Wao Festival 2017, il giusto mix di best practice per un evento davvero sostenibile
A una settimana dalla conclusione della maratona musicale di San Venanzo è possibile fare un primo bilancio della sostenibilità della terza edizione del Wao Festival: Ecoteam, energie rinnovabili, raccolta differenzia, Mater-Bi, strutture ecosostenibili e composting toilets i punti di forza
31 July, 2017
“Un evento di consapevolezza ambientale è la via più efficace per offrire un esempio concreto di come sia possibile vivere una vita nel rispetto dell’ambiente e delle creature che lo abitano. Un’attenta integrazione tra il festival, i partecipanti e l’ambiente naturale circostante, creando un luogo dove troveranno ampio spazio le pratiche di riciclo e l’utilizzo di materiali a km zero. Arte, architettura, alimentazione consapevole ed energia sostenibile sono i temi fondanti su cui si basa l’intero progetto. We Are One – scrivono gli organizzatori sul sito dell’evento - è un festival ispirato dai principi di unità, pace, creatività e sostenibilità; un luogo del corpo e dello spirito basato sulla partecipazione attiva, dove le persone potranno sperimentare una trasformazione esistenziale attraverso la partecipazione a un modo di vita alternativo ed essere testimoni delle potenzialità evolutive della cultura della sostenibilità.”
Se a questo si aggiungono cinque giorni di psytrance e techno senza sosta nel Parco dei Settefrati, all’interno dell’area naturale del Monte Peglia sulla strada che collega San Venanzo a Orvieto, ecco che cos’è stata la terza edizione del Wao Festival.
In questi ultimi anni sempre più spesso si sente parlare di eventi sostenibili, dai più piccoli ai più grandi è tutta una reclame a chi promette di immettere meno CO2 in atmosfera o a chi piazza più bidoni per la differenziata, ma a conti fatti si tratta esclusivamente di marketing, una sorta di greenwashing per continuare a far semplicemente profitti. Invece al Wao Festival la sostenibilità non è stato un cliché per attirare un target sensibile alle tematiche ambientali, ma tutto (o quasi) era realmente ideato, progettato e realizzato secondo i canoni e la logica della sostenibilità ambientale.
Strutture a impatto zero
A una settimana dalla sua conclusione è possibile fare un primo bilancio della sostenibilità del Wao. Partiamo dall’attrazione principale il Main stage (il palco principale, ndr) che dal 19 al 23 luglio ha fatto ballare ininterrottamente circa 2.800 persone a un ritmo medio di 160 BPM, una moderna arena costruita interamente con canne di bambù autoctone assemblate e lavorate grazie al metodo e alle maestranze di Canya Viva Italia, un progetto che fa delle canne e dell’architettura ecosostenibile il suo punto di forza. Oltre al main stage anche le altre strutture come l’alternative stage, l’area healing, la kids area (dove ogni giorno laboratori sul riciclo e riuso intrattenevano i più piccoli), la cultural area (nella quale si svolgevano incontri e seminari su temi come l’autocostruzione e l’ecologia ma non solo) fino alle sedute creative in pallet recuperato, erano realizzate in legno e altri materiali naturali, leggere, sostenibili e senza consumare un centimetro di suolo, praticamente a impatto zero.
La gestione rifiuti
Se sulla cima del Monte Peglia per più di cinque giorni hanno dormito, mangiato e ballato 2.800 persone a strettissimo contatto con la natura, va da sé che una delle principali criticità (se non la prima) è rappresentata dalla corretta gestione rifiuti, dove è evidente che non serve solo posizionare dei bidoni, ma bisogna progettarne accuratamente la raccolta (anche differenziata) e contrastarne la produzione, così da limitare il più possibile il littering.
Girando per il festival era possibile osservare, posizionati a gruppi di tre, i tradizionali bidoncini da 120 litri per la raccolta differenziata (organico, carta/cartone, plastica e alluminio), mentre all’interno della diffusa area camping erano posizionati semplici sacchi neri legati agli alberi per la raccolta dei rifiuti. Inoltre, a ogni partecipante all’ingresso venivano stati consegnati dei porta mozziconi, così da evitare l’abbandono di sigarette nel parco, e allo stesso tempo limitare al massimo il rischio di innescare incendi in una estate delle più roventi di sempre.
Per sovraintendere alla raccolta e gestione rifiuti il Wao ha messo in campo l’Ecoteam, un gruppone di 40 volontari, suddivisi su tre turni giornalieri, impegnati esclusivamente sul fronte rifiuti. Il loro ‘lavoro’ non consisteva nel mero cambio e trasporto dei sacchi fino all’area dove i rifiuti venivano stoccati in container, ma la loro funzione era quella di intercettare i rifiuti in tutti gli angoli del festival tentando di differenziarli quando possibile. Infatti non era insolito trovare i ragazzi dell’Ecoteam con guanti e sacco in mano intenti a raccogliere in maniera differenziata i rifiuti “sotto cassa”, alcune volte direttamente dalle mani dei trancers.
L’attenzione del Wao si è concentrata anche sul fronte della riduzione dei rifiuti. Nell’area dedicata ai food truck e bistrò, i cibi venivano somministrati solo con stoviglie compostabili in carta o Mater-Bi. Bandito da tutto il festival il vetro. Addirittura i barman e i ragazzi dello staff invitavano tutti coloro che stavano consumando bevande in contenitori di vetro a