Puglia, nuova legge rifiuti. Anche l'Isde critica l'agenzia Unica
Agostino Di Ciaula – ISDE Italia, in audizione in Commissione Ambiente alla Regione Puglia. "Si vorrebbe approvare a breve una revisione della legge sui rifiuti guardando non ad esempi virtuosi ma al pessimo modello dell’agenzia regionale accentratrice di poteri già operativa in Emilia Romagna". In Emilia l'agenzia regionale, ripresa dall'anti-trust, ha bloccato tutti i progetti virtuosi per avvantaggiare la società HERA
18 July, 2016
L’esperienza dell’Emilia Romagna ha dimostrato che lo strumento dell’Agenzia regionale, specie se accentra tutte le parti della gestione (pianificazione degli impianti, organizzazione e affidamento dei sistemi di raccolta, affidamento delle concessioni, loro controllo e regolazione tariffaria) non è affatto garanzia di efficienza e comporta rischi di inadeguatezza, rallentando l’evoluzione virtuosa del sistema anziché favorirla.
ATERSIR, operativa da quasi un quinquennio in Emilia-Romagna, è stata recentemente ripresa dall’antitrust per aver prorogato ad HERA la gestione dei rifiuti nel bacino bolognese, “in contrasto”, si legge, “con i principi posti a presidio della concorrenza”. Il sindaco di San Lazzaro aveva chiesto all’Antitrust di esprimersi sulla legittimità di questa situazione, lamentando il danno patito per non aver potuto affidare il servizio autonomamente, attraverso una gara che avrebbe ridotto i costi, aumentato la raccolta differenziata e garantito tasse più basse ai cittadini.
Secondo dati ISPRA, in Emilia Romagna (ER) tra il 2011 (anno in cui l’agenzia ancora non c’era) e il 2014 la raccolta differenziata è aumentata solo del 5%, restando ancora molto inferiore al 65% richiesto dalla normativa vigente. La produzione regionale di rifiuti è rimasta invariata (nell’ultimo anno è addirittura aumentata dell’ 1.5%) e l’ER è in questo momento la regione con la più alta produzione pro capite di rifiuti. È rimasto invariato anche lo smaltimento in discarica e di particolare interesse è l’analisi comparativa dei costi prima e dopo l’istituzione dell’Agenzia regionale: il costo pro capite di gestione del servizio di igiene urbana in ER è attualmente più alto del 4% rispetto alla Puglia, che pure ha costi elevatissimi, e tra il 2011 e il 2014 il costo di gestione del servizio è aumentato in ER del 20%, esattamente come in Puglia.
Il comune di Forlì, insieme ad altre amministrazioni comunali del comprensorio forlivese, sta cercando da anni di realizzare il proprio progetto di riportare in mani completamente pubbliche la gestione dei rifiuti mediante una società in house. Non è ancora riuscito a farlo per una serie di ostacoli posti proprio da ATERSIR, che di fatto ha favorito HERA evitando sino ad ora la realizzazione un progetto che avrebbe comportato per questa società privata la perdita di un servizio che vale milioni di euro.
È arduo, alla luce di queste informazioni, identificare quale possa essere il vantaggio di un’agenzia regionale deputata alla governance del sistema, specie se l’agenzia accentra tutti i poteri possibili e se il sistema è STRUTTURALMENTE inadeguato. Inoltre, è semplicistico e pericoloso pensare che la grave crisi generata dalla gestione dei rifiuti in Puglia possa essere risolta solo modificando la “governance” di un sistema pessimo e ignorando la necessità URGENTE di superare e migliorare il Piano vigente.
Chiedetevi se il ddl attualmente in esame potrà riuscire, una volta approvato, ad evitare che la sola città di Bari, gestita da AMIU, possa continuare a produrre, come ha fatto sino ad ora, circa il 40% dei rifiuti indifferenziati dell’intera provincia o se, considerata l’abnorme produzione regionale di combustibile da rifiuti, si potrà mai riuscire ad incrementare il recupero di materia evitando l’incenerimento.
Il piano attuale prevede una riduzione della produzione dei rifiuti solo del 7%, a differenza, ad esempio, dello stesso piano dell’ER, che prevede una riduzione tra il 20 e il 25%. Se si dovesse riuscire a raggiungere una RD del 65% (che dovrebbe essere considerato come minimo obiettivo proponibile e non come meta finale del piano), il piano vigente prevede un recupero ulteriore di materia solo del 7.25%, con una produzione di combustibile da rifiuti pari ad oltre il doppio (18.5%).
L’enorme problema del rifiuto indifferenziato non può risolversi con gli impianti di TMB. Le priorità dovrebbero essere a monte la pianificazione di ben codificate misure finalizzate a ridurlo e, a valle, impianti di TMB elastici e non concepiti come tappa precedente alla discarica o alla produzione di combustibile da rifiuti ma come impianti da implementare con tutte le risorse tecnologiche disponibili per il recupero di materia.
È tuttavia necessaria la consapevolezza di una crisi da superare in tempi rapidi e del bisogno di un radicale cambiamento di approccio rispetto a quanto sino ad ora è stato fatto: favorire una ben definita parte di imprenditoria privata che ha accresciuto i propri profitti a danno dell’ambiente e della salute dei pugliesi, invece di promuovere una gestione sostenibile dei rifiuti e di favorire un’imprenditoria alternativa in grado di generare benefici occupazionali, economici, ambientali e sanitari.
Non a caso, inoltre, in regioni molto più virtuose della Puglia e dell’Emilia Romagna (ad esempio il Veneto) risultati eccellenti si sono raggiunti in assenza di un’agenzia regionale dotata delle caratteristiche previste dal ddl 128. Nella stessa Puglia, accanto ad esempi gestionali disastrosi come quello della città di Bari, esistono numerose città caratterizzate ormai da tempo da una gestione virtuosa dei rifiuti e persino un’ARO, il BA2, che ha recentemente ricevuto attestazione di merito da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione per un percorso iniziato nel 2012, come avrebbe dovuto essere per tutti, e concluso con una gara esemplare e con un affidamento trasparente ed efficiente. In conclusione, si propone che:
1. la revisione dei processi di governance, eventualmente anche mediante costituzione di un’agenzia regionale che abbia però funzioni diverse, debba essere necessariamente contestuale ad una rapida revisione del PRGRU, da attuarsi mediante procedure concretamente partecipate.
2. Discostandosi dal “modello Emilia Romagna”, all’agenzia regionale vengano destinati i compiti di guida, supporto tecnico-amministrativo e controllo (è quello di cui i Comuni hanno bisogno), con facoltà di intervenire direttamente in situazioni in essere che si discostino palesemente dagli obiettivi posti dal Piano e dalla Comunità Europea, con la finalità di rimodularle in tempi certi.
3. La funzione di organizzazione dei servizi di raccolta debba restare di esclusiva competenza dei raggruppamenti di Comuni con dimensionamenti rispettosi del nuovo codice degli appalti, mentre la pianificazione, la realizzazione degli impianti e la regolazione tariffaria delle concessioni debba essere condivisa equamente tra Agenzia regionale ed Enti locali in base al rispetto del principio di sostenibilità, delle economie di scala, delle esigenze specifiche dei singoli raggruppamenti territoriali e della tutela ambientale e sanitaria dei residenti, aspetto troppo spesso dimenticato nella nostra Regione.
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