Milano, città viva che risponde al fermo anti-smog
I milanesi hanno rispettato il blocco al traffico imposto dall'emergenza inquinamento, messo in atto per la prima volta in giornate feriali
30 December, 2015
di Laura Tajoli
A Milano oggi termina lo stop alla circolazione della automobili, durato tre giorni. I cittadini, dal canto loro, hanno partecipato attivamente al blocco. Le immagini dei giorni di fermo del traffico sono quelle di una città viva, per niente deserta, affollata di persone che hanno tirato fuori tutti i possibili mezzi di trasporto de-motorizzati per spostarsi più agevolmente. La polizia locale è soddisfatta, perché le duecento pattuglie mobilitate per i controlli hanno fatto circa 300 multe, una cifra poco elevata rispetto alle altre giornate di stop.
Secondo i vigili urbani, la maggior parte delle persone multate ha dichiarato di non conoscere i dettagli del blocco al traffico e si è quindi giustificata affermando la propria ignoranza riguardo agli orari e agli altri limiti imposti dall'ordinanza municipale. "Milano è una città che sta facendo molto per mettere un freno alla circolazione dei mezzi a motore", afferma Lidia, cittadina di cinquant'anni, a cui abbiamo chiesto un parere sull'iniziativa anti-smog presa dal Comune mentre era in largo Augusto, ferma con la sua bicicletta a un semaforo. "Il bike-mi, il car sharing, il potenziamento dei mezzi di trasporto pubblici aiutano a fare sì che i milanesi utilizzino sempre meno le auto e le moto".
Il "potenziamento dei mezzi di trasporto", in realtà è stato al centro di forti polemiche in questi giorni di emergenza inquinamento. Gli orari dell'Atm, infatti sono rimasti quelli previsti, quelli effettuati durante le giornate semi-festive, per via del periodo post-natalizio in cui, generalmente, ci sono meno persone in giro. Facendo qualche domanda alle persone che hanno preso i mezzi dell'azienda municipale, però, i primi commenti sono stati di una discreta soddisfazione. Sarà forse il senso civico dei milanesi evocato da Pisapia ad aumentare i livelli di sopportazione. O magari, più semplicemente, ci sono davvero meno persone in città e la richiesta di trasporti più frequenti non è poi così forte. In ogni caso, la protesta è debole.