Taranto, raffineria Eni. Peacelink: '13 mesi per sapere che ci sono sversamenti nei serbatoi ed inquinanti in falda'
"Ci sono voluti 13 mesi per la relazione conclusiva sull’ispezione nello stabilimento della Raffineria Eni di Taranto avvenuta a maggio 2016" accusa l'associazione. Rilevati sversamenti, presenza di vegetazione, mancanza di convogliamento delle acque meteoriche
06 July, 2017
"Sversamenti, presenza di vegetazione, mancanza di convogliamento delle acque meteoriche, mancanza di valvole di sicurezza per evitare sversamenti. Lacune nelle procedure in merito al carico e scarico degli idrocarburi, inaccessibilità dei pozzetti di campionamento, inquinanti in falda, presso gli scarichi ed emissioni odorigene presso alcuni impianti". Sono queste le principali criticità che emergono dalla relazione conclusiva pubblicata i primi di luglio sul sito del Ministero dell'Ambiente e relativa all'ispezione nella Raffineria Eni di Taranto avvenuta 13 mesi prima, a maggio 2016. Un'attesa troppo lunga per un'indagine ambientale di questa portata. "Purtroppo questa volta ha vinto la burocrazia come mai prima - scrive Luciano Manna di Pecelink - battendo ogni record di ritardo, almeno a nostra memoria, in merito alle informazioni ambientali che per legge devono essere rese pubbliche". Ecco il suo comunicato:
13 mesi. Sono passati 13 mesi dall’ispezione nello stabilimento della Raffineria Eni di Taranto, avvenuta a maggio 2016, alla pubblicazione della relazione conclusiva sul sito del Ministero dell’Ambiente, avvenuta nei primi giorni di luglio 2017. Purtroppo questa volta ha vinto la burocrazia come mai prima, battendo ogni record di ritardo, almeno a nostra memoria, in merito alle informazioni ambientali che per legge devono essere rese pubbliche. Del notevole ritardo ci eravamo già accorti all’inizio dell’anno quando abbiamo sollecitato Arpa Puglia con una pec il 9 febbraio 2017. Arpa, nello stesso mese, ci rispondeva che il rapporto conclusivo dell’ispezione di maggio 2016 era ancora in corso di redazione. L’ultimo sollecito lo abbiamo fatto al Ministero dell’Ambiente, sempre a mezzo pec, il 25 giugno 2017 per poi vedere pubblicato il documento richiesto i primi giorni del mese di luglio. Ma cosa è successo in tutti questi mesi? A vedere i protocolli di Arpa e del Ministero, rispettivamente dei mesi di maggio e giugno 2017 si capisce che il documento prima di quelle date non era pronto ed appunto era in corso di redazione.
Un esempio chiaro per comprendere questo ritardo è questo: l’ispezione è avvenuta nei giorni 24, 25 e 26 magio 2016 ed il Gruppo Ispettivo controlla anche i serbatoi della Raffineria Eni di Taranto; nel corso dell’ispezione il Gruppo Ispettivo chiede al Gestore Eni quali siano i serbatoi collegati alla rete di raccolta delle acque di drenaggio. Bene, questa richiesta, così come poi vedremo anche le altre, è stata formalizzata da Ispra solo il 16 novembre 2016, cioè 6 mesi dopo l’ispezione. In pratica: gli ispettori durante l’ispezione chiedono una cosa al Gestore e questa richiesta viene formalizzata dopo 6 mesi dalla stessa ispezione? Nell'ordine i tempi sono questi: ispezione a maggio, richieste di Ispra al Gestore formalizzate a novembre, Eni, il Gestore, risponde a dicembre e sempre a dicembre Ispra invia tutto ad Arpa Puglia precisamente il 22. Impossibile quindi per Arpa mettere mani alla relazione prima di gennaio 2017 a fronte di una ispezione avvenuta a maggio 2016.
Ma quali sono state le criticità principali evidenziate in questa ispezione nella Raffneria Eni di Taranto? Quelle che sembrerebbero più rilevanti riguardano i serbatoi della Raffineria: sversamenti, presenza di vegetazione, mancanza di convogliamento delle acque meteoriche, mancanza di valvole di sicurezza per evitare sversamenti. Lacune nelle procedure in merito al carico e scarico degli idrocarburi, inaccessibilità dei pozzetti di campionamento, inquinanti in falda, presso gli scarichi ed emissioni odorigene presso alcuni impianti. Di seguito la descrizione dettagliata e il documento integrale ma anticipiamo subito che criticità sono state rilevate.
In merito alle risorse idriche utilizzate dalla Raffineria, il GI (Gruppo ispettivo) ritiene necessario chiedere al Gestore Eni di trasmettere il rinnovo delle concessioni all’emungimento dei pozzi.
