Movida, da Torino a Roma tra vetro e alcol ecco come le città italiane tentano di arginare il fenomeno
Nonostante l’esistenza di una legge nazionale e dei regolamenti contro l’abbandono dei rifiuti le ordinanze anti movida stanno conquistando i sindaci dello stivale e ognuno a modo suo cerca di inventarsi una ricetta su misura per il proprio campanile
21 June, 2017
L’Italia dei mille campanili emerge anche in questo contesto. Leggendo le ordinanze emesse dalle principali città italiane si evince che ogni amministratore ha deciso di creare un strumento ad hoc per contrastare e arginare la movida: c’è chi si è concentrato sull’aspetto legato ai contenitori e alla loro pericolosità, vietando la vendita e il consumo di bevande in vetro e lattine nei luoghi pubblici; altri amministratori si sono concentrati sull’alcol vietandone la vendita e l’asporto.
Spesso si dimentica che in Italia esiste già una legge generale nata per contrastare gli effetti negativi della movida.
Parliamo della legge n°120 del 2010 che all’articolo 54 pone dei paletti ben precisi alla vendita e asporto di alcol imponendo il “divieto di somministrare e vendere bevande alcoliche e superalcoliche dalle 3 alle ore 6 in tutti i pubblici esercizi (alberghi, ristoranti, bar, pub, locali da ballo e di intrattenimento, agriturismi), circoli privati, fiere, sagre; e il divieto di vendere per asporto bevande alcoliche e superalcoliche (poiché non possono effettuare nemmeno la “somministrazione non assistita” di bevande alcoliche e analcoliche) da parte degli esercizi commerciali di vicinato dalle ore 24 alle ore 6”.
Una legge che, se fatta rispettare e affiancata ai vari regolamenti comunali che vietano l’abbandono di rifiuti su suolo pubblico, da sola avrebbe forse risolto molti dei problemi che le amministrazioni tentano di risolvere con le ulteriori ordinanze anti movida.
Non resta dunque che provare ad analizzare le ordinanze che regolano o tentano di regolamentare le conseguenze della movida estiva nelle principali città italiane, per capire in cosa si differenziano evidenziandone i punti di forza e non solo. Prima dell’analisi va detto che quest’ultime possono essere divise in tre grandi gruppi: divieto di vendita e somministrazione di bevande contenute in vetro o lattine; divieto di vendita e somministrazione bevande alcoliche; e divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche contenute in vetro o latta.
Roma. Nel centro città eterna ma non solo, alla sera le strade pullulano di vita, forse troppa per alcuni, e quindi dall’inizio della primavera sono in molti a chiedere che l’amministrazione guidata dalla Raggi faccia qualcosa per contrastare il fenomeno. I rumor capitolini raccontano della creazione di una ordinanza molto restrittiva e estesa a tutta la metropoli ma, ad oggi, nessuna ordinanza è stata emanata, e di conseguenza non resta che guardare l’ordinanza emessa la scorsa estate (identica nella sostanza a quelle emesse gli anni precedenti) per capire come l’amministrazione capitolina ha affrontato, quasi esclusivamente nelle zone centrali della città, la questione movida.
Ecco comunque cosa dice l'ordinanza che è già stata applicata negli ultimi anni nei mesi estivi. ( Alla data del 23 giugno 2017 non risulta rinnovata.)
“È vietato – si legge nell’ordinanza n° 47 datata 1° agosto 2016 - dalle ore 24.00 alle ore 07.00, il consumo di bevande alcoliche e superalcoliche nelle strade pubbliche o aperte al pubblico transito; dalle ore 22.00 alle ore 07.00, il consumo di bevande alcoliche e superalcoliche in contenitori di vetro nelle strade pubbliche o aperte al pubblico transito; dalle ore 22.00 alle ore 07.00, la vendita di bevande alcoliche e superalcoliche da parte di chiunque risulti, a vario titolo ed in forme diverse, autorizzato e/o legittimato alla vendita al dettaglio, per asporto, nonché attraverso distributori automatici e presso attività di somministrazione di alimenti e bevande; dalle ore 02.00 alle ore 07.00, la somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche, da parte di chiunque risulti, a vario titolo ed in forme diverse, autorizzato alla somministrazione di alimenti e bevande, anche nelle aree esterne attrezzate di pertinenza del locale, o attraverso distributori automatici e in circoli privati”.
In pratica il divieto romano parte con l’ostacolare l’abbandono dei rifiuti e, via via che la movida si intensifica, limita la vendita e la somministrazione di alcolici andando idealmente a creare una zona “no alcol” in tutte le principali aree dello svago romano. Nonostante i rigidi divieti la scorsa estate la situazione nelle piazze, come ad esempio a San Lorenzo, non rispecchiava appieno la volontà dell’ordinanza.
Torino. Con l’ordinanza n°46 relativa alle “misure in relazione all’urgente necessità di interventi volti a superare situazioni di grave incuria del territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana, con particolare riferimento alla esigenza”, il Comune di Torino ha deciso di vietare, fino a fine settembre 2017, la vendita di bevande alcoliche e superalcoliche da asporto in alcune zone (San Salvario, Vanchiglia e Piazza Vittorio) della città dalle 20 alle 6 del mattino.
