzi, l’ha quasi peggiorato, nel senso che i bambini “formati”, nel medio periodo iniziano a vedere la bicicletta come un mezzo più problematico (soprattutto più pericoloso) di quello che suggeriva la loro immaginazione. Si sono resi più conto, ad esempio, del traffico, dell’inquinamento acustico e dell’aria di Milano, causati dalle automobili.
In altre parole, la formazione aumenta sicuramente il “saper fare” (le competenze) dei bambini, ma anche la loro consapevolezza, e quindi gli atteggiamenti critici verso il mezzo.
La chiave di lettura più positiva di #BICIttadini, che comunque è quella data anche dai ricercatori universitari, e riassunta da Matteo Colleoni (Dipartimento di sociologia e ricerca sociale della Milano-Bicocca e coordinatore del monitoraggio), è che questi bambini ora sono più consapevoli, conoscono i fastidi, i problemi e i pericoli dell’andare in bicicletta a Milano. Quindi, complici anche le confermate preoccupazioni dei loro genitori, ora la “temono un po’ di più”. Ma, assicurano i sociologhi, i risultati positivi arriveranno a lunga distanza, quando non saranno più bambini ma adolescenti e giovani.
Questo perché, è stato spiegato, le “scelte modali”, ossia quelle sui mezzi utilizzati per muoversi in città, sono innanzitutto basate sulle abitudini, in questo caso soprattutto le abitudini dei genitori: abitudini che difficilmente si cambiano per una scelta razionale (so che la bici è salutare, non inquina, è un mezzo più intelligente), ma solo nel lungo periodo e dopo diverse sollecitazioni ed esempi. “Per vedere i risultati bisogna aspettare un po’ di tempo – ha concluso Colleoni - perché le abitudini cambiano solo nel tempo ed è opportuno che questi progetti abbiano una replica, una formazione bis. Inoltre, per essere efficace la formazione deve presidiare i momenti cruciali del bambino, presidiare i “riti di passaggio”, come tra le primarie e le secondarie di primo grado, o tra le secondarie di primo e secondo grado. Inoltre vanno create delle “comunità di pratica” della formazione effettuata. Gli effetti si vedranno nel lungo periodo”.
Come ha ricordato ancora Maria Berrini di AMAT, "abbiamo creato un embrione di futuri ciclisti, ma consapevoli dei rischi”.
Quindi, non buttiamoci giù (dal sellino).
Il Quaderno della Fondazione Cariplo con risultati e monitoraggio di #BICIttadini
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