Torino a rischio sanzioni se la raccolta differenziata non decolla: "Bisogna implementare il porta a porta"
Intervista all'assessore regionale all'Ambiente Valmaggia: "Se non raggiungiamo gli obiettivi l’Europa si rifa a livello nazionale e lo Stato si rifa sulle Regioni, quindi le sanzioni previste per i comuni che non abbassano l'indifferenziato pro-capite sono strumento incentivante"
26 January, 2017
Assessore
partiamo da Torino. La città è ferma da anni ad una percentuale di
raccolta differenziata che supera di poco il 40%. Per la Regione è
un problema?
Torino con il suo elevato numero di abitanti rispetto a tutto il Piemonte rappresenta il fanalino di coda che fa abbassare la media complessiva regionale. I dati del capoluogo dicono che nei quartieri dove c’è la raccolta differenziata porta a porta si raggiungono quasi gli obiettivi previsti dalla normativa. Lo sforzo che deve fare Torino, ma anche il resto del Piemonte che si trova sotto il livello minimo, è proprio quello di passare al porta a porta il prima possibile perché è l’unico strumento che funziona. La provincia di Novara per esempio, con la città di Novara che ha il porta a porta, supera il 65% di differenziata. Bisogna però anche vedere il livello qualitativo della raccolta setssa, perché se è di qualità scadente il raggiungimento di queste percentuali è inutile.
C’è stato un confronto con la nuova amministrazione sugli obiettivi regionali e comunali?
Ci siamo visti qualche volta, ma adesso che il periodo post-insediamento è passato riprenderemo i contatti per stimolare il percorso verso i target fissati. Il problema vero, ripeto, è che per via dei suoi 900mila abitanti sui 4 milioni di abitanti complessivi del Piemonte non riusciamo a raggiungere gli obiettivi non solo della differenziata ma anche della riduzione. Perché la priorità è anche e soprattutto la riduzione a monte della produzione dei rifiuti. Poi a scendere ci sono il riuso, il riciclo e la termovalorizzazione.
Ecco appunto. Gli obiettivi di riduzione del rifiuto indifferenziato pro-capite contenuti nel Piano dicono che, in base agli ultimi dati, Torino dovrebbe ridurli di circa il 30% entro il 2020. Se se non dovesse farcela rischia delle sanzioni?
Be sì. Abbiamo in pista la legge sulla governance che introduce un unico Ato regionale per quanto riguarda l’impiantistica e non più dei singoli ambiti territoriali. In questo disegno di legge c’è anche una parte significativa, maggiormente incisiva rispetto al passato, di sanzioni e incentivi. Se non raggiungiamo gli obiettivi l’Europa si rifa a livello nazionale con multe significative e lo Stato a sua volta si rifa sulle Regioni con penalizzazioni economiche molto rilevanti, quindi le sanzioni sono previste proprio come strumento incentivante per aiutare il sistema ad arrivare in modo omogeneo ai target corretti.
Il Piano Regionale punta in maniere decisa alla tariffazione puntuale. In che modo la regione pensa di applicarla e calcolarla? Ci sono differenze tra piccoli e grandi comuni?
Come regione non entriamo nelle scelte operative dei consorzi. La tariffazione puntuale è uno degli obiettivi del piano ma non è la regione a deciderne le modalità, anche perché si sono situazioni sono molto diverse. Un conto è una realtà cittadina, un conto è una rurale, o una montana, o ancora una turistica, dove ci sono dei picchi stagionali di produzione in base ai flussi di visitatori. In Piemonte ci sono già delle esperienze valide ma da parte nostra c’è solo un’indicazione di obiettivi a cui tendere, che va in un’ottica di responsabilizzazione delle comunità e dei cittadini. In alcune realtà dove c’è ancora la raccolta stradale direi che è prematuro parlare di tariffazione puntuale. Il sistema deve crescere gradualmente. La vera chiave di volta, ribadisco, rimane l’allargamento del porta a porta, con particolare attenzione all’organico che da solo fa tanto.
Capitolo
Ecotassa, ovvero il tributo relativo ai rifiuti conferiti all'inceneritore del Gerbido provenienti da fuori regione. Siete già riusciti ad investire dei soldi?
Da luglio 2015 a fine 2016, grazie ai conferimenti dei rifiuti provenienti dalla Liguria, abbiamo accantonato 360 mila euro che abbiamo reinvestito su due filoni. Il primo per favorire il compostaggio domestico, anche riferito a utenze non domestiche, che vuol dire ridurre i rifiuti all’origine perché se l’umido prodotto viene avviato a compostaggio non entra nel circuito. A breve uscirà un bando rivolto ai piccoli e medi comuni. Il secondo filone di finanziamento è proprio quello di studiare e approfondire l’applicazione della tariffa puntuale.
D’altra parte
tutto il piano è pensato per fare della discarica la soluzione
residuale, cioè l’ultima delle opzioni con l’obiettivo di
superarla definitivamente, e per fare altrettanto con il
termovalorizzatore, di cui si dovrà fare a meno una volta esaurita
la sua vita nel 2033. Oggi come oggi non possiamo pensare che sia più
conveniente buttare tutto via piuttosto che avviarlo a riciclo, per
cui abbiamo aumentato dal primo gennaio 2017 le tariffe del
conferimento in discarica per penalizzarlo e disincentivarlo. Non è
un provvedimento che serve a far cassa ma a dare un segnale. Le
entrate infatti non servono ad aiutare la fiscalità generale ma a
sostenere buone pratiche.