Terlizzi, le case dell’acqua sfidano le fontane. Per il Comitato Beni Comuni: 'È un bisogno indotto'
“Abituare i cittadini al prelievo di acqua da un sistema a gettoni, significa preparare il mercato creando una nuova catena del valore – dice il Comitato- si conferisce all’acqua un prezzo e si promettono prezzi più vantaggiosi, trasformando le persone in consumatori”
16 July, 2017
Anche a Terlizzi sono arrivate le Case dell’Acqua. Sono due e saranno posizionate accanto alle fontane che un secolo fa l’Acquedotto Pugliese aveva installato per portare l’acqua nelle piazze assetate di tutta la regione. In questi giorni di emergenza idrica in Puglia, la notizia di queste nuove installazioni ha il sapore di una sfida tra le due modalità di fruizione dell’acqua: quella gratis e quella a 5 centesimi al litro refrigerata e frizzante. Modalità che rimandano ai temi affrontati con il referendum sull’acqua pubblica del giugno 2011 .
Due sistemi di approvvigionarsi sostenibili se messi a confronto con l’acquisto d’acqua in bottiglie di Pet. Secondo i dati dell’inchiesta di Altroconsumo, una Casa dell’Acqua che eroga 2.500 litri al giorno può far risparmiare fino a 20 tonnellate di plastica in un anno. Numeri e ricadute ambientali importanti che bisogna tenere in considerazione, senza dimenticare che le fontane già svolgono questa funzione ma non sempre sono valorizzate con altrettanta enfasi e la loro manutenzione, per lo meno a Terlizzi, è uno dei temi caldi cittadini.
In sintesi le Case dell’Acqua offrono al costo di 5 centesimi al litro acqua alla spina refrigerata e anche frizzante, “microfiltrando” la stessa erogata dalla fontana tradizionale; e nascono per soddisfare il bisogno di acqua “nelle sue nuove declinazioni”.
Abbiamo chiesto al Comitato Beni Comuni Terlizzi, che nel 2011 fu tra i promotori del referendum, se l’installazione risponde a reali esigenze della popolazione e a che punto è l’attuazione dei quesiti referendari.
A Terlizzi saranno installate per la prima volta due case dell'acqua, come mai? C'è un reale bisogno di nuovi punti di erogazione di acqua fresca e frizzante? O si tratta solo di business?
Si tratta di un bisogno indotto alimentato da una sapiente campagna di lancio che ha portato gli utenti stessi, nonché le Amministrazioni comunali, a pubblicizzare le “Case dell’Acqua” e a volerne fortemente l’installazione.
La corsa all’installazione di Case dell’Acqua risponde quindi essenzialmente alla logica di creare un nuovo mercato per l’acqua. Un business certamente più green di quello dell’acqua imbottigliata ma con un consolidato ricarico sulla vendita. Tale business sembra coprire una crescente fetta di mercato sensibile alle problematiche ambientali.
La vendita di acqua non avviene più solo nei supermercati, ma per strada, alla luce del sole, in luoghi pubblici dove avvengono l’incontro e l’aggregazione sociale, con la complicità delle Amministrazioni comunali.
L’installazione di queste case, o comunque il concetto stesso di case dell’acqua. è in sintonia con il referendum del 2011?
Il sistema delle Case dell’Acqua va in direzione opposta alle idee che hanno animato la campagna referendaria del 2011.
Infatti non garantisce un accesso al diritto umano all’acqua uniforme e uguale su tutto il territorio, e non estromette l’acqua dalle leggi di mercato e dalla rilevanza economica: l’acqua esce dal campo dei diritti umani per diventare una merce da vendere e acquistare come fosse un soft drink.
La Casa dell'Acqua non può essere considerata una "moderna" fontana pubblica e neanche il superamento tecnologico delle fontane tradizionali. Si tratta di due sistemi concettualmente diversi.
Quella che viene definita come una "struttura dove l'acqua viene affinata per soddisfare il piacere di bere nelle sue nuove declinazioni" (Manuale Operativo sui Chioschi Dell'Acqua - FederUtility e Associazione Acqua Italiana), da un punto di vista funzionale e progettuale, altro non è che un erogatore a gettoni. Essa è infatti dotata di pulsantiera, gettoniera, lettore tessere e un software amministrativo chiuso, impostato secondo una determinata politica di gestione e utilizzo, che niente ha a che vedere con le storiche fontane in ghisa, il cui compito è soltanto erogare l'acqua dell'acquedotto a chiunque abbia sete.
Abituare i cittadini al prelievo di acqua da un sistema a gettoni o a tessera piuttosto che da una fontana a utilizzo libero, significa preparare il mercato creando una nuova catena del valore; si conferisce all’acqua un prezzo e si promettono prezzi più vantaggiosi, trasformando le persone in consumatori.
In molti criticano la sostenibilità delle case dell’acqua, dal vostro punto di vista è più sostenibile una tradizionale fontana o una casa dell’acqua? Perché?
Le fontane tradizionali, ben manutenute, hanno una sostenibilità ambientale ed economica sicuramente maggiore rispetto alle case dell’acqua.
Le case dell’acqua si allacciano alla stessa rete delle fontane tradizionali in ghisa. Rispetto a queste ultime, però, aggiungono una struttura che consuma corrente elettrica, produce rifiuti, per esempio filtri che hanno esaurito la capacità filtrante e che andrebbero sostituiti regolarmente, richiede pulizie maggiori e più gravose manutenzioni.
La rete di fontane pubbliche eroga acqua già filtrata e controllata a monte, per la quale AQP garantisce in modo trasparente i parametri di qualità in quanto responsabile giuridico. Pertanto, il sistema di microfiltrazione delle Case dell'Acqua risulta privo di significato perché ridondante (se non peggiorativo) e i vantaggi del processo di refrigerazione si perdono nel breve tragitto verso casa.
Dopo il decreto del presidente della regione Emiliano in merito all’emergenza idrica in Puglia, e dopo gli articoli apparsi sulla stampa locale sullo stato delle fontane cittadine, non è quasi un paradosso che un comune promuova sul proprio territorio la costruzione di distributori automatici di acqua frizzante disinteressandosi dello stato in cui versano le fontane?
La tutela della risorsa idrica non è derogabile a una gestione privata con lucro, ma attraverso un reale impegno dovrebbe passare alla manutenzione costante degli impianti esistenti delle fontane, alla stesura e divulgazione di regolamenti volti a ridurre gli sprechi e a evitare abusi, prevedendo anche sanzioni. Soprattutto proteggendo gli invasi e le fonti di acqua dall’accaparramento dell’industria dell’imbottigliamento e delle bevande, e dall’inquinamento. Si pensi ai carichi ambientali che, ultimamente, stanno interessando l’invaso del Pertusillo.
Durante la scorsa campagna elettorale il primo cittadino di Terlizzi aveva aderito all’invito del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua Bene Comune per l’applicazione concreta dell’esito referendario. L’adesione è rimasta solo sulla carta o ci sono state azioni concrete per sposare lo spirito referendario?
Nel
maggio
2012 il Sindaco Gemmato aveva dichiarato che “un
referendum sancisce una decisione del popolo sovrano che va
rispettata. Interpellerò il governatore della regione Puglia
Vendola, per conoscere quali siano gli impedimenti che non hanno
ancora trasformato l'AQP da SPA a soggetto di diritto pubblico che
non deve perseguire alcun profitto.
Mi
impegnerò per la eliminazione dalla bolletta della remunerazione del
capitale investito e l’adeguamento delle tariffe.".
Queste dichiarazioni, oltre a non aver avuto un concreto seguito, non sono coerenti con la scelta di installare le case dell’acqua e con le motivazioni a supporto di tale indirizzo. Nel corpo della delibera di Giunta, con cui si è avviata la concessione in uso del suolo pubblico per l’installazione dei distributori automatici di acqua, il diritto all’acqua viene, infatti, confuso con un bisogno. E il richiamato “valore aggiunto all’acqua di acquedotto” altro non è che una mercificazione della risorsa.
Rinnoviamo l’invito a intraprendere un reale percorso di promozione e garanzia di una cultura dell’acqua pubblica, iniziando dal riconoscimento, nello Statuto Comunale, della non rilevanza economica del servizio idrico integrato, partecipando attivamente ai tavoli in corso per la ripubblicizzazione di AQP promossi dal Comitato Pugliese Acqua Bene Comune e dalla Rete Appulo- Lucana Salva L’Acqua.