I diari della SUDifferenza, #9 E dopo tutto “ma non è meglio la raccolta indifferenziata?”
Nona pagina del diario di Rossana Melito da Reggio Calabria. Questa volta si parla di dati della differenziata: partita a gennaio 2015 con un misero 7,82%, la città ha chiuso l'anno al 29,84%. Non è il 35% preventivato "ma è un risultato di tutto rispetto considerando da dove siamo partiti"
21 January, 2016
di Rossana Melito
E siamo arrivati a gennaio, al nuovo anno. Si chiude un percorso e se ne apre un altro. Tutti starete aspettando, o meglio, chi segue da mesi quest’avventura dai Diari della SUDifferenza, se l’obiettivo del 35% di raccolta differenziata nel comune di Reggio Calabria è stato raggiunto. Ebbene no, purtroppo non è stato raggiunto. Ma ci stiamo avvicinando, e cosa più importante, stiamo percorrendo la scalata, che ci ha visto partire a gennaio 2015 con un 7,82%, aumentando di un punto e più ogni mese, passando per il 15% di maggio, il 18,3% di agosto, saltando al 25,5% di settembre, al 26% di ottobre e al 28,5% di novembre. A dicembre 2015 abbiamo chiuso l’anno al 29,84%, che se guardiamo indietro è un risultato di tutto rispetto, considerando da dove siamo partiti.
Le problematiche che non ci hanno fatto raggiungere il risultato sperato hanno molte radici. C’è da dire, come ho ribadito più volte, che il sistema di raccolta differenziata porta a porta non è esteso in tutta la città, ma riguarda solo il 50% della popolazione. Ciò vuol dire che il cassonetto dell’indifferenziato è ancora un’alternativa sicura per chi non vuole impegnarsi troppo. Inoltre come riportato nel grafico, fino a metà maggio non si è potuto conferire l’organico negli impianti di compostaggio, per questioni di idoneità ed autorizzazione al conferimento. E si sa che i rifiuti organici hanno un peso rilevante sull’intera percentuale dei rifiuti (sono circa il 40% dei rifiuti prodotti). Un altro enorme problema è quello delle micro-discariche. Si lotta quotidianamente per ripulirle, ma non si sta al passo con gli abbandoni su strada. Nonostante l’impegno degli ecoperatori, degli ispettori, i furbi ci sono sempre e creano ingenti danni sia economici, in quanto questi sono servizi straordinari, sia ambientali perché i rifiuti entrano in contatto con il terreno e l’ambiente in generale, senza essere prima trattati e resi innocui.
In merito a questo, l’altro giorno ho incontrato un amico, nonché un attivista ambientalista, sostenitore sin dall’inizio della raccolta differenziata porta a porta. Ci confrontavamo sulle micro-discariche ancora presenti in qualche zona, e lui ha fatto riferimento ad un mio sfogo postato sui social, in cui me la prendevo con chi si ostina ancora a gettare ed abbandonare sacchi neri per strada. Si perché mi capita di sentire quotidianamente gente che si lamenta. “Beh è normale” – direte voi- si lo è, ma se poi sono proprio queste persone quelle che meno si interessano nel quotidiano, che fanno finta di nulla, ad esempio con il vicino che non ha ancora ritirato il kit dei contenitori per fare la raccolta differenziata, o peggio vedono e sanno di chi sono quei sacchi neri, e non muovono un dito, questo non mi pare così normale. Si pretende una città pulita, ed è giusto farlo, ma poi si deve essere anche fautori di tale cambiamento. Non si possono chiudere gli occhi e desiderare di vedere tutto pulito quando li riapriamo.
Questo mio amico, dopo varie discussioni, mi ha detto una cosa su cui ho riflettuto anche dopo il nostro incontro, “Rossana, sappiamo che dobbiamo ancora lavorarci un po’ su questa storia della differenziata, non tutti sono pronti e non tutti capiscono il reale beneficio nel fare questo tipo di raccolta, ma devi anche pensare da dove siamo partiti mesi fa”. Sì ha ragione, noi continuiamo a metterci a confronto con città del nord che hanno questo servizio da decenni, dove le persone sono abituate anche a livello culturale e sociale. Qui abbiamo appena iniziato, qui ancora si “lotta” con chi ancora non ha capito i colori dei mastelli, e che fatica a comprendere il significato della parola “multimateriale”, che sono vietati i sacchi neri e con molto altro.