Se da un lato l’ordinanza nasce per tutelare il decoro e il sonno dei residenti, dall’altro non viene effettivamente contrastato l’abbandono dei rifiuti: infatti è possibile introdurre e consumare qualsiasi tipo di bevanda in qualsiasi tipo di imballaggio nelle aree soggette a restrizione purchè comprate all'esterno.
Non si occupa specificamente di arginare gli assembramenti di persone che causano la perdita di sonno dei residenti. Addirittura, ( anche se le devastazioni dei plateatici effettuate dalla polizia in Piazza Santa Giulia sembrano andare in direzione contraria, ma quella fu la Questura) lo spirito dell’ordinanza favorisce il consumo di alcol nei locali e nei loro dehors vietando l’acquisto di bevande alcoliche, a costi nettamente inferiori, dai piccoli e medi rivenditori.
Pisa. Anche nella città della Torre con l’arrivo dell’estate è arrivata l’ordinanza anti-movida. Quella del capoluogo toscano è una delle prime ordinanze emanate dopo il decreto Minniti-Orlando e ha una validità di trenta giorni rinnovabili (scadenza prevista per il 2 luglio 2017). In sostanza l’ordinanza vieta la vendita di bevande alcoliche per i negozi di vicinato dalle 21 alle 7 del mattino, mentre per i bar e affini è fatto obbligo di servire bevande alcoliche in bicchieri di plastica o carta dalle 21 fino alle 7.
Anche a Pisa il divieto è essenzialmente contro l’alcol e in seconda istanza contro la pericolosità del vetro.
Da buoni pisani sono in molti i cittadini che fanno notare al sindaco che l’ordinanza è un mera fotocopia di quello che è stato fatto a Livorno e rappresenta un surplus legislativo, infatti “ il divieto di vendere alcolici per asporto dopo le 24 esisteva già, basta leggere l'articolo 54 2 bis della legge 120 del 2010”.
"Il provvedimento – ribatte ai critici il primo cittadino Marco Filippeschi - si inserisce all’interno di una strategia condivisa con le istituzioni pisane e le associazioni di categoria per limitare gli eccessi della movida. Contemporaneamente bisogna continuare e aumentare i controlli contro il commercio abusivo".
Genova. L’ultima modifica alle varie ordinanze che negli anni hanno tentato di zittire le chiassose piazze del centro della città è arrivata a fine novembre 2016, dove il Sindaco Doria ha rivisto assieme ai cittadini, commercianti e associazioni l’ordinanza. In pratica nella città di Genova nelle zone della movida i piccoli esercizi commerciali che vendono alcol devono tassativamente chiudere alle ore 21 mentre gli altri no. Per i negozi medio grandi non c’è nessuna chiusura forzata ma, dalle 21, non possono vendere alcolici. Mentre è fatto divieto a tutte le attività commerciali di vendere bevande in imballaggi di vetro o lattina dalle 22 fino alle 6 del mattino.
Per quanto riguarda bar e locali hanno l’obbligo di chiudere tutti i giorni alle 01 fatta eccezione per i venerdì e sabato notte dove l’orario di apertura si allunga di una ora. Intanto nel mese di giugno 2017 l’ordinanza è stata stranamente sospesa per le festività: ponte del 2 giugno e del week end dal 23 al 25 giugno. Ovviamente anche a Genova vale la regola che se ti porti la birra da casa puoi berla in assoluta tranquillità.
Milano. Nella città meneghina comincia a montare la richiesta di azioni contro la movida e in particolare una stretta all’abuso di alcol, da parte di alcuni residenti dei Navigli, Darsena e Colonne di San Lorenzo. Richieste che per ora non hanno portato a nessuna ordinanza ad hoc del comune che si limita come ogni anno a rinnovare il famoso “DUC Navigli” che per “contrastare il degrado urbano nonché a tutelare la sicurezza urbana e l’incolumità pubblica” prevede il divieto “a tutti gli esercizi (di vendita, di somministrazione e artigianali) di vendere bevande in contenitori di vetro o latta per l’asporto fuori dal locale”, individuando nei contenitori di plastica e carta l’alternativa a vetro e lattine. Quindi a Milano per ora è una ordinanza antivetro e non antialcool.
Osservando nell'insieme le ordinanze e le prassi di controllo emerge un blando contrasto all’abbandono di rifiuti (che possono diventare molto pericolosi come è successo in Piazza San Carlo) e quindi a quello che qualcuno definisce grossolanamente degrado. Rimedi banali ma efficaci e a costo zero potrebbero essere per esempio la sperimentazione del deposito cauzionale per i contenitori delle bevande, come avviene già in molti festival musicali.
I.
Quello che invece accomuna tutte le ordinanze è il contrasto alla vendita di bevande alcoliche a basso prezzo vendute dai negozi di vicinato che, per assurdo, può portare alla paradossale situazione, in una calda notte d’estate, che un residente delle zone della movida voglia disperatamente comprarsi un fresca birra ed è costretto a comprarne e consumare una costosa in un bar, invece che spendere pochi soldi e bersela in tutta tranquillità a casa, per il semplice fatto che il negozietto sotto casa non può più venderla.