Bioeconomia, Bastioli, AD Novamont: allo Stato chiediamo soprattutto di fare rispettare le leggi
Alla conferenza stampa di Padova per l'apertura del primo impianto al mondo di produzione industriale di biobutandiolo, Catia Bastioli, AD Novamont, ha spiegato perché l'Italia non deve perdere il treno della bioeconomia
01 October, 2016
(foto da "Il Bioeconomista")
“La
strada che abbiamo intrapreso in Novamont è una possibilità enorme
per l'Italia e non parliamo solo della produzione di nuovi materiali
da fonti rinnovabili, ma anche di una nuova economia che può
permetterci di riconnetterci al territorio e rivitalizzare siti
industriali in disuso o in crisi”. Secondo Catia Bastioli, AD di
Novamont, mai come ora ci vuole una strategia chiara ed
efficace sulla bioeconomia per non perdere il treno dei primati italiani che
si stanno ottenendo. Novamont è presente in sei regioni con impianti
all'avanguardia e con tecnologie di proprietà, innovative; impianti
connessi tra loro per la produzione delle bioplastiche.
Catia Bastioli ha il pallino del rifiuto organico, “qualcosa di preziosissimo che molti ancora non hanno capito; non differenziarlo correttamente o, peggio, farlo finire in discarica è un grave danno che si fa all'ambiente ma anche all'economia, perché dall'organico oggi possiamo ottenere innanzitutto ottimo compost, in grado di fertilizzare territori che, soprattutto in Italia, stanno subendo sempre più pesanti desertificazioni”. Secondo i dati dell'amministratore delegato di Novamont al momento in Italia si recuperano circa 5 milioni di tonnellate di rifiuto organico all'anno, ma ce ne sono altri 5 milioni di tonnellate che potrebbero essere recuperate e tolti dalle discariche. “L'Italia avrebbe bisogno di circa 50 impianti in più per trattare tutto il rifiuto organico correttamente e di togliere tutto quello che inquina lo scarto umido che viene differenziato”.
Nella visione di Novamont oggi c'è la possibilità di risolvere un problema ambientale, quello del rifiuto organico, rigenerando nello stesso tempo l'economia. "Fare più organico possibile, significa trainare il nuovo settore delle bioplastiche. Finanziare una nuova filiera, risolvendo un problema (quello dei rifiuti), migliorando l'ecosistema e senza bisogno di investimenti pubblici".
Cosa significa rigenerare ex siti industriali e territori? "Dove ora c'è il nuovo impianto Mater-Biotech di Bottrighe (RO), prima c'era uno stabilimento nato nel 1960, della Montesi Group, che produceva glutammato. Dopo anni di abbandono, Novamont non solo ha decontaminato l'area, il che ci è costato parecchi milioni, ma l'ha rigenerata con la creazione di un nuovo impianto di bieconomia e di posti di lavoro. Uno stabilimento auto-sufficiente anche in termini energetici, dove riutilizziamo i sottoprodotti della produzione del biobutandiolo per il fabbisogno energetico dell'impianto stesso, ottimizzando così il ciclo di vita dell'intero processo."
E a chi le chiede perché materie come il Mater-Bi o i prodotti da questo derivati costino ancora troppo, Catia Bastioli risponde che dipende dal termine di confronto: "Se ci confrontiamo con vecchie industrie del sistema fossile che non si sono adeguate, forse è vero, ma dovremmo farlo rispetto ad impianti del fossile che abbiano speso milioni per adeguarsi, come sostenibilità ambientale, e in quel caso i nostri prodotti risultano già competitivi anche nel prezzo".
Cosa
può fare lo Stato per sostenere il nuovo corso della bioeconomia? "Ora
c'è sul tavolo europeo una Waste Framework Directive che è
fondamentale, dobbiamo cercare di varare questa strategia
dell'Unione Europea per la bioeconomia e il Governo italiano deve fare
innanzitutto una cosa: far rispettare le leggi esistenti, non
c'è bisogno di leggi nuove. L'esempio più classico e quello del
divieto dei sacchetti di plastica che già da tempo devono essere
sostituiti per legge da quelli biodegradabili e compostabili;
purtroppo in Italia ancora metà del mercato è fatto da sacchetti
illegali che non potrebbero circolare, parliamo di 500 milioni di
euro di fatturato di sacchi illegali. Un mercato dei furbi che non
dovrebbe più esistere, se si facessero rispettare le leggi".
Purtroppo, secondo Catia Bastioli, in Italia c'è ancora lentezza nel mettere in atto i nuovi modelli. "Quando hai investito e hai delle tecnologie di proprietà ed impianti pronti, per sfruttarli bene devi correre, se no lo fanno altri. Soprattutto oggi che siamo in nuovo sistema economico non definito, in un modello che sta cambiando. Bisogna agire subito, a maggior ragione che il nuovo modello della bioeconomia è condiviso dalla scienza, sono tutti d'accordo. Lo dico anche agli altri imprenditori e allo Stato di fare questo passo di accelerazione, per sfruttare subito le nostre eccellenze. Tutte le indecisioni, a questo punto, sono dannosissime".
Riguardo l'Italia Catia Bastioli nei suoi discorsi accenna spesso ai mutamenti climatici e ad un territorio, soprattutto nel sud, che si sta desertificando sempre di più. "L'esempio classico da capire è sempre quello del rifiuto organico. Pensi alla Piana del fiume Sele, in Campania, dove c'è un agricoltura intensiva, dove si coltivano tutte le insalate; il terreno è sempre più povero, perchè troppo sfruttato. Qui recuperare il rifiuto organico per trasformarlo in compost è ancora più cruciale. Il terreno agricolo infatti è un fissatore di CO2 (un carbon sink); aumentarne la fertilità ci aiuta quindi anche a contrastare l'effetto serra, oltre ad aumentare la produzione delle insalate".
Stefano D'Adda
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