Strada tracciata per uscire dallo smog riducendo anche la CO2 . Ma in che tempi?
Intervento di Paolo Hutter per Repubblica Torino e per Eco dalle Città
30 December, 2015
L'emergenza smog di questo Natale 2015 ha provocato di nuovo, dopo anni, una grandissima attenzione di opinione pubblica, è uno scossone di proteste proposte e riflessioni destinate molto probabilmente a lasciare traccia. Si parla apertamente, in documenti ufficiali istituzionali, non solo nelle piattaforme ambientaliste, di bandire dal traffico i diesel almeno fino agli Euro 4, di accellerare il passaggio ai motori elettrici, di ridurre le velocità nelle aree urbane. Mi riferisco in particolare al documento Grimaldi approvato dal Consiglio Regionale del Piemonte e al documento dell'Anci Lombardia ripreso anche dagli assessori torinesi. Altri punti citati in questi documenti sono più scontati - nel senso che riflettono punti di vista già largamente condivisi - ma tutti da conquistare o riconquistare nella pratica, come il potenziamento, nelle sue varie forme, del trasporto pubblico locale. Certo l'immobilismo perfino ostentato della Giunta di Torino rispetto a provvedimenti di blocco parziale o totale del traffico - quando persino Alessandria e Vercelli firmano ordinanze di blocco, quando a Milano il consenso allo stop supera di gran lunga le proteste - sembra deludere chi si attende cambiamenti immediati. Ma in questo dibattito aperto le posizioni si possono evolvere velocemente, e il continuo mescolarsi dello scenario cittadino con quelli regionali e nazionale può aprire nuove prospettive o rilanciare promesse dimenticate. Purchè si combatta e si eviti lo scaricabarile, pretesto e motivo frequente di conservazione di abitudini che pure si rivelano ambientalmente insostenibili. In questo caso bisogna fare attenzione a un argomento "da scaricabarile" che sembra scientifico ma che lo è solo in parte, quello del bacino padano. Indubbiamente esiste un problema di scarsa dispersione degli inquinanti nella pianura circondata da Alpi e Appennini. Andrebbe riconosciuto anche a livello europeo per farne un banco di prova della transizione necessaria. Per co-finanziare un passaggio al superamento dei combustibili fossili ( derivati dal petrolio, ma anche gas) che è necessario sia per avere una buona qualità dell'aria che per essere in prima fila, come doveroso, nella riduzione delle emissioni di gas serra.
Sicuramente le micropolveri PM 10 e Pm 2,5 hanno la tendenza a spargersi in tutta la Pianura, per cui persino un blocco totale del traffico nelle città sarebbe almeno parzialmente vanificato dalle emissioni dei camion e del traffico extraurbano. Ma attenzione: c'è comunque una differenza di numeri tra le concentrazioni di particolato e soprattutto di biossido di azoto tra aree urbane e trafficate e aree meno trafficate. E soprattutto c'è una differenza qualitativa- nella "carboniosità", la chiamano gli esperti - per cui alla medesima quantità di microgrammi per metro cubo corrisponde in realtà una nocività ben diversa. Questo fattore si chiama "black carbon", hanno cominciato a misurarlo a Milano, verificando che si abbassa drasticamente nei luoghi e nei momenti in cui il traffico viene limitato. Indipendentemente dal fattore macro regionale padano, c'è anche la possibilità e la responsabilità di disinquinare localmente. La strada è segnata : meno auto in città - bando ai diesel e luce verde all'elettrico significano questo, auto più costose e quindi usate come car sharing - rilancio del trasporto pubblico locale, ciclabilità favorita dalla moderazione del traffico. Per Torino si tratta solo di decidere se chi governa ( o governerà) la città si pone alla testa o alla cosa del processo.