Aumenta la quantità di rifiuto umido raccolto nel 2015: e lo spreco di cibo?
È possibile che nonostante l’attenzione sempre crescente sulla riduzione dello spreco di cibo, quest’ultimo non sia calato? Abbiamo rivolto la domanda a Paolo Azzurro, ingegnere ambientale che ha curato fin dall’inizio i lavori del PINPAS, Il Piano Nazionale di Prevenzione degli Sprechi Alimentari
23 February, 2016
Come illustrato in un precedente articolo, in base alle cifre raccolte da Eco dalle Città riguardanti alcune città italiane, le quantità di umido raccolte nel 2015 risultano in crescita in modo significativo rispetto al totale dei rifiuti prodotti (generalmente uguale o addirittura in diminuzione rispetto all’anno precedente). I casi analizzati riguardano realtà che non hanno apportato modifiche al sistema di raccolta e i dati prescindono da verde, sfalci e potature. Guardando i numeri, abbiamo quindi formulato la seguente ipotesi: è possibile che nonostante l’attenzione sempre crescente sulla riduzione dello spreco di cibo, quest’ultimo non sia calato? Lo abbiamo chiesto Paolo Azzurro*, ingegnere ambientale e ricercatore presso l’Università di Bologna. Ecco la risposta: "Il maggiore aumento (in percentuale) della resa di intercettazione della frazione umida a fronte di un minore aumento (e in alcuni casi di una riduzione) del totale dei rifiuti urbani complessivamente prodotti non consente in alcun modo di fare deduzioni in merito all’andamento degli sprechi alimentari a livello domestico. Le variabili in gioco sono troppe. Primo: solo una parte, (se pure consistente, secondo alcuni studi presenti in letteratura) della cd. “frazione umida” presente nei rifiuti urbani è riconducibile allo “spreco alimentare”. Ad oggi, in Italia, non ci sono ancora studi/strumenti/rilevazioni che permettono di conoscere il contributo reale dello “spreco alimentare” alla generazione complessiva di rifiuti alimentari presenti all’interno dei rifiuti urbani. Secondo: i rifiuti di origine domestica sono solo una parte dei rifiuti urbani. Insieme ai rifiuti di origine domestica, finiscono nei rifiuti urbani anche i rifiuti di origine non domestica assimilati agli urbani secondo quanto previsto dai regolamenti comunali in materia di assimilazione. Terzo: l’aumento della RD dei rifiuti organici è di per se un buon segno: il miglioramento della resa di intercettazione della frazione organica è il segno che il sistema evolve nella direzione giusta, togliendo punti percentuali alla frazione residua (ovvero alla porzione presente all’interno dei rifiuti da raccolta indifferenziata) da destinare ad impianti di smaltimento. Quarto: il dato sulla produzione totale di rifiuti non dice niente in merito alla produzione complessiva di rifiuti umidi e tanto meno sugli sprechi alimentari: anche una diminuzione del valore totale dei rifiuti urbani prodotti potrebbe nascondere un aumento della produzione di rifiuti umidi che, grossolanamente, rappresentano circa un quinto dei rifiuti urbani. *Paolo Azzurro - Università di Bologna
Per capire realmente se gli sprechi alimentari aumentano o diminuiscono all’interno dei rifiuti urbani (considerata anche la compresenza di rifiuti provenienti da utenze domestiche e non domestiche) sarebbe necessario mettere a punto strumenti di indagine quali-quantitativa basati su indagini merceologiche da effettuare sia sulla frazione da raccolta indifferenziata, sia sulla frazione da raccolta differenziata dei rifiuti organici".
Ingegnere ambientale, attualmente è assegnista di ricerca (post-doc) presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari (DISTAL) dell’Università di Bologna. Già consulente per la commissione europea nella valutazione dei progetti LIFE+ in materia di rifiuti, ha curato fin dall’inizio i lavori del PINPAS, Il Piano Nazionale di Prevenzione degli Sprechi Alimentari voluto dal Ministero dell’Ambiente e coordinato dal Prof. Andrea Segrè.