Smog e danni al cervello: 'L'inquinamento aggrava anche l'Alzheimer'. Nuovo studio dagli Stati Uniti
La ricerca, appena pubblicata sulla rivista Translational Psychiatry, dimostra che respirare aria fortemente inquinata da gas nocivi e particolato fine quasi raddoppia la probabilità di sviluppare forme di declino cognitivo globale e di demenza
01 February, 2017
Smog non significa solo problemi respiratori e cardiovascolari ma anche danni cerebrali. Un legame che si conosce ancora poco ma che nuovi studi scientifici stanno mettendo sempre più in luce. L'ultimo arriva dagli Stati
Uniti. La
ricerca, appena pubblicata sulla rivista Translational Psychiatry , dimostra
che respirare aria fortemente inquinata da gas nocivi e particolato
fine quasi
raddoppia la probabilità di sviluppare forme di declino
cognitivo globale e di demenza.
E gli effetti sulle capacità cognitive sono molto più marcati in
persone
caratterizzate da una variante generica nota come APOE-e4, che
aumenta il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer.
Lo studio è frutto di una collaborazione tra USC Davis, la Keck
School of Medicine e USC Viterbi School of Engineering. I ricercatori
hanno analizzato per 10 anni i dati di 3.647 donne di età compresa
tra i 65 e i 79 anni, provenienti da 48 stati diversi degli Stati
Uniti con differenti livelli di inquinamento. Tutte donne che all’epoca dell’arruolamento non avevano alcun sintomo
di demenza. "Abbiamo la prova
che l'inquinamento atmosferico, come il tabacco, è pericoloso per
l'invecchiamento cerebrale - hanno detto gli scienziati - Per quanto riguarda l'Alzheimer le ricerche sono ancora all'inizi, ma le donne anziane con il gene APOE-e4 esposte ad inquinamento atmosferico pesante hanno avuto un 'declino cognitivo globale' molto superiore a quelle esposte a meno inquinanti".
I veleni incriminati sono le particelle 2.5, cioè il
particolato più fine di cui i grossi centri urbani di tutto il mondo
sono saturi per colpa dei combustibili fossili relativi al traffico veicolare e all'energia. Torino e Milano figurano tra le prime città in
questa triste classifica globale. Per rendere l’idea: un capello umano è
di circa 70 micrometri di diametro, il che lo rende 30 volte più
grande della più grande PM2.5. "Queste particelle microscopiche
entrano nel nostro corpo direttamente attraverso il naso nel
cervello", spiega Caleb Finch, docente alla USC Leonard Davis
School di Gerontologia e co-autore dello studio "Le cellule
cerebrali le trattano come invasori e reagiscono con una risposta
infiammatoria, che nel corso del tempo, sembra aggravare la degenerazione cellulare tra cui quella dell'Alzheimer".
Oltre alle donne prese in esame, la ricerca americana ha coinvolto anche topi di laboratorio e delle parti di tessuto cerebrale contenute in capsule di Petri. Tutti e tre i metodi di ricerca biomedica hanno mostrato che l'esposizione a livelli elevati di inquinanti atmosferici sottili aumenta segni comportamentali classici sia della demenza, sia di disorientamento e perdita di memoria, così come caratteristiche meno evidenti.
In tutto il mondo, quasi 48 milioni di persone soffrono di demenza, e ci sono 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo
studio americano non è il primo che associa l'inquinamento atmosferico a
patologie neurodegenerative. Una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista medica Lancet ha coinvolto quasi due milioni di persone seguendo la loro vita nella provincia canadese dell’Ontario tra il 2001 e il 2012. In questo lasso di tempo sono stati diagnosticati 243.611 casi di demenza, con picchi maggiori tra chi abitava vicino alle maggiori arterie di collegamento stradale. Mentre una ricerca dell'Università del Montana aveva già messo in evidenza il particolato ultrafine e i suoi componenti metallici che se inalati o ingeriti, passano attraverso le barriere danneggiate, comprese le vie respiratorie e gastrointestinali e la barriera emato-encefalica, provocando effetti nocivi di lunga durata e, in particolare, una maggior probabilità di ammalarsi di Alzheimer.