Rifiuti: vale la pena intercettare la plastica non imballaggio?
Un contributo di Agata Fortunato (Osservatorio provinciale rifiuti Torino) apre il dibattito sull'interrogativo: vale la pena intercettare la plastica non imballaggio?
21 April, 2016
Dopo aver letto l'interessante articolo su “Il fatto quotidiano” che pone l’accento su quanti rifiuti (fra questi molti già oggi effettivamente riciclabili) finiscono in discarica o a incenerimento, disattendendo di fatto la corretta gerarchia dei rifiuti che vede queste due forme di gestione agli ultimi posti, ho provato a capire cosa accade nella nostra piccola realtà torinese. L’Osservatorio provinciale Rifiuti sta proprio in queste settimane avviando le analisi sul 2015, sebbene non ci aspettiamo sostanziali modifiche rispetto al 2014, ultimo dato consolidato. Nel 2014 il 51% dei rifiuti prodotti dagli oltre 2,2 milioni di abitanti della provincia, sono stati raccolti separatamente. Pur con aree di grande eccellenza – spicca il chierese con il 74,1% di raccolta differenziata – il nostro territorio necessita di significativi sforzi se non per raggiungere, almeno per tendere all’obiettivo di legge. Per fare questo è necessario aumentare la raccolta differenziata – la Città di Torino rappresenta il 42% della produzione provinciale ed è stabile a poco più del 42% di RD – ma è altrettanto importante avviare una seria politica di attuazione delle due paroline che vanno molto di moda negli ultimi anni, ad iniziare dalla cosiddetta “circular economy”: ogni bene ed imballaggio immesso al consumo deve essere pensato non solo per soddisfare al meglio le richieste nella sua vita utile ma anche le effettive possibilità di riuso dove possibile e di riciclo a fine vita. Questo lo si può fare attraverso una differente progettazione, unitamente ad incentivi del mercato dei prodotti riciclati e riciclabili, ma anche stimolando nei cittadini/consumatori una maggiore sensibilità verso un modello di consumo più sostenibile. Un altro elemento in questo quadro complesso è il ruolo dei consorzi di filiera nati per la gestione degli imballaggi, che come ben sappiamo rappresentano una fetta importante della produzione rifiuti: non è più sostenibile l’anacronistica distinzione fra manufatti ed imballaggi e sarebbe auspicabile che le raccolte differenziate fossero orientate alla riciclabilità dei rifiuti e non, come invece avviene oggi in particolare per la raccolta della plastica, alla mera funzione che il rifiuto ha avuto nella sua vita utile. Questa distinzione ha un impatto economico ed ambientale nell’immediato ma potrebbe avere un effetto distorsivo nel futuro; periodicamente si ritorna sul tema delle plastiche non imballo presenti nella raccolta differenziata e della supposta utilità di intercettarle, non già nella necessaria fase di selezione, bensì attraverso passaggi impiantistici preliminari proprio a causa della distinzione fra oggetto ed imballaggio oggi presente. Nel territorio della provincia di Torino, le Amministrazioni locali hanno sottoscritto un Protocollo d’Intesa più volte rinnovato (il primo è del 2007 e l’ultimo del 2015) sottoscritto fra Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, DEMAP (impianto privato che opera la selezione di tutta la plastica differenziata raccolta nel nostro territorio), i Consorzi di Bacino che fanno la raccolta multimateriale plastica/metalli (808.635 abitanti su un totale di 2.292.605 della provincia di Torino) ed il supporto tecnico di IPLA. In oltre 10 anni sono state fatte oltre 2000 analisi merceologiche e abbiamo verificato che la plastica non imballo rappresenta fra il 6 e 8% della plastica totale (migliore è la raccolta e minore è la quantità di plastica non imballo presente); possiamo stimare per eccesso che la plastica non imballo arrivi addirittura al 10% sulle circa 45.000 tonnellate di raccolta plastica e pertanto quella non imballo non raggiunge le 4.500 tonnellate sull’intera provincia di Torino. Allo stesso tempo nell’indifferenziato della sola Città di Torino (249.907 tonnellate nel 2014) l’IPLA valuta fra il 7% e il 9% la quantità di imballaggi in plastica sicuramente riciclabili (in particolare film mediamente dal 4,97% al 6,27% e contenitori per liquidi mediamente fra 2,85% e il 3,30%), pari a oltre 20.000 tonnellate. Un altro tema di grande attualità, anche questo citato nell’articolo de “Il fatto quotidiano” come possibile buona pratica è quello cosiddette macchinette “mangia bottiglie”. Negli scorsi mesi l’Osservatorio provinciale ha avviato una, non facile a dire la verità, ricognizione del fenomeno ed emergono dati poco confortanti. In generale laddove il servizio non rientra nella gestione dei rifiuti urbani vi è un “potenziale danno” (sottolineo il potenziale viste le quantità limitate in gioco) per le amministrazioni poiché viene sottratto un flusso di valore. Allo stesso tempo però abbiamo situazioni limite in cui l’utilizzo da parte dei cittadini delle macchinette è talmente scarso che non riesce neppure a pagare i costi di trasporto delle bottiglie raccolte, mentre il servizio pubblico si accolla il costo delle macchinette e la loro gestione. In questo complesso quadro il Piano Regionale di Gestione Rifiuti, approvato recentemente, pone obiettivi realistici che la politica deve rendere effettivamente realizzabili sostenendoli anche attraverso risorse economiche, che però non sono sufficienti se manca operatività attraverso i Comuni e le aziende che la raccolta la svolgono ogni giorno. Agata Fortunato
Dopo la pubblicazione del contributo di Agata Fortunato, abbiamo esaminato le tabelle sulle analisi merceologiche effettuate da IPLA sul rifiuto urbano indifferenziato (contenute nel documento citato). Nella tabella 3 sul rifiuto complessivo (come da immagine), la percentuale di plastica presente risulta essere del 17,27 sul totale. In termini di frazioni merceologiche, per quanto riguarda la plastica, oltre ai film e ai contenitori, la tabella indica la voce “Altra plastica” con una percentuale dell’8,02.
Risalendo a pag. 7 del documento, al capitolo “Cernita del campione” si evince che la voce “Altra plastica” prevede sia il materiale “imballo” che “non imballo”. E la presenza di quest’ultima sul rifiuto urbano indifferenziato? La risposta arriva dalla tabella 4 (come da immagine) “Composizione merceologica media del RUI conferito dagli ambiti territoriali monitorati – presenza di imballaggi sul totale”. In questo caso la percentuale indicata (che non varia per le altre voci) è del 4,28. Sottraendo questa percentuale a quella precedente (8,02), la presenza di altra plastica non imballo risulta quindi del 3.74%.