Rete ONU: "Bene la raccolta differenziata nella Capitale, ma servono nuove politiche per la riduzione dei rifiuti"
Continua a salire la percentuale di Raccolta Differenziata nella Capitale, eppure sono ancora molte le difficoltà degli operatori. Abbiamo chiesto a Andrea Valentini, direttore del comitato scientifico rete nazionale operatori dell’usato, che cosa ne pensi
24 April, 2016
La raccolta differenziata nella capitale ha fatto davvero passi da gigante negli ultimi anni attestandosi nel 2016 intorno al 50%. Eppure la semplice raccolta non è l’unico tassello del ciclo dei rifiuti di cui l’amministrazione (romana e nazionale) deve tenere conto. Abbiamo chiesto a Andrea Valentini, direttore del comitato scientifico rete nazionale operatori dell’usato, che cosa pensi in merito.
È sufficiente secondo lei estendere la raccolta porta a porta nei municipi della capitale o servirebbero politiche differenti per la riduzione ed il riciclo dei rifiuti? Se sì, quali?
"Intanto la gerarchia dei rifiuti (direttiva Europea 98/2008) chiede come primo obiettivo la riduzione dei rifiuti stessi, quindi le politiche di riduzione (o prevenzione) rifiuti devono comunque essere avviate sul territorio (e possono essere avviate fin da subito) in modo da ridurre la produzione dei rifiuti urbani da parte dei cittadini. Tra queste le più importanti ampiamente note sono l’autocompostaggio per ridurre la frazione organica contenuta nei rifiuti, il riuso ed il riutilizzo dei beni (mobili, oggettistica, elettrodomestici, ecc.), oltre a tante altre.
Per quanto riguarda invece la raccolta differenziata dei rifiuti (il cui obiettivo è quello di riciclare o avviare al recupero diverse tipologie di rifiuto come la frazione organica, la carta, la plastica, il vetro, i metalli, ecc.) è evidente, da numerosissime esperienze di successo in Italia, che la raccolta domiciliare (o porta a porta) è l’unico sistema che garantisce risultati in linea con gli obiettivi di legge (ovvero almeno il 65% di raccolta differenziata). "
Nella Capitale secondo lei bisogna lavorare come nelle altre città italiane o Roma costituisce un caso a sé?
"Sicuramente per Roma sono necessarie alcune considerazioni:
- la prima: è inutile avviare servizi di raccolta se il territorio non è in grado di assorbire i rifiuti differenziati, e quindi Roma deve dotarsi il più velocemente possibile di un sistema impiantistico all’avanguardia, caratterizzato da impianti di trattamento delle frazioni differenziate (sia per quelle organiche che per quelle secche riciclabili) e da impianti di trattamento del rifiuti residuo (tipo il trattamento meccanico-biologico); l’urgenza impiantistica è dettata anche dal fatto che la loro realizzazione necessita di tempi ben maggiori rispetto a quelli necessari per avviare servizi di raccolta domiciliare
- la seconda: una città come Roma presenta una complessità di tipo urbanistico, viario e un flusso turistico che non può facilmente essere risolto semplicemente attraverso un unico sistema di raccolta, per cui anche se la base del servizio deve essere, come detto, necessariamente di tipo domiciliare per garantire risultati adeguati e responsabilizzare il comportamento dei cittadini, a completamento dovranno essere studiati altri sistemi integrativi (quali centri di raccolta, strutture informatizzate, sistemi mobili, ecc.) che permettano di tutelare le esigenze di utenze non domestiche più critiche, di risolvere le criticità di palazzine di grandi dimensioni, di garantire risposte ai flussi di non residenti, ecc.; ed ogni sistema integrativo previsto dovrà essere realizzato in modo da garantire la contabilizzazione del conferimento da parte della singola utenza in modo poi da permettere l’avvio di modalità di tariffazione puntuale, fondamentale per stimolare (anche economicamente) i comportamenti più virtuosi;
- la terza: è importante non dimenticare che un sistema perché funzioni non può contenere punti deboli nel territorio, quindi, a differenza di come visto in alcune proposte, per noi è indispensabile che tali servizi siano avviati sull’intero territorio comunale, domiciliarizzando anche le aree vaste, semmai con contenitori e frequenze adeguate alle esigenze, evitando così migrazioni interne di rifiuti e riducendo i tentativi di “fuga” dei pochi (si spera) maleducati."
E il riuso?
“Su Roma c’è infine proprio un’ultima considerazione da fare e per noi è la più importante: il riuso va messo a sistema. Questo significa poter misurare e incentivare l'apporto di riduzione dei rifiuti che gli operatori dell'usato già garantiscono, e avviare con la preparazione per il riutilizzo una nuova occasione di creazione di lavoro e di recupero di materiale. Attraverso un'adeguata rete di centri di riuso a Roma si otterrebbero risultati particolarmente significativi, rendendo tangibile alla cittadinanza quanto la transizione verso un'economia circolare rappresenti la sintesi perfetta tra benefici ambientali e sociali. Il ruolo del riuso in questo senso non gioca sulla quantità di volumi sottratta all'ipotetica discarica, ma sull'economia che rimane ancorata al territorio: scavare la miniera urbana senza modalità predatorie, ma avendo cura che il massimo dei benefici dell'opera di scavo rimanga alla città."