Si lotta ancora con una mentalità che fa dire ad un ragazzino di 4^ superiore “ma non è meglio la raccolta indifferenziata?”, dopo il mio sproloquio durato 2 ore in un liceo qui in città. Alla fine ho pensato, Rossana non ti sarai spiegata bene e sono rimasta lì ferma 5 secondi a guardarlo, e poi gli ho elencato tutti i danni, di questo nostro comportamento, perché di questo si tratta, del “mischiamo tutto e risparmiamo tempo e fatiche”, danni ambientali causati dalle discariche, dal percolato, seppur controllate, danni economici non solo per i costi di conferimento ma per la perdita di materia buona per nuovi processi produttivi. Non so se alla fine di tutto ci siamo capiti, ma una cosa io l’ho capita che non c’è una bacchetta magica, non si cambia una città e soprattutto dei cittadini dall’oggi al domani e che i miracoli non esistono. Se quel ragazzino la pensa in questo modo, vuol dire che a casa avrà visto fare solo indifferenziata, molto probabilmente, e che le sue parole sono le stesse che forse sente dire nella sua famiglia, ed è da qui che bisogna partire, o meglio continuare, è nell’ambito domestico che ognuno di noi sin da piccolo si forma la prima opinione. È nelle case che tutto avviene, così come quando ci si ritrova nelle feste, altro trauma, da poco superato.
L’avevamo previsto, ma come si sa nelle feste, le quantità di indifferenziato aumentano (circa 200 tonnellate di indifferenziato al giorno, mentre in questi mesi eravamo scesi a 150 ton. Circa), perché forse andiamo in ferie anche dalla raccolta differenziata, “ma come si può fare quando hai tutti parenti a pranzo?”, “ma ci sono troppi rifiuti!”, ed allora in queste festività mi son messa d’impegno e tra pranzi e cene sono riuscita a raggiungere tutta la parentela per istigar… istruirli tutti ed incoraggiarli a fare la raccolta differenziata. Mi sono piantonata in cucina e come un maresciallo e ho fatto rispettare la legge, andando per ordine di festività: a Zia Memè durante il cenone di Natale differenziando bene i resti di pesce dalla plastica delle stoviglie, (che ho incitato a non utilizzare più preferendo la ceramica, ma solo dopo aver visto lo sguardo assassino della zia, ho ringraziato il non aver utilizzato materiali pesanti in quell’occasione perché sarebbe stato usato contro di me), a Nonna Maria, a Natale, che nonostante gli 80 anni non se la cava male e differenzia quotidianamente nei suoi mastelli messi vicino alle piante all’entrata di casa, a Zia Pina, a Santo Stefano, che ha brillantemente superato la discussione accesasi a pranzo, sul dove va conferito il fazzoletto bianco di carta sporco (organico) e dove quello colorato sporco (indifferenziato), ed infine la prova più difficile la sera di Capodanno dai suoceri di mia sorella, livello di difficoltà 9, vista anche la poca confidenza e il trovarsi in casa altrui, ma si è risolto tutto con la collaborazione delle tante zie lì presenti, alcune provenienti da paesi nordici in cui la differenziata ormai è un must.
È vero che siamo pieni di abitudini e rituali quotidiani, a volte da ricercare nella nostra tradizione popolare, ed è giusto tramandarli, ma è anche giusto crearne di nuovi se ci sono utili, accogliamo quindi questo “nuove” azioni di DIFFERENZIAZIONE, questi nuovi gesti quotidiani all’interno delle nostre famiglie, così forse diventeranno normali e ci sembreranno meno utopici e diversi dal nostro modo di concepire le cose.
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