Adattamento al cambiamento climatico, Piemonte e Sardegna firmano il protocollo Under 2 Mou
Il documento è finalizzato a promuovere l’impegno dei territori nella riduzione delle emissioni globali climalteranti dall’80 al 90 per cento (rispetto ai valori del 1990), oppure sotto due tonnellate pro-capite entro il 2050
26 November, 2015
Dopo l'Emilia Romagna, la Basilicata e la Lombardia, anche la Regione Sardegna e la Regione Piemonte aderiscono al protocollo Under 2 Mou , un accordo strategico internazionale finalizzato alla riduzione dei gas serra e ad adottare strategie per l’adattamento al cambiamento climatico. Il documento nasce dalla collaborazione tra lo Stato della California e la Regione tedesca del Baden-Württemberg ed è finalizzato a promuovere l’impegno dei territori nella riduzione delle emissioni globali climalteranti dall’80 al 90 per cento rispetto ai valori del 1990, oppure sotto due tonnellate pro-capite entro il 2050.
“Il protocollo siglato oggi è di rilevanza strategica per un’isola ben conscia della vulnerabilità di certi territori rispetto ai cambiamenti climatici”, commenta l’Assessora della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano. “Oltre a essere un fondamentale contributo della Regione in vista della prossima Conferenza mondiale sul clima di Parigi, testimonia che la Sardegna sui grandi temi è perfettamente connessa con chi, nel mondo, intende mettere sul tavolo le migliori pratiche. I firmatari si impegnano infatti a per un’azione finalmente globale nella lotta ai cambiamenti climatici e nelle riduzioni delle emissioni, che includa il monitoraggio e un ventaglio delle azioni di contrasto”.
Non è chiaro se il protocollo riguardi anche le emissioni del comparto industriale, che in Sardegna raggiungono vette altissime, come nel caso della Saras di Sarroch, che con le sue 5,9 milioni di tonnellate di CO2 emesse ogni anno (dati di Legambiente) rappresenta il maggior emettitore nell'isola di gas ad effetto serra. In Italia fanno peggio soltanto le centrali termoelettriche di Taranto (7,4 milioni di tonnellate emesse nel 2012), Torrevaldaliga-Civitavecchia (10 mln) e Brindisi Sud (12,2 mln)". Secondo Legambiente, tra gli impianti industriali più inquinanti del paese la Saras risulta al primo posto in Italia per le emissioni in atmosfera di Cromo e Nichel; ai primi posti per le emissioni di PM10 e al settimo posto per le emissioni di ossidi di zolfo. Infine l'inquinamento acustico che il polo industriale procura, in maniera continua, nell'area circostante.
L'assessora Spano ha inoltre partecipato ai lavori della conferenza intitolata "Under 2° C Global Climate Leadership" e ha sottolineato l'impegno della Regione a livello nazionale: "La Sardegna sta svolgendo un delicato ruolo di coordinamento sul piano nazionale attraverso il Tavolo interregionale sulla Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, con l'obiettivo di definire piani di adattamento coerenti con la Strategia nazionale. Stiamo raccogliendo gli indirizzi dell'Italia in vista di COP21 e si lavora per cercare di definire, entro la fine del 2016, gli elementi e i metodi necessari alla elaborazione del piano per l'adattamento ai cambiamenti climatici, un vero e proprio strumento di governance che permetterà di individuare gli interventi per ridurre al minimo i rischi e gli impatti sulla popolazione, i beni materiali e le risorse naturali e cogliere le eventuali opportunità determinate dai cambiamenti climatici".
Ecco invece il comunicato della Regione Piemonte:
La Regione aderisce al protocollo Under 2 Mou tra i governi sub-nazionali e pertanto si impegna a ridurre di almeno l’80% le emissioni di gas serra entro il 2050. La carta di impegni è stata firmata dagli assessori all’Ambiente, Alberto Valmaggia, alle Attività produttive, Giuseppina De Santis, ai Trasporti, Francesco Balocco, e all’Agricoltura, Giorgio Ferrero.
Il taglio del 30% degli ossidi d'azoto per il 2030 è possibile agendo su traffico veicolare, riscaldamento domestico, impianti industriali, tecniche agricole. Prevista anche la riqualificazione energetica degli edifici costruiti tra gli anni '60 e '90. Per il traffico veicolare il traguardo è incentivare l'utilizzo di mezzi ad emissione zero, mentre sul comparto industriale la politica regionale punta a promuovere le migliori tecnologie Bat (Best Available Technique) ai nuovi stabilimenti. In materia energetica gli obiettivi sono stati definiti dal “burden sharing” del 2012, che si prefiggeva per il 2020 di soddisfare il 15,1% del consumo lordo finale con energia prodotta da fonti rinnovabili. Ora la Regione intende aumentare il valore al 15,6% tramite interventi di efficienza energetica nei settori residenziale e terziario, industria e trasporti, in modo da portare ad una riduzione di 335mila tonnellate di petrolio equivalente.
“Come istituzione - ha sottolineato Valmaggia - era importante aderire. Il cambiamento climatico porta con sé rischi globali per l'ambiente e l'economia, perché colpisce la salute delle persone, aumenta i fenomeni meteorologici estremi, minaccia le risorse naturali e determina anche la forte migrazione delle popolazioni. In quest'ottica stiamo lavorando alla costruzione di un nuovo Piano regionale della qualità dell'aria, in quanto l'inquinamento atmosferico è una delle maggiori cause dell'aumento della temperatura. Per la sua elaborazione abbiamo chiesto l'aiuto dei cittadini, che hanno potuto rispondere ad un questionario on line per fornire suggerimenti e formulare proposte”. Per l’assessore Balocco “è necessario incentivare forme di mobilità sostenibile, come la bicicletta, puntare sul trasporto su ferro rendendolo più capillare ed efficiente, e lavorare per potenziare le infrastrutture ferroviarie”, mentre l’assessore De Santis ha messo l’accento sul fatto che “il piano energetico regionale punta sull’efficientamento energetico e sulla riduzione delle emissioni, e introduce il principio della premialità per le imprese che fanno investimenti green”. Sull’adesione al protocollo la Regione Piemonte ha realizzato un video promozionale.
Fare i conti con i cambiamenti climatici è del resto un impegno che non si può più rinviare, come illustrato da Renata Pelosini di Arpa Piemonte nel corso della conferenza precedente la firma del protocollo: “Le ondate di calore si ripetono con sempre maggiore frequenza nelle nostre estati: il 2015 sarà l’anno più caldo degli ultimi sessant’anni. L’effetto è un incremento della mortalità nelle fasce più deboli della popolazione. Altri effetti sono la siccità e la maggiore richiesta di energia, oltre all’aumento della concentrazione di ozono nell’aria”. Fra le altre anomalie, da segnalare l’incremento del rischio incendi boschivi, la maggiore frequenza di fenomeni estremi come inondazioni e tempeste e la mancanza di neve sulle Alpi. Guarda le slides