Consorzi concorrenti per il riciclo imballaggi? Cavallo : "No alle improvvisazioni, ci vuole un tavolo per un quadro organico"
Va al Senato il ddl per il mercato e la concorrenza in cui sono contenute anche delle misure per liberalizzare parzialmente il settore della gestione dei rifiuti da imballaggio.Ne abbiamo parlato con Roberto Cavallo, vicepresidente Comitato Prevenzione Rifiuti e amministratore delegato di E.R.I.C.A. Soc.
08 December, 2015
Ad ottobre la Camera ha approvato con 269 sì, 168 no e 23 astensioni il disegno di legge per il mercato e la concorrenza (C. 3012-A e abb.), in cui sono contenute anche delle nuove misure per liberalizzare il settore della gestione dei rifiuti da imballaggio. Il testo è adesso in discussione al Senato. Uno degli articoli aggiuntivi approvati dall'Aula modifica il codice dell’ambiente relativamente ai sistemi autonomi, quelli non appartenenti al consorzio nazionale Conai. La norma dice che laddove i produttori di imballaggi abbiano scelto di aderire ad un consorzio autonomo per la gestione del packaging post consumo, il pagamento del contributo ambientale dev’essere sospeso già a partire dal riconoscimento del progetto e non, come prevedeva il codice dell’ambiente, dall’intervenuto accertamento del funzionamento del sistema autonomo. Il delegato Anci, Bernocchi aveva lanciato subito l'allarme: “Le norme contenute nel Ddl concorrenza se non uniformate al contesto generale disciplinato dal Codice ambientale, porteranno a gravi perdite per i Comuni, stimabili in alcune centinaia di milioni a solo vantaggio di alcuni produttori che così potranno evitare di pagare il contributo ambientale”. Allarme considerato infondato dai " Comuni Virtuosi". Ne abbiamo parlato con Roberto Cavallo
Nel ddl concorrenza sono contenute norme che facilitano la nascita di consorzi per gli imballaggi alternativi a Conai. Che ne pensi?
Penso che prima che di una questione di merito sia una questione di metodo, con il quale, dico subito, non sono d’accordo. Prima di cambiare le cose bisogna fare un'analisi di cosa va e cosa non va, quella che in economia si chiama analisi SWOT, così da definire punti di forza e punti di debolezza del sistema di raccolta e riciclo degli imballaggi, fino a individuare rischi ed opportunità. Poi si lavora sui rischi chiarendo per bene quali sono gli obiettivi. L'obiettivo è quello di far avere più soldi ai Comuni? Oppure è quello di aprire il mercato come valore in sé? Sappiamo che ci sono detrattori e difensori del Conai, ogni tanto la polemica esce allo scoperto ma non c'è un quadro generale della situazione, non è un vero dibattito. Se ci sono accuse di malversazione, di errata gestione dei fondi al Conai, ci si ricordi che c'è comunque un comitato di sorveglianza pubblica sui bilanci del Consorzio e che lo stesso Ministero dell’Ambiente fa parte del Consiglio di Amministrazione.
Il richiamarsi alla concorrenza, alla possibilità che i materiali vengano venduti al miglior offerente, a mio avviso non è un argomento sufficiente per cambiare il sistema. La concorrenza, volendo, c'è già, almeno per quel che riguarda gli imballaggi urbani raccolti dai Comuni, attraverso le Aziende a cui affidano la raccolta. Essi infatti possono già da tempo vendere direttamente i materiali da riciclare saltando il Conai. Quando ero assessore ad Alba tra il 1997 e il 1999, vendevamo i materiali ad un recuperatore locale e mi risulta sia ancora così oggi, dopo quasi vent’anni. I consorzi di Conai garantiscono comunque l'acquisto dei materiali ai Comuni, a un prezzo prefissato, che può essere inferiore o superiore a quelli medi del mercato del momento.
Allora non c'è niente da cambiare?
Non ho detto questo, insisto col fatto che occorra un metodo che superi le logiche da transatlantico parlamentare o da corridoi ministeriali. Ci deve essere un tavolo di dialogo e di confronto generale tra i vari attori del sistema, capaci di individuare, anche con un confronto franco e serrato, un po’ come sta accadendo alla COP21 in questo momento obiettivi di carattere generale. Obiettivi che, per quel che mi riguarda, individuerei nella necessità di potenziare la prevenzione e il recupero di materia anziché quello di energia. Sono consapevole che il Conai ha operato nel campo della prevenzione, ma perché alle aziende produttrici di imballaggi conviene utilizzare meno materia ed energia, facendo così prodotti più leggeri. Ma occorre che la riduzione sia un obiettivo generale del sistema, si deve fare per esempio ricerca applicata e il compito di sovra intendere a questi processi potrebbe essere affidato ad Ispra. I produttori devono essere responsabilizzati, devono produrre solo imballaggi effettivamente riciclabili. Non so se lo strumento per raggiungere questi obiettivi e per migliorare le prestazioni ambientali del sistema sia quello di avere consorzi concorrenti. Mi limito a segnalare come nel caso dei Raee o degli Pneumatici la coesistenza di più soggetti fino ad oggi non è stata garanzia di risultati particolarmente eccellenti nel campo della prevenzione e del recupero di materia, anzi per alcuni comparti, come le pile portatili, siamo sotto gli obiettivi di riciclo imposti dall’Unione Europea. Sempre a livello di proposte, penso che potrebbe invece essere utile passare da consorzi per imballaggi a consorzi per materiale, estendendo anche il pagamento del contributo ambientale ai produttori di plastica utilizzata per produrre oggetti, ad esempio.
Che tipo di tavolo di confronto, non si rischia solo di perder tempo?
Ho
in mente l’esperienza, alla quale ho avuto la fortuna di aver
partecipato, gestita dal governo francese detta degli accordi di
Grenelle. Il tavolo dovrebbe essere coordinato dal Ministero
dell’Ambiente e da quello dello Sviluppo Economico e avere un
tempo determinato di pochi mesi per produrre risultati. A mio avviso,
se di riforme dobbiamo parlare, è meglio farlo in una sede come
quella che non in una serie di decreti come il ddl
concorrenza.