Rifiuti e clima: incenerimento e compostaggio a confronto
Incenerimento e compostaggio dal punto di vista delle emissioni climalteranti. De Lauretis (Ispra): “Per fare un bilancio ambientale delle due modalità di trattamento occorre fare altre valutazioni ambientali che non sono strettamente legate alla CO2”
26 November, 2015
di Giuseppe Iasparra
Limitare un bilancio ambientale alle sole emissioni di gas serra a volte può produrre risultati all’apparenza “sorprendenti”, come nel caso dei rifiuti. Abbiamo deciso di mettere a confronto incenerimento e compostaggio per capire quale fosse la strada più sostenibile, in termini di impronta climatica, per il trattamento del rifiuto organico. Prendendo la stessa quantità di materiale trattato e mettendo a confronto in termini di emissioni di CO2 equivalente incenerimento e compostaggio, la sfida vedrebbe vincere il primo metodo, come evidenziato dai dati dell’inventario delle emissioni: 31,3 Kg di CO2 equivalente per tonnellata di rifiuto organico per l’incenerimento rispetto a 60,3 per il compostaggio (per quel che riguarda la discarica le emissioni sono pari a più di 1000 kg per tonnellata di rifiuto organico che va in discarica).
“Prendere in esame solo la CO2eq è troppo riduttivo per un confronto tra incenerimento e compostaggio” sottolinea Riccardo De Lauretis di Ispra. “Per fare un bilancio ambientale delle due modalità di trattamento occorre fare altre valutazioni ambientali che non sono strettamente legate alla CO2. Nel caso degli inceneritori, bisogna fare i conti con altre emissioni potenzialmente nocive (diossine, IPA ma anche composti organici volatili, ossidi di azoto e di zolfo) che sono legate al processo di combustione. Emissioni, che nel caso del compostaggio non sono rilevanti”.
“Non esistono poi inceneritori con recupero energetico che bruciano solo rifiuto organico. Questo materiale è solo una componente del totale, essendo l’organico un tipo di rifiuto poco energetico. Se un inceneritore avesse materiale poco energetico non sarebbe competitivo. Se ci fosse solo organico, avrebbe bisogno di legna per la combustione, ma non sarebbe più un impianto di incenerimento”.
“La valutazione ambientale - ricapitola De Lauretis - deve tener conto delle altre sostanze inquinanti in aria, nell’acqua e del suolo. Ma anche dei vantaggi nell’intero ciclo, come nel caso del compost. Questo fertilizzante va a sostituire i prodotti chimici con benefici in termini di qualità e sostenibilità delle produzioni agricole. Occorre quindi analizzare tutto il ciclo di vita del prodotto”. “Tutto queste valutazioni, inoltre, sono state fatte senza tener conto dei fattori economici che vedono l’incentivazione di alcuni metodi rispetto ad altri. Per tutti questi motivi - ha concluso De Lauretis - la scelta delle modalità di gestione delle diverse frazioni merceologiche (tipologie di rifiuto) va effettuata considerando quella che meglio si adatta al contesto territoriale e produttivo”.
I
vantaggi ambientali e agronomici del compost
Come sottolineato dall'Ispra, una valutazione complessiva deve tener conto di tutti i vantaggi che una buona pratica determina dal punto di vista ambientale. La pensa così anche il Consorzio Italiano Compostatori che più volte ha ribadito il ruolo fondamentale svolto dal compost sia in funzione ecologica che agronomica.
L’impiego
del compost, sottolinea il CIC, ha la funzione di migliorare la
qualità del suolo, consentendo di conservarne nel lungo periodo la
fertilità, il suo stato strutturale, la capacità di assorbire e
rilasciare acqua e di trattenere gli elementi nutritivi in forma
facilmente assimilabile da parte della pianta, promuovendo tutte le
attività biologiche del suolo. L'utilizzo del compost, inoltre,
permette di evitare l'impiego di altri prodotti, a volte importati
dall'estero, con vantaggi anche in termini economici: si stima un
minor costo complessivo per l’approvvigionamento di torbe e concimi
minerali di circa 25-30 milioni di €.
Il
CIC, infine, ricorda i vantaggi ambientali derivanti dalla raccolta
dell'umido e dal compostaggio nel nostro Paese, anche in funzione
climatica. “Al netto degli sprechi alimentari, che dovrebbero
diminuire soprattutto nelle filiere alimentari, raccogliere l'umido e
trasformarlo in compost permette di risparmiare 1,4 Milioni di
tonnellate di CO2 equivalente/anno rispetto all'invio in discarica”
ha evidenziato Massimo Centemero, direttore del CIC. “Nell'ipotesi
di un target europeo di un dimezzamento delle emissioni al 2030 si
tradurrebbe per l’Italia in una riduzione di 100 Milioni di
tonnellate di CO2 eq in sedici anni a un ritmo di circa 6 Mt in meno
ogni anno. Il contributo della raccolta e del trattamento
dell'organico – conclude Centemero - è quindi molto significativo
in termini emissioni evitate”.