Imballaggi in plastica: analisi della raccolta differenziata nella provincia di Torino
Intervista di Eco dalle Città a Marco Marocco, Vicesindaco della Città Metropolitana di Torino, per presentare la nuova indagine dell’OMR dal titolo “Raccolta differenziata imballaggi in plastica: tipologia di raccolta e qualità. Analisi della raccolta nella provincia di Torino”
07 December, 2016
“Raccolta differenziata imballaggi in plastica: tipologia di raccolta e qualità. Analisi della raccolta nella provincia di Torino”. È il titolo della nuova indagine pubblicata dall’Osservatorio Metropolitano Rifiuti della Città Metropolitana di Torino. Eco dalle Città ha approfondito alcuni aspetti dell’indagine con Marco Marocco, Vicesindaco della Città Metropolitana di Torino
Tra i differenti materiali da avviare a riciclo, la plastica è da molti considerato il materiale più “difficile”. Come mai?
Quella che genericamente chiamiamo "plastica" in realtà è un insieme di polimeri con caratteristiche diverse, con forme anche voluminose e a basso peso specifico. Questo, unitamente alla difficoltà di comunicare ai cittadini quali specifici rifiuti debbano essere conferiti nella raccolta (ovvero esclusivamente gli imballaggi), rende la raccolta plastica significativamente costosa. Per questo motivo, ancor più che per le altre frazioni differenziate, i contributi alla raccolta sono fondamentali per i Comuni al fine di limitare il maggiore onere di raccolta. Più che per altre frazioni di rifiuto è necessario pertanto perseguire una gestione efficace ed efficiente di tutta la filiera: dalla raccolta al conferimento a COREPLA (forse non è superfluo sottolineare che per la plastica non vi sono oggi convenienti alternativa al sistema consortile).
Quali sarebbero le azioni da intraprendere per incidere su queste difficoltà?
Benché lo studio, per mancanza di dati, non realizzi una sistematica valutazione dei costi dell’intera filiera (raccolta, eventuale prepulizia, avvio a riciclo), emerge in modo chiaro che è necessario incidere in modo strutturale sulla raccolta per ottenere un miglioramento stabile della qualità (e in conseguenza massimizzare l’efficienza), attraverso una corretta comunicazione e sensibilizzazione degli utenti ed una necessaria e conseguente attivazione di controlli e sanzioni.
A questi interventi è necessario associare un sistema di tariffazione puntuale che sensibilizzi non solo nella fase di conferimento del rifiuto ma ancor meglio nella scelta di un modello di consumo orientato alla minimizzazione della produzione dei rifiuti. Come più volte la Città Metropolitana ha scritto, invece il ricorso alla prepulizia deve essere uno strumento da utilizzare esclusivamente nel periodo transitorio, necessario ad attivare e a portare a regime gli interventi strutturali.
Interessante sarebbe una valutazione tecnica, gestionale ed economica di strumenti come il “vuoto a rendere” anche per la plastica, ed una maggiore tassazione per il “vuoto a perdere”; in tal senso aspettiamo di vedere gli effetti dell’annunciato CAC differenziato da parte di COREPLA..
C’è un sistema di raccolta differenziata della plastica più efficace di altri?
Leggendo i numeri sembrerebbe di si: il multimateriale, pur scontando nel vigente Accordo ANCI-COREPLA un corrispettivo più basso di circa 8 €/ton nel 2015 e 2016 (senza alcuna giustificazione tecnica, essendo il corrispettivo in entrambi i casi – mono e multi – riconosciuto esclusivamente sulla quota imballaggi), e pur non avendo inserito nello studio i costi di prepulizia per il monomateriale (che evidentemente abbassano ulteriormente i ricavi ottenuti), riesce a valorizzare un corrispettivo netto in tutto il triennio sempre mediamente superiore ai corrispettivi ricevuti per il monomateriale.
Oltre ad essere una raccolta efficace ed efficiente (in tal senso privilegiata sia dal MATTM – Decreto 13 febbraio 2014 che dal CONAI stesso, ed inserito anche nel recente Piano Regionale dei Rifiuti della Regione Piemonte quale modalità di raccolta della plastica) è preferibile anche da un punto di vista ambientale poiché “costringe” al miglioramento strutturale della qualità ove necessario, non potendo essere oggetto di prepulizia. Virtuosi in tal senso i recenti interventi (limitazione delle bocche di conferimento e comunicazione alle utenze) realizzati nei due ambiti in cui la raccolta non si presentava eccellente negli anni precedenti (ACEA - pinerolese e SCS - eporediese). Una migliore raccolta potrebbe significare nell’immediato una riduzione della percentuale di differenziata, ma questo non deve diventare un ostacolo visto il beneficio in termini ambientali ed economici che ne derivano; inoltre proprio gli ambiti in cui la raccolta è più sporca, anche la quantità è mediamente bassa e pertanto i margini di aumento sono considerevoli.
Concentrandosi sul territorio dell’indagine (la provincia di Torino) quali sono le criticità emerse?
Una delle criticità che emerge forte nello studio è il massiccio ricorso alla prepulizia del monomateriale cui fanno ricorso tutti i territori con questa raccolta, ad eccezione di CISA (ciriacese) per la quale la prepulizia è un fatto residuale, come conseguenza inevitabile della scarsa qualità della raccolta. Tale pratica non consente la completa tracciabilità del rifiuto ma anche da un punto di vista squisitamente economico non risulta una scelta vincente sul lungo periodo.
Altra criticità messa in luce nello studio è il ricorso, fatto nuovo per il territorio torinese, della cessione del rifiuto unitamente alla subdelega per la riscossione dei contributi COREPLA. Oltre a qualche perplessità sulla congruità del valore attribuito al materiale, la criticità più marcata sta nel fatto che viene meno l’interesse dei Comuni al miglioramento strutturale della qualità della raccolta con interventi a monte, poiché l’effettiva qualità non è più un fattore che influenza il valore del contributo alla raccolta ricevuto.
Ma conviene di più questo meccanismo della subdelega?
Dalle simulazioni effettuate (pagina 29 dell’indagine) emerge che è preferibile il conferimento diretto e che nel caso di raccolta anche particolarmente sporca è comunque conveniente sul lungo periodo attivare interventi strutturali di miglioramento della qualità della raccolta a monte, attraverso comunicazione/sensibilizzazione e controlli/sanzioni; a queste azioni, nel caso di raccolte stradali è opportuno valutare un restringimento delle bocche di conferimento dei cassonetti.
E a coloro che si domandano “con quali soldi si fanno gli investimenti per migliorare la raccolta?”, la risposta sta nella differenza di corrispettivo netto unitario fra il conferimento diretto e le altre soluzioni: varia da un minimo di 140 €/t a un massimo di 200 €/t, che potrebbero essere utilizzati per sostenere finanziariamente le azioni di miglioramento a monte della qualità.