Revisione sistema imballaggi: la parola al Conai
Al convegno di Roma del 18 ottobre “Riflessioni sul mercato e sul sistema degli imballaggi” per la prima volta Conai parla pubblicamente della questione. Il presidente Roberto De Santis: “Conai non è contrario ad una revisione della normativa ma occorre evitare interventi occasionali che rispondono ad esigenze particolari”. On line il testo dell’intervento
19 October, 2016
Si è svolto a Roma il convegno 'Riflessioni sul mercato e sul sistema degli imballaggi' dove sono state raccolte una serie di proposte "per ripensare la governance dei rifiuti di imballaggi, rivedendo le dinamiche che regolano il sistema, superandone le attuali criticità". All'evento ha partecipato anche il Conai che per la prima volta parla pubblicamente della questione. On line il testo dell’intervento del presidente Roberto De Santis: “Forse vi sorprenderò nel dire che Conai non è contrario ad una revisione della normativa. Naturalmente entrando nel merito e senza che le istituzioni, il Parlamento e il Governo, recepiscano acriticamente una serie di proposte di alcuni legittimi portatori di interesse. Interessi non sempre ambientali, bensì economici”. De Santis cita poi quella che definisce “burocrazia della concorrenza che fa analisi spesso parziali e fuorvianti”. “È la prima volta che in qualche modo pubblicamente si parla della questione. Ricordo che l’Antitrust nella preparazione della sua indagine non ha inteso ascoltarci. Questa è una cosa sorprendente. Quindi è la prima volta che noi parliamo pubblicamente di questa questione e abbiamo la facoltà di dire la nostra”. “Perché non siamo contrari?” si domanda De Santis. “Non certo perché il sistema non abbia funzionato”. Il presidente del Conai cita alcune congiunture economiche negative del passato. Un esempio fu la brusca caduta dell’immesso al consumo nel 2009 che ha fatto precipitare i ricavi dei consorzi mentre i conferimenti di materiale differenziato continuavano a crescere. Cosa fece Conai? “In quel caso, per la plastica, il contributo che era di 72 euro a tonnellata, nel giro di pochi mesi, fu portato a 195. Il sistema ha così reagito, a dimostrazione della sua flessibilità, e nessun chilo di rifiuti raccolto in modo differenziato fu abbandonato”. Perché non siamo contrari? Ripete il presidente Conai. “Perché siamo stanchi di questo stillicidio di emendamenti, di proposte, di aggiustamenti e di cancellazioni che in alcuni casi sono stati anche approvati dal Parlamento. Queste iniziative minano la ratio legis e influiscono negativamente sul perseguimento degli obiettivi ambientali”. De Santis cita il caso del Collegato Agricoltura approvato dal Parlamento, dove “approfittando di questo sono state inserite due o tre norme che riguardano il sistema dei consorzi”. “Non è nostro compito suggerire possibili modificazioni organiche al testo della riforma. Mi limito - ha continuato il presidente Conai - a sottolineare tre caratteristiche di questo sistema che, se non riconosciute, non consentono a nostro avviso un’adeguata modifica della normativa. La prima, come riconosce una sentenza del Consiglio di Stato, è che i consorzi degli imballaggi non sono consorzi obbligatori. Si tratta di una obbligatorietà a carattere residuale. Il Consiglio di Stato ricorda che solo i consorzi obbligatori si trovano in una situazione di monopolio di diritto. La seconda, è che si tratta di un sistema universalistico e sussidiario. Questo è scritto nel testo della legge ed è precisato ancora meglio nell’Accordo Anci-Conai 2014-2018. È universalistico perché andiamo in qualsiasi parte d’Italia siamo chiamati ad avviare a riciclo. Ed è sussidiario: in caso di fallimento di mercato il sistema interviene a ritirare ed avviare a riciclo. La terza caratteristica, che Conai ritiene un valore fondamentale, sono l’affidabilità dei dati e la trasparenza sulla quota parte di rifiuti gestiti dal sistema. Una caratteristica quest’ultima, confermata dall’associazione europea EXPRA, (Alleanza per la Responsabilità Estesa del Produttore) che dopo aver fatto uno studio su dati Eurostat, afferma che i dati italiani, i dati Conai, sono tra i due o tre più affidabili e consistenti d’Europa”. De Santis torna poi su “due critiche che spesso vengono mosse” al Sistema. “La prima critica più frequente riguarda l’attribuzione del Contributo Ambientale Conai su tutti gli imballaggi, compresi i secondari e terziari, i cui produttori riprendono una frase dell’indagine Antitrust: pagano per un servizio che di fatto viene reso ad altri produttori. Secondo noi questa è una verità estremamente parziale. Si tratta di una critica estremamente opposta a quella che normalmente viene fatta. Si dice frequentemente che i produttori pagano poco perché i corrispettivi versati ai Comuni sono insufficienti. Contemporaneamente, però, si dice che una parte dei produttori pagano troppo. Mi pare che ci sia una contraddizione tra le due affermazioni”. De Santis si sofferma poi sui corrispettivi pagati dal sistema Conai ai Comuni: 437 milioni di euro nel 2015. “Una cifra destinata a crescere quando il Centro-Sud avrà colmato i ritardi sulla raccolta differenziata conferendo più rifiuti al Sistema”. Una cifra, ricorda ancora il presidente Conai, versati per i maggiori oneri della raccolta differenziata degli imballaggi, che rappresentano circa il 25% circa dei rifiuti urbani. “È poco?” domanda De Santis. “Secondo l’Antitrust è poco. Non si capisce però su quale analisi è basato questo poco. Se l’AGCM avesse chiesto la contabilità analitica di un gestore efficiente ed efficace, avrebbe potuto verificare se sia troppo o poco. Abbiamo evidenze - ha continuato De Santis - che la raccolta differenziata, in alcune parti d’Italia, costa dieci volte di più di un gestore efficiente. Non credo che si possa pensare che Conai debba pagare anche i costi di una qualche municipalizzata italiana. Se fosse stata fatta un’analisi corretta, se si fosse usata l’analisi della contabilità analitica di un gestore efficace ed efficiente, lì probabilmente sarebbero venute fuori delle sorprese. Inoltre, i maggiori oneri, non li ha decisi il Conai, ma sono il frutto di una libera trattativa con l’Anci che è durata più di un anno e che ha portato a questo accordo”. Altro capitolo, l’applicazione generalizzata del CAC su tutti gli imballaggi, anche secondari e terziari. “Ricordo che la legge chiama Conai ad occuparsi dei secondari e terziari, seppur in via accessoria, per la predisposizione di sistemi di raccolta e riciclo. Non solo l’applicazione del CAC a tutti gli imballaggi è legittima - ha sottolineato De Santis - ma secondo noi è giustificata dalla reale strutturazione del mercato degli imballaggi e dei loro rifiuti. Il sistema dei consorzi si occupa dei secondari e terziari perché parte di essi, e in maniera sempre più significativa, confluiscono nella raccolta differenziata urbana con costi a carico del sistema consortile sia per abitudini di consumo sia per il meccanismo dell’assimilazione che ancora in Italia non è stato regolamentato. E seppur il sistema dei consorzi si occupa dei secondari e terziari residualmente, come dice la legge, abbiamo predisposto un network di piattaforme che rappresenta una sorta di paracadute che interviene a favore dei produttori per assicurare il riciclo nel caso ci sia un fallimento del mercato. Credo che questo stia a spiegare il motivo per il quale anche per i secondari e terziari il CAC sia dovuto”. C’è poi la richiesta di un contributo ambientale diversificato a seconda della riciclabilità. “Questo elemento però è più complesso - ricorda De Santis - perché deve fare i conti con il fatto che gli imballaggi diventano più sofisticati e meno riciclabili perché rispondono ad un’altra esigenza del mercato: l’avanzamento della tecnologia per proteggere e conservare meglio il cibo”. Oltre al riciclo, “ci sono fini altrettanto nobili per la produzione di imballaggi. Si può quindi certo sostenere l’esigenza di un contributo ambientale diversificato ma nel caso delle materie plastiche non si può chiedere un azzeramento erga omnes”. “L’altra critica mossa - ha continuato il presidente Conai - è quella di frapporre eccessivi ostacoli alla costituzione di sistemi autonomi come alternativa parcellizzata alla gestione collettiva consortile. La questione è stata al centro degli impegni assunti da Conai con l’Antitrust a fronte di un’istruttoria fatta dall’Autorità per un presunto abuso di posizione dominante a danno di un sistema autonomo. Abuso ritenuto tuttavia da Conai insussistente. L’autorizzazione - ricorda De Santis - è pienamente in capo al Ministero. Conai fornisce solo i necessari elementi di valutazione, come affermato dalla legge per quanto riguarda il procedimento di autorizzazione di un sistema autonomo. La decisione quindi è pubblica e non di Conai. Questi impegni, sottoscritti dal Conai, prevedono inoltre, che il Consorzio sia sostituito da un soggetto terzo, un monitoring trusting, a conferma del fatto che Conai non intende agire per contrastare la nascita di sistemi autonomi. Solo chiede che tali sistemi funzionino in linea con la legge e che ciò sia verificato da una procedura di riconoscimento non formale ma sostanziale e scrupolosa”. “L’Antitrust - ha continuato De Santis - propone di ridurre la barriera all’entrata nel mercato di questi sistemi autonomi proponendo che questi sistemi non si occupino solamente dei propri imballaggi e che la loro attività non sia estesa all’intero territorio nazionale. Noi siamo critici verso queste proposte. Immaginate cosa accadrebbe in Italia se i sistemi autonomi si occupassero non solo dei propri rifiuti, ma anche di altri imballaggi? Andrebbero a scegliere tra quelli più remunerativi e nelle aree del Paese dove i costi di logistica sono minori, lasciando abbandonate altre zone del Paese. E magari, i consorzi sarebbero autorizzati a sottrarsi al pagamento del contributo prima che sia verificato il perseguimento degli obiettivi ambientali. Un’ipotesi prevista - ricorda De Santis - da alcuni articoli del disegno di legge sulla concorrenza all’esame del Senato”. Se venisse approvata la proposta “questi consorzi potrebbero così evitare di pagare il contributo ambientale, sostanzialmente dopo una presentazione della domanda. Prima quindi che ne sia riconosciuto l’effettivo e definitivo funzionamento”. "Cosa accadrebbe in Italia? Queste logiche porterebbero inevitabilmente al proliferare di sistemi autonomi dediti a che cosa? Ad occupare ogni spazio di cherry picking. E i soci beneficerebbero di un indebito vantaggio concorrenziale rispetto agli altri produttori evitando i costi della raccolta anche dei loro rifiuti nei casi di fallimento del mercato. Costi, che si scaricherebbero sugli altri produttori. Per queste ragioni, in mancanza di regole e controlli adeguati, sempre più produttori vorrebbero e costituirebbero sistemi autonomi più o meno fittizi, portando ad un incremento proibitivo del contributo ambientale a danno degli altri. Rimane poi senza risposta la domanda: quali potrebbero essere gli interessi dei consumatori ad una scelta di questo genere?” “Non neghiamo che possano essere compiuti passi di revisione della normativa che contemplino non solo un bilanciamento degli interessi di salvaguardia della concorrenza e di protezione dell’ambiente. Interessi - sottolinea De Santis - che non necessariamente concordano e che possono essere contrastanti”. Conai chiede, in conclusione, “soluzioni che ottemperino alle due esigenze ma che, soprattutto in Italia, diano obblighi di trasparenza e adeguati meccanismi di controllo. Occorre evitare - secondo il Consorzio - interventi occasionali che rispondano ad esigenze particolari di questa o quella categoria o che siano imitativi di altri modelli palesemente inadeguati alla realtà del nostro Paese. Modelli - De Santis cita il caso nel caso tedesco - che andrebbero giudicati complessivamente, non mettendo in rilievo solo alcuni aspetti. Una vera competizione - conclude il presidente Conai - è tra soggetti che si fanno carico tutti degli oneri ambientali connessi alla loro attività”.