In merito alla movimentazione di materie prime Eni deve dei chiarimenti al Gruppo Ispettivo. La raffineria di Taranto riceve il greggio attraverso l’oleodotto sottomarino che collega il Campo Boe al Parco Serbatoi. Le Navi ormeggiano al Campo Boe per mezzo del pontile, lungo 1 chilometro. Le emissioni odorigene si diffondono durante le movimentazioni dei prodotti idrocarburici a causa del loro contenuto naturale di composti solforati. Le modalità di carico/scarico dei prodotti presso il pontile Eni sono regolate dalla procedura “OPI SG HSE 025” emessa il 3.10.2016. Tra le situazioni anomale accidentali, si legge nella relazione del Gruppo Ispettivo, non è indicata la dispersione in aria di prodotti idrocarburici a basso peso molecolare e/o di molecole che hanno potenziale odorigeno. Inoltre in alcuni schemi grafici del pontile Eni non sono presenti grafici dei sistemi per il convogliamento dei vapori da nave all’impianto VRU (Unità di Recupero Vapori). Questa lacuna può determinare l’emissione di gas e vapori contenuti nelle cisterne delle navi. Il Gruppo Ispettivo ha chiesto chiarimenti sulla gestione delle “atmosfere” derivanti dalle operazioni di inertizzazione (purging) delle cisterne delle navi ed inoltre chiede una relazione che chiarisca le azioni intraprese da Eni al fine di eliminare o ridurre al minimo le emissioni di gas derivanti dalle operazioni di carico/scarico dei prodotti idrocarburici.
Durante la visita effettuata dal Gruppo Ispettivo nella Raffineria Eni di Taranto il 24 maggio 2016, nell’ambito del monitoraggio delle emissioni diffuse e fuggitive al fine di individuare i punti per eseguire il monitoraggio delle emissioni odorigene sono stati ispezionati i seguenti serbatoi: T-3008 (grezzo), T-3102 (benzina), T-3109 (benzina, T-3002 (grezzo). I serbatoi T-3008 (grezzo), T-3109 (benzina e T-3002 (grezzo) sono sprovvisti di calze di contenimento delle emissioni diffuse sui supporti dei tetti a sistema galleggiante ed anche sui tubi dei controlli di livello. Il Gestore in merito ha dichiarato la programmazione degli interventi. Presso il serbatoio T-3102 che contiene benzina il GI “ha rilevato la presenza di uno sversamento nel bacino di contenimento nei pressi dello scarico della tubazione del drenaggio del fondo del serbatoio”. Presso il serbatoio T-3008 il GI ha rilevato che la tubazione di convogliamento delle acque meteoriche raccolte sul tetto del serbatoio non è collegata ad un apposito pozzetto per il calettamento ad un sistema di trattamento dedicato. Di conseguenza il GI ha chiesto al Gestore di indicare i serbatoi collegati ad una rete di raccolta delle acque di raccolta dei tetti e i serbatoi forniti di valvola wise per intercettare eventuali perdite di idrocarburi dei serbatoi. Il Gestore ha successivamente risposto a tale richiesta, a dicembre 2016, dichiarando che “le acque provenienti dai tetti dei serbatoi a tetto galleggiante non sono collettate ad una specifica rete di raccolte delle acque”, inoltre dall’elenco dei serbatoi fornito dal Gestore si evince che solo 23 serbatoi sono dotati di valvola wise. Il Parco serbatoi Eni ne comprende circa 130.
Presso il serbatoio T-3109 il GI ha rilevato la presenza di vegetazione nel bacino di contenimento del serbatoio e nella canaletta di raccolta delle acque meteoriche. Stessa situazione rilevata anche nei serbatoi limitrofi a questo ispezionato. Il GI chiede al Gestore di provvedere alle necessarie attività di verifica della tenuta idraulica del bacino di contenimento in considerazione che analoga situazione, relaziona il GI, è stata riscontrata nell’ispezione di novembre 2015 presso un altro serbatoio, il T-3005.
Un altro sversamento nel bacino di contenimento è stato rilevato dal GI presso il serbatoio T-3114. Il Gestore ha fornito a settembre 2016 un elenco degli interventi ma lo stesso GI fa notare che dalla documentazione fornita non è riscontrabile l’avvenuta esecuzione degli interventi segnalati in fase ispettiva. Inoltre, sempre per lo stesso serbatoio il GI fa notare che mancano i valori nominati e sue tolleranze in merito allo spessore del mantello al fine di controllare eventuali cali di spessore della lamiera.
