L'8 giugno è la Giornata Mondiale degli Oceani. La plastica è il nemico numero uno
L'inquinamento prodotto dalla plastica è una minaccia molto seria, sottolinea l'Onu, ma anche le trivellazioni, la pesca eccessiva, l'innalzamento del livello marino e la devastazione della barriera corallina
07 June, 2016
Quest'anno il tema della ricorrenza è "Oceani sani, pianeta sano" e l'impegno delle Nazioni Unite è focalizzato sulla lotta all'inquinamento da plastiche, una dei problemi più gravi di cui soffrono attualmente i mari, tanto che è addirittura nata una nuova nicchia ecologica chiamata dagli scienziati "plastisfera": i minuscoli pezzi di plastica che vengono ingeriti dagli animali marini influiscono sul loro sistema endocrino e immunitario e risalgono pian piano la catena alimentare creando qualcosa che prima non esisteva. "C'è bisogno di azioni urgenti su scala globale per alleviare gli oceani dalle molte pressioni che devono affrontare e per proteggerli da pericoli futuri", ha affermato il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Ogni anno nella acque del pianeta finiscono circa 8 milioni di tonnellate di plastica. Rifiuti che si scompongono in pezzi sempre più piccoli fino a diventare microplastiche.
L'inquinamento prodotto dalla plastica è una minaccia seria, sottolinea l'Onu, perché ha un impatto notevole sulla salute degli animali marini. Solo pochi giorni fa uno studio su Science evidenziava che le larve di alcuni pesci preferiscono le microplastiche al loro cibo naturale (il plancton), assuefatte come i ragazzi allo 'junk food'. Tendenza che ha influito sul loro sviluppo, portando le larve anche alla morte.
Dopo la plastica le altre quattro principali minacce che deve affrontare il 71% del Terra, ovvero la percentuale coperta dalle acque del nostro pianeta, sono: la pesca illegale e la pesca eccessiva (overfishing), le trivellazioni nell’Artico, la perdita delle barriere coralline, l’innalzamento del livello marino.
Pesca eccessiva
Secondo il Wwf il 29% degli stock ittici globali sono sovrasfruttati e nel Mediterraneo questa cifra sale a oltre l’80% (dati Commissione europea). L’overfishing nel Mediterraneo sta facendo proliferare le meduse poiché i pesci non ne mangiano più le larve. Nel mondo vengono pescate circa 90 milioni di tonnellate di pesce all’anno: il problema è che con la pesca oceanica a strascico, che sta trasformando i mari in deserti, la maggior parte viene ributtata in mare (bycacth) perché poco interessante dal punto di vista economico o alimentare. La pesca illegale e irregolare secondo la Fao genera un volume d’affari di 10-23 miliardi di dollari all’anno.
Barriere coralline
Le barriere coralline costituiscono il più importante ecosistema del pianeta per la biodiversità ma in molte parti del mondo sono già in una fase di grave danneggiamento che ne sta mettendo a rischio la sopravvivenza. Il problema di fondo è l’aumento della temperatura dell’acqua causata dal riscaldamento globale. Con più anidride carbonica le acque diventano più acide, fanno sciogliere l’esoscheletro dei coralli e li sbiancano.
Livello dei mari
Altro grande problema è l’innalzamento del livello dei mari, determinato anch'esso dal riscaldamento globale che favorisce lo scioglimento dei ghiacciai continentali. Gli Stati insulari (Maldive e isole del Pacifico) rischiano di essere sommersi come è successo ad alcuni atolli, ma il problema coinvolge anche quel miliardo e trecentomila persone che vivono sulle coste. Inoltre, diminuendo la calotta diminuisce la capacità della superficie ghiacciata di riflettere la luce solare (albedo), aumentando così il calore assorbito dal mare, che a sua volta contribuisce allo scioglimento dei ghiacci. Un circolo vizioso insanabile.
Trivellazioni nell'Artico
Le trivellazioni per la ricerca di idrocarburi ad alte latitudini mettono a repentaglio un ecosistema fragilissimo. In caso di incidenti si rischiano disastri ecologici irreparabili. Quasi certo che non appena il petrolio ritornerà ad essere conveniente, le trivellazioni artiche, adesso diminuite, riprenderanno con forza.