La cultura occidentale dello spreco si è diffusa in tutto il mondo
Il problema del packaging richiede soluzioni urgenti: anche i paesi in via di sviluppo hanno ormai adottato i sacchetti e le buste di plastica non riciclabile, con grave danno per l'ambiente
15 March, 2017
Il packaging – spesso utilizzato per avvolgere qualche genere alimentare una volta soltanto e poi essere buttato via – ha generato un problema legato alla spazzatura che oggigiorno inquina ogni parte del mondo. I fabbricanti di sacchetti ci hanno messo nei guai ma adesso spetta a noi tirarcene fuori. Ed ecco come.
Nel 2003 un ristoratore di un’isola thailandese mi disse che i pescatori locali avvolgevano il loro pranzo nelle foglie di banana, che poi gettavano in mare. Si trattava di una pratica sostenibile perché le foglie sono biodegradabili e i pesci le mangiano. Nell’ultimo decennio, però, il ristoratore mi ha detto che i fogli di plastica hanno rapidamente rimpiazzato le foglie di banana e, di conseguenza, le spiagge sono state sommerse da pezzi di plastica. La plastica si accorpa in vortici immensi all’interno dei nostri oceani, viene anche inghiottita dal plankton e può dunque anche raggiungere i nostri piatti. È un problema su scala mondiale, innescato dal mondo occidentale. Il mondo in via di sviluppo desidera raggiungere i nostri standard di vita e, con questi, la nostra comoda e insostenibile cultura.
Il Regno Unito, da solo, produce più di 170 milioni di tonnellate di spazzatura all’anno e molta di questa consiste nel packaging per il cibo. Buste e sacchetti hanno rivoluzionato il nostro modo di conservare e consumare il cibo, ma adesso ne abbiamo così tanti che le discariche non riescono a contenerli. Alcuni, poi, sono velenosi, mentre altri non vengono mai assorbiti o distrutti in natura. Ci vogliono 450 anni prima alcuni tipi di bottiglia di plastica svaniscano. Un tipo, PET, è riciclabile ma per niente biodegradabile. Eppure soltanto un terzo degli involucri di plastica viene riciclato. Come dice Rachelle Struss di ZeroWasteWeek, “in realtà non buttiamo mai via niente”, semplicemente, gli cambiamo di posto.
Il riciclo è soltanto una goccia nell’oceano – la maggior parte dei costi ambientali dovuti al packaging va cercato più a monte – nella sua manifattura. Trenta anni fa eravamo più vicini a una soluzione: che cosa è accaduto ai lattai e ai depositi di bottiglie. Adesso viviamo nell’era assurda in cui un pacchetto di patatine può arrivare ad avere sette involucri. C’è molto lavoro da fare, ed è facile disperare, ma la soluzione non va oltre l’umana capacità: guardate come l’umanità si è attivata per il buco nell’ozono. Adesso ci sono segnali positivi che questi si stia chiudendo. Il problema del packaging potrebbe essere affrontato facilmente.
I fabbricanti di involucri ci hanno portato fin qui e i nostri governi ne sono responsabili. Possiamo essere speranzosi, perché oggi il riciclo è diffuso e ogni giorno nascono nuove iniziative, come le tasse sui sacchetti di plastica. Faremmo bene anche a seguire le orme francesi e a vietare completamente le posate, i piatti e le tazze di plastica. In quanto consumatori, possiamo votare anche con i nostri piedi e con i nostri portafogli. Esistono svariate soluzioni per passare a un packaging biocompatibile, ci sono materiali idrosolubili e poco dannosi per l’ambiente, che possono sostituire le plastiche non riciclabili.
Abbiamo allora chiesto ai nostri lettori come affrontare il problema. Molti hanno suggerito di iniziare col creare meno spazzatura. “Se vai a fare la spesa non portare a casa un problema”, dice ancora Rachelle Struss. In altre parole, non bisogna restare invischiati tra gli involucri non riciclabili. I lettori sono d’accordo: meglio comperare frutta e verdura “liberi” o, meglio ancora, coltivarli da soli, sul terrazzo o nel proprio giardino. Meglio, poi, rivolgersi ai mercati dei contadini, ai negozi locali e comprare beni secchi come il riso e altri cereali, preferibilmente in posti dove è possibile riempire sacchetti già utilizzati.
E dobbiamo imparare a ri-utilizzre. “Io amo i barattoli”, racconta un lettore. “Per conservare il cibo, come tazze per il caffè, come vasi, portacandele, contenitori”. Una delle cose migliori per prevenire lo spreco è imparare a cucinare e conoscere gli ingredienti. Niente di complicato o veloce: la cucina lente è un’ottima alternativa ai pasti pronti.
Un’altra soluzione: fermare gli involucri alla fonte: “Può sembrare un po’ radicale, ma se iniziassimo tutti a togliere la carta e i fogli di plastica dal cibo una volta superata la cassa, i supermercati forse inizierebbero a prendere provvedimenti”, afferma la Strauss. “I supermercati, poi, hanno un accesso migliore ai centri di riciclo rispetto ai loro clienti”. Alcuni lettori, però, sostegno che voglia una rivoluzione nel modo in cui consumiamo. Non abbiamo molta scelta. Abbiamo soltanto un sistema vitale e dobbiamo prendercene cura se vogliamo che il nostro pianeta continui a vivere.
Fonte: theguardian.com
Traduzione: Laura Tajoli