In merito all’ispezione della Rete di Monitoraggio della Qualità dell’Aria il GI ha riscontrato che non viene effettuata la calibrazione automatica dei 4 analizzatori di BTX (Benzene-Toluene-Xilene) sebbene la taratura viene svolta dalla preposta ditta con frequenza trimestrale. In merito alla manutenzione della ditta il GI ha chiesto i relativi certificati. Oggetto di diffida in essere nei confronti del Gestore è il passaggio formale della Rete Qualità Aria ad Arpa, in merito a questo il GI ha chiesto informazioni per i ritardi riscontrati. Non è stata realizzata l’attuazione della convenzione sottoscritta nel 2010 tra Arpa ed Eni sulla gestione delle 4 centraline. La Rete ha subito opera di ammodernamento nel 2014 con nuove cabine ed analizzatori ma questi non sono affidati all’Agenzia. Il Gestore ha atteso sino ad ottobre 2016. Eni riferisce in merito alla disponibilità di sottoscrivere una nuova convenzione ma chiarisce che Arpa non può effettuare chiamate dirette alla ditta che effettua la manutenzione per i necessari interventi. I rappresentanti di Arpa Puglia facente parte del Gruppo Ispettivo precisano al Gestore che i dati rilevati non sono validabili sino a che non verrà configurata la rete sul server dell’Arpa. Nel verbale ispettivo si specifica anche che, in merito alle richieste di manutenzione da parte di Arpa nei confronti della ditta di manutenzione che ha sottoscritto il contratto con Eni, non si è giunti ad una intesa tra Gestore e GI.
In merito ad eventi particolari, riscontrati nelle date 15.1.2016, 22.2.2016, 11.4.2016, 21 e 22.4.2016, 10.5.2016 e 25.5.2016, in cui Arpa ha riscontrato aumenti delle concentrazioni di alcuni inquinanti misurati attraverso gli strumenti presenti nelle reti di monitoraggio, inquinanti come H2S, Benzene ed IPA, il Gestore ha risposto che nelle date indicate gli impianti risultavano regolarmente in marcia senza registrare anomalie o fermate.
Durante l’ispezione avvenuta tra il 24 e 26 maggio 2016, ed in particolare durante le attività di monitoraggio odori Arpa Puglia ha riscontrato criticità in termini di COV e H2S presso gli impianti di trattamento delle acque, nello specifico presso l’impianto TAE A mentre, sempre nel corso della stessa ispezione, i dati di H2S rilevati presso le 4 cabine della rete interna Eni non hanno evidenziato criticità.
In merito alle emissioni in acqua il Gestore aveva già ricevuto una diffida in data 12.2.2016 riguardante dei limiti autorizzativi per alcuni scarichi, superamenti accertati già durante la visita ispettiva di novembre 2015. Durante l’ispezione di maggio 2016 sono state chieste ulteriori informazioni in merito ad inquinanti negli scarichi dello stabilimento, informazioni che erano già state chieste dagli Enti di controllo a febbraio 2016, ma senza riscontro da parte del Gestore che ribadisce di aver comunicato una nota tecnica che negli impianti non si sono verificate anomalie tali da giustificare i superamenti citati nella diffida. Il GI ribadisce che le concentrazioni elevate di diversi inquinanti sono attribuibili alle attività proprie di Raffineria, tra i quali l’MTBE (metil-t-butil etere) eccedente di oltre tre ordini di grandezza le CSC (concentrazione soglia di contaminazione) fissate per le acque sotterranee, concentrazioni riscontrate da Arpa nei piezometri della rete di controllo del sistema di bonifica falda. Il GI chiede al Gestore Eni di fornire evidenze sull’efficienza dell’impianto di trattamento acque di falda captate ed emunte dalle barriere idrauliche di stabilimento.
Il GI, in merito all’ispezione presso gli scarichi finali A e B, ha riscontrato che sia gli scarichi che i pozzetti di campionamento sono risultati non accessibili in quanto questi ricadevano in una area cantierizzata posta sotto recinzione lucchettata. I lavori si riferiscono alla realizzazione della vasca di colmata del IV sporgente. Per consentire l’accesso al GI il Gestore ha contattato il personale addetto al cantiere. Il percorso per raggiungere i punti di campionamento e gli scarichi sono risultati non percorribili con automezzi e gli stessi non sono in scurezza per il personale. Questi pozzetti sono utilizzati dal Gestore per gli autocontrolli. Con una nota Ispra di luglio 2016, d’intesa con Arpa, in merito all’accessibilità degli impianti da parte del personale incaricato ai controlli,è stata contestata la violazione dell’art.4 comma 4dell’autorizzazione AIA. Il Gestore, rispondendo alla non conformità rilevata, dichiarava che “al fine di consentire l’attività di vigilanza e controllo da parte degli Enti di Controllo, l’accesso all’area in parola viene garantito anche ai funzionari degli Enti Preposti previa autorizzazione da parte delle funzioni DIR/REOP/HSE/SERTEC o Gestore e ciò nel rispetto dell’art.4 comma 4dell’autorizzazione AIA.
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