Come ha fatto la Danimarca a diventare uno dei paesi più avanzati nella lotta allo spreco di cibo?
Tante iniziative e un mucchio di buone idee per contrastare lo spreco alimentare sono alla base del successo danese
14 July, 2016
Un bambino di sei anni annusa con sospetto un asparago mentre suo padre soppesa un pompelmo e diverse donne ammirano una selezione di cavoli, cerando di fare un affare. “Tutti pagano 20 corone, circa due euro e mezzo, per una borsa riutilizzabile da riempire con quello che vogliono”, racconta Bettina Bach, una donna trentunenne di Bo Welfare, un progetto della città danese di Horsens, che gestisce un negozio per il cibo che non trova posto nei consueti circuiti commerciali. “Raccogliamo frutta e verdura dei supermercati e li mettiamo in vendita due volte a settimana. Talvolta la confezione è rovinata oppure la data di scadenza è vicina, ma è pur sempre buon cibo, perché dovrebbe essere gettato via”? Bach e un gruppo di volontari vendono cibo a circa 150 persone ogni settimana, sono il punto terminale della lotta che la Danimarca conduce per contrastare lo spreco di cibo, una battaglia che è tra le più agguerrite del mondo e che è riuscita a tagliare lo spreco di un quarto dal 2010.
“I clienti sono rifugiati, famiglie con reddito basso, persone comuni”, racconta la Bach. “Non chiediamo a nessuno informazioni sul loro passato dal momento che sono in tanti ad avere bisogno in questi giorni. In Danimarca c’è una grande attenzione sull’ambiente e dobbiamo pagare tasse molto elevate. I Danesi amano risparmiare soldi e aiutare il pianeta allo stesso tempo, è una strada a due sensi”.
Più avanti sulla strada troviamo la Visionaru kitchen di Horsen, dove i volontari preparano pasti gratis con il cibo regalato dai negozianti perché quasi scaduto. Una banca del cibo, Kolding Madhjælp, conserva alimenti che potrebbero essere distrutti soltanto perché la data di scadenza è stata indicata in maniera scorretta e il cibo che proviene da un hotel vicino. La startup Too Good To Go, invece, raccoglie gli sprechi da una delle istituzioni preferite dei cittadini danesi, i buffet “all you can eat”. Una app collega i clienti con i punti di ristoro quando si avvicina l’orario di chiusura e loro possono rifornirsi con prezzi molto ribassati.
La Danimarca, insomma, porta avanti più iniziative contro lo spreco di cibo di ogni altro paese europeo. Ci sono campagne pubblicitarie, partnership con il governo e sussidi pubblici per i progetti anti spreco, questi ultimi grazie all’impegno di Stop Spild Af Mad (Basta sprecare cibo), un gruppo creato dalla designer Selina Juul. Juul ha 36 anni ed è originaria di Mosca, ma si è spostata in Danimarca per seguire la madre, che lavora qui. “Arrivando da un posto dove il cibo spesso scarseggiava e le persone dovevano fare la fila per il pane, ero stupita di quanto venisse sprecato in Danimarca, così ho aperto una pagina Facebook”.
All’inizio offriva semplicemente qualche consiglio. “Piccole cose come incoraggiare le persone a fare una lista prima di andare al supermercato oppure a fare una foto del frigorifero prima di fare la spesa”. Ha aperto la pagina inizialmente in qualità di consumatore arrabbiato e poi, tre mesi più tardi, la più grande catena di supermarket hard discount Rema 1000 ha deciso, dietro iniziativa della Juul, di iniziare a proporre sconti sui singoli pezzi, dimenticando le formule tipo “paghi due prendi tre”, al fine di limitare lo spreco. Juul è stata invitata a parlare al parlamento Europeo. Oggi, tutti i supermercati della Danimarca adottano qualche strategia per ridurre lo spreco alimentare. “La mia organizzazione funziona perché presentiamo soluzioni, non soltanto problemi”, sostiene la Juul. Nel 2015, una ricerca Gallup ha mostrato che un cittadino danese su due aveva nel congelatore un “UFO” (Unidentified Frozen Onject – Oggetto Congelato Non identificato, N.d.T.). “Allora abbiamo iniziato una campagna per la pulizia dei freezer una volta al mese per mangiare questi “UFO” e per lasciare al vicino di casa il cibo che resta nel frigorifero quando si va in vacanza”.
È stato un buon esercizio mentale”, racconta il blogger danese Malou Rotvel Pagh, di 43 anni. “Un tempo gli avanzi non erano visti di buon occhio, ma Selina è riuscita a cambiare questo atteggiamento. Le persone erano imbarazzate a chiedere di portare a casa il cibo avanzato al ristorante, che infatti veniva considerato buono soltanto per i cani, da mettere nell’apposita Doggy Bag. Selina ha deciso di cambiare nome al contenitore e di chiamarlo Good Bag (Borsa buona – N.d.T.), da riempire con il cibo già pagato ma non consumato”.
Fonte – theguardian.com
Traduzione – Laura Tajoli