Rifiuti, dall'Europa segnali chiari sulla necessità di minimizzare il ricorso all'incenerimento: la Comunicazione della CE sul 'Waste to Energy'
Enzo Favoino, coordinatore scientifico di Zero Waste Europe: “Il documento include messaggi importanti sul fatto che il ruolo dell'incenerimento deve essere fortemente ridimensionato, e le risorse economiche indirizzate altrove"
27 January, 2017
La Commissione Europea ha invitato gli Stati membri a considerare più attentamente
la gerarchia di gestione dei rifiuti, suggerendo di rivedere il
ruolo e le potenzialità dell'incenerimento e soprattutto i fondi che
lo sostengono. Le indicazioni sono raccolte nella
Comunicazione sul Waste to Energy pubblicata giovedì 26 gennaio, in
cui è contenuta una guida per gli Stati dell'Unione su come
assicurare un’equilibrata capacità di energia da rifiuti (EFW) che
eviti di danneggiare lo sviluppo di un'economia circolare. “Il
documento non include prese di posizione nette contro l'incenerimento
– ci spiega Enzo Favoino, coordinatore scientifico di Zero Waste
Europe - né d’altronde questo poteva essere tra le finalità
della Comunicazione; ma è chiaro che il ruolo futuro
dell’incenerimento viene fortemente ridimensionato rispetto alla
situazione attuale, con un invito a considerare con attenzione i
piani futuri di nuovi inceneritori e le relative politiche di
finanziamento”.
I punti fondamentali del documento
della Commissione sono:
la necessità di reindirizzare gli
investimenti,a partire da quelli della Banca Europea degli
Investimenti - BEI, verso i più alti livelli della gerarchia di
gestione dei rifiuti quali la riduzione, il riutilizzo e il
riciclaggio. “Questo è un punto importantissimo” sottolinea
Favoino “Sinora i programmi di finanziamento ed i fondi
strutturali e di coesione sono andati soprattutto ad inceneritori e
discariche, e questo distorce le economie della gestione dei rifiuti
a favore dei sistemi peggiori e più in basso nella gerarchia delle
opzioni. È un problema che abbiamo a più riprese sollevato insieme
ai colleghi di Bankwatch” (il network ambientalista che monitora
le attività di banche e fondazioni per evitare investimenti dannosi
per il pianeta, ndr).
La CE sottolinea
inoltre la presenza di un eccesso di capacità di incenerimento che
già oggi riguarda molti Paesi e zone d’Europa. Per queste situazioni la Comunicazione suggerisce l’adozione di una serie di
strumenti quali la tassazione dell’incenerimento, la terminazione
dei sussidi, la moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori e
lo spegnimento progressivo di quelli esistenti.
Incidentalmente, l'Italia è elencata (con Svezia, Olanda, Germania, Francia ed altri) tra i Paesi che hanno molti inceneritori, non tra quelli in cui mancano e questo oggettivamente porta a riconsiderare le affermazioni secondo le quali "dobbiamo portarci al passo di altri Paesi". Per le aree sprovviste di capacità di incenerimento, la Comunicazione raccomanda di esplorare prima tutte le opzioni prioritarie, inclusive della realizzazione di capacità di riciclo e compostaggio come strumento prioritario di riduzione dello smaltimento a discarica, e della valutazione degli effetti a 20-30 anni della crescita della raccolta differenziata, onde evitare realizzazione di capacità di incenerimento in eccesso. Allo scopo di evitare tali sovracapacità, preoccupazione che ricorre in tutto il documento, la Comunicazione fa addirittura un accenno all’utilizzo eventuale delle capacità in eccesso dei Paesi contermini, anziché la realizzazione di nuovi inceneritori in aree sprovviste.
Ulteriore punto del documento:
si ribadisce la necessità che gli Stati Membri e le Autorità che si
occupano di pianificazione prendano in considerazione, quando
programmano la costruzione di nuovi inceneritori, l'evoluzione a
lungo termine di raccolta differenziata e riciclaggio. Dunque si
dovrebbe prendere in considerazione, come obiettivo minimo, il 65 o più probabilmente il 70% (secondo la proposta recentemente
approvata in Commissione ENVI dell’Europarlamento) al 2030, come
previsto dalla discussione in corso sul Pacchetto Economia Circolare,
e non la situazione attuale. Senza dimenticare che tali obiettivi
sono quelli minimi ed è nello spirito stesso della Economia
Circolare puntare progressivamente a massimizzare il recupero di
materia, ben al di là di questi. “Si tratta di un punto
fondamentale – dice Favoino - che riprende gli argomenti che da
tempo mettiamo in evidenza, ossia la necessità di prevedere le
potenzialità a medio e lungo termine del sistema delle raccolte
differenziate; e come sappiamo l’Italia ospita tantissimi esempi,
anche a livello di area vasta, che mostrano che si può puntare a
scenari decisamente più ambiziosi, rispetto agli obiettivi minimi di
raccolta differenziata”.
Infine, vi è un forte mandato
alla BEI ed ai Paesi Membri per rivedere le proprie politiche di
finanziamento per la realizzazione delle infrastrutture di settore,
comprimendone fortemente la quota destinata all'incenerimento ed
allineandoli invece con l'evoluzione prevista della politica di
rifiuti ispirata all’economia circolare.
“La
Comunicazione con ogni probabilità determinerà effetti immediati in
quelle situazioni dove gli attuali piani per l'incenerimento eccedono
la crescita prevista della raccolta differenziata nel medio termine –
segnala Favoino - Ad esempio in Polonia, ove da tempo abbiamo
segnalato le distorsioni di una programmazione massicciamente
impostata sull’incenerimento. Ma non sfuggirà che la Comunicazione
fornisce molti elementi che mettono ancora una volta in discussione
l'impianto complessivo dello Sblocca-Italia, fornendo argomenti sia
alle Regioni che intendono opporsi alle previsioni di nuovi
inceneritori in esso contenute, che a quelle , come la
Lombardia, che avevano già tabellato il decommissioning, ossia lo
spegnimento progressivo di quelli in eccesso; il che è in linea con
quanto la Comunicazione stessa esplicita per le aree con
sovracapacità”.