Rinuncia al parcheggio interrato di corso Marconi: "Adesso si realizzi un progetto condiviso da tutti"
A distanza di 48 ore dall'annuncio in Sala Rossa della rinuncia al progetto da parte del vicesindaco Guido Montanari, abbiamo aggiunto al telefono Umberto Capra del comitato Salviamo corso Marconi: "Nel perdere corso Marconi ci avrebbe rimesso tutta la città"
15 November, 2016
Al di là delle questioni legali e amministrative che hanno permesso al Comune di Torino di dire no all’opera, la rinuncia al parcheggio interrato di corso Marconi è indubbiamente una vittoria del comitato dei cittadini che per tre anni si è opposto alla distruzione dell’alberata più antica della città. È comprensibile la felicità di chi è riuscito ad opporsi alla svendita di un bene pubblico - in questo caso anche di elevato valore storico, paesaggistico e ambientale - al privato di turno, che vi avrebbe realizzato una cementificazione inutile e dannosa che avrebbe compromesso il viale per sempre. È chiaro che corso Marconi così com’è adesso non sia un esempio né di bellezza né di funzionalità urbana. Va ripensato e riorganizzato, ma la soluzione non era di certo un parcheggio interrato spacciato per “riqualificazione”. A distanza di 48 ore dall'annuncio in Sala Rossa della rinuncia al progetto da parte del vicesindaco Guido Montanari, abbiamo aggiunto al telefono Umberto Capra del comitato Salviamo corso Marconi. Ecco cosa ci ha detto.
"Nei giorni scorsi avremmo dovuto incontrare Montanari ma nell’ultima occasione ci ha fatto capire che ci avrebbe visto solo con una decisone presa ed eravamo preoccupati. È andata bene. L’impegno preso in Sala Rossa ci rassicura ma aspettiamo a brindare, aspettiamo che ci sia la delibera. Nel tempo abbiamo dovuto imparare ad essere prudenti, però questa è indubbiamente la conclusione che auspicavamo da tre anni ed è anche la più ragionevole. Siamo contenti non tanto perché abbiamo vinto una battaglia che ha visto impegnati tanti cittadini, ma anche perché nel perdere corso Marconi ci avrebbe rimesso tutta la città. Adesso è necessario che venga fatto un piano della manutenzione del verde. Nel viale noi abbiamo piantato 11 piantine dove mancavano gli alberi però da allora ne sono stati abbattuti altri quattro".
Per il futuro del viale, non solo per gli alberi, cosa auspicate? Come vorreste che diventasse corso Marconi?
“Come comitato non abbiamo un progetto compiuto per il futuro, se non quello che ci dev’essere una manutenzione costante e che debba essere riportato all’onore che gli compete. Abbiamo sempre sottolineato che il parcheggio interrato non avrebbe risolto i problemi di parcheggio della zona, in quanto parcheggio pertinenziale cioè privato”.
Secondo il progetto comunale, il parcheggio avrebbe eliminato circa 200 posti auto in superficie, più altri 100 dovuti alla "risistemazione" di via Nizza tra Porta Nuova e P.zza Carducci. Posti che non sarebbero stati compensati da quelli interrati appunto perché privati e non a rotazione. In zona esistono già diversi parcheggi che sono rimasti invenduti.
“All’interno del comitato c’è chi è per la pedonalizzazione, chi è contrario perché ha paura che diventerà un parcheggio abusivo come piazza madama Cristina, chi vorrebbe riportare la viabilità nella parte centrale per liberare i controviali. Noi abbiamo sempre detto che qualunque decisione deve passare attraverso l’ascolto dei cittadini per trovare una soluzione condivisa, così che i cittadini si sentano coinvolti e non esclusi dalla decisione. Infatti quando diventerà effettiva la rinuncia al progetto con una delibera brinderemo, ma non ci scioglieremo immediatamente perché vogliamo seguire e controllare quello che succede. Ripeto: devono essere ascoltate le ragioni di tutti, si faccia una discussione informata sulla questione, che tenga conto della ristrettezza delle risorse, ovviamente, ma anche del futuro del viale non solo dell’immediato. Il parcheggio avrebbe compromesso l’alberata per sempre, perché una volta realizzato gli alberi messi nei cassoni non sarebbero più cresciuti. Insomma desideriamo che si faccia il contrario di quanto fatto con il parcheggio imposto con un diktat: se vi piace è così sennò niente".
Lei è un insegnante. Pensa che ci sia una maggiore attenzione verso l’ambiente da parte delle nuove generazioni?
"Dare una risposta di tipo 'generazionale' è sempre molto difficile e si rischia di dire delle cose sbagliate. Se mi baso sull’esperienza del comitato, le dico che il coinvolgimento è stato trasversale. Il comitato è stato animato da persone piuttosto avanti nell’età, così come da giovani studenti e persone di età media. Ad esempio, alcuni degli elementi di sostegno storico a quella che poi è diventata un’importante decisone di tutela della sovrintendenza sono venute da un giovane non ancora laureato, che ha messo a disposizione il suo lavoro e le sue competenze. Così come è stato prezioso il contributo di persone che avevano qualche problema a comparire pubblicamente per paura di possibili ripercussioni lavorative.
Secondo me oggi c’è una diversità di percezione della complessità dei problemi che non riguarda solo i giovani, ma riguarda tutte le generazioni, che non si affidano in maniera superficiale solo agli slogan. Le faccio un esempio. Quando ci fu il problema del vino al metanolo qui in Piemonte i carabinieri iniziarono a sequestrare tutto e passarono anche in un negozietto di alimentari dell’astigiano a sequestrare tutti i bottiglioni. Il giorno dopo trovarono il proprietario del negozio morto avvelenato da un bottiglione di quello stesso vino che lui aveva in cucina e io immaginavo questo signore che vedendo uscire i carabinieri diceva 'ma son tutte storie', bevendo contento il suo bottiglione di vino velenoso. Ecco quel tipo di atteggiamento, che adesso è approdato alla casa Bianca mi pare, è difficile da estirpare ma credo che lentamente stia cambiando".