“La città e il compost”, il resoconto della conferenza | Video
La conferenza sul compost tenutasi presso il Campus Einaudi ha permesso di far luce sui vantaggi della raccolta dell'organico, dalle potenzialità del biometano al compostaggio domestico
18 April, 2016
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Una conferenza,
quella tenutasi oggi martedì 19 aprile nel Campus Einaudi
dell'Università di Torino, che ha visto come protagonista il
compost. Un approccio al compost e al compostaggio a 360 gradi che,
dalla raccolta dei rifiuti organici alla produzione di biometano
passando per il compostaggio domestico, ha mostrato e reso più
tangibile i vantaggi del compost e della sua filiera.
L'iniziativa promossa da UniTo GO (il network multidisciplinare sulla sostenibilità dell'Università degli Studi di Torino) e Eco dalle Città ha visto come relatori Massimo Centemero (Direttore del Consorzio Italiano Compostaori), Marco Avondetto (Dirigente Area ambiente di Acea Pinerolese Industriale Spa) e Federico Valerio (autore del manuale “Corso di compostaggio domestico in campagna e in città”), che a turno hanno affrontato il tema del compost partendo dalle proprie esperienze non solo professionali.
A cominciare è stato Massimo Centemero che partendo dalla definizione di compost (quel prodotto che si ricava dal processo biologico dell'unione della frazione organica derivante dai rifiuti solidi urbani -forsu- e la frazione verde) ha illustrato lo stato dell'arte in Italia del compostaggio la sua evoluzione nel tempo. Numeri e cifre che dipingono un quadro roseo del settore. Infatti dal duemila ad oggi sono aumentati proporzionalmente sia la quantità di rifiuti organici trattati e sia il numero di impianti di compostaggio attivi. Con un incremento che, nonostante la crisi, dal 2010 al 2014 è stato del 9,5%, grazie sopratutto alla raccolta differenziata e all'estensione del porta a porta. Ma dai rifiuti organici non si ricava solo compost e fertilizzate. Con la digestione anaerobica di questo rifiuto è possibile produrre biometano e energia elettrica. Un mercato non del tutto secondario perché, solo per citare uno dei tanti esempi proposti da Centemero, attualmente si producono poco meno di 400 milioni di metri cubi di biometano che se utilizzati esclusivamente per l'autorazione (ossia come combustibile per alimentare auto e motrici) coprono il fabbisogno di combustibile necessario per effettuare la raccolta dei rifiuti in tutta Italia. Un esempio calzante di quello che è l'economia circolare. Ma la produzione di biometano ha ancora enormi margini, infatti sempre Centemero spiega che “la produzione di biometano dai rifiuti organici e dagli effluenti zootecnici è stimata, a regime, attorno al miliardo di metri cubi” ossia la metà degli obiettivi italiani di riduzione delle fonti fossili.
Marco Avondetto, con il suo intervento ha spiegato nel dettaglio come fa il nostro rifiuto organico, una volta gettato nel suo bel cassonetto, a diventare compost e metano. Infatti questa è l'esperienza di Acea Pinerolese l'azienda che raccoglie la maggior parte del rifiuto organico della città di Torino (e non solo) che, con il suo impianto industriale di Pinerolo, in poco più di cinque mesi trasforma il rifiuto organico dei torinesi in Florawiva, un prodotto a basso impatto impatto ambientale che può essere sostituito ai normali concimi, in pratica compost. Ovviamente bisogna prima aprire i sacchetti nei quali conferiamo il nostro rifiuto (perché non sempre sono compostabili), poi il contenuto viene triturato finemente e miscelato con acqua calda per poi finire nel digestore. Da li si estrae una specie di poltiglia alla quale si aggiunge la frazione verde e la si dispone in piccoli cumuli con dell'aria calda soffiata dal basso e dopo circa tre/quattro mesi si ottiene il compost. Quindi da rifiuto a risorsa ma non solo. Infatti nel suo impianto Acea non produce solo compost ma anche biometano grazie alla digestione anaerobica che avviene nel digestore. Inoltre attraverso un impianto di cogenerazione viene recuperata sia energia termica (che servirà ad alimentare il teleriscaldamento) che energia elettrica (che viene reimmessa nella rete).
Ma per produrre compost non abbiamo necessariamente bisogno di un impianto industriale che trasforma il nostro rifiuto organico, certo quello di Acea è all'avanguardia e non produce solo compost, ma l'esperienza di Federico Valerio ci mostra e insegna come tutti (o quasi) possono produrre del compost di qualità con i propri rifiuti domestici, basta un balcone o un giardino. Infatti Valerio è l'autore del manuale Corso di compostaggio domestico in campagna e in città, una utile guida redatta su iniziativa di Italia Nosta la cui prima edizione nasce nel 1998, che ha permesso in pochi anni di formare più di 9mila “maestri compostatori” a Genova e non solo.
L'esigenza racconta Valerio nacque quando, “all'ombra della lanterna”, il comune di Genova pensò di costruire un inceneritore, e di tutta risposta Italia Nostra decise di dare avvio a dei corsi di compostaggio per adulti. L'idea del comune tramontò ma nel frattempo si erano formati migliaia di “maestri compostatori” che hanno a loro volta diffuso e insegnato ad altri quello che avevano appreso durante le lezioni nell'Aula Magna del Museo di Scienze naturali di Genova. Una iniziativa che convinse, dal 2002 al 2004, la Regione Liguria a replicare l'iniziativa genovese allargandola a tutta la regione coinvolgendo 26 comuni in 101 corsi di compostaggio domestico. Nel 2008 Amiu (l'azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti a Genova) decise di premiare tutti coloro che intraprendevano la strada del compostaggio domestico applicando una riduzione sulla Tari. Una riduzione limitata a chi possedevaun giardino o un terrazzo superiore ai 15 metri quadrati, ma dopo qualche anno Amiu si è ricreduta estendendo la riduzione a tutti, anche a coloro che praticano il compostaggio domestico su di un balcone o terrazzo inferiore a 15 metri.
(immagine http://www.watersmartsd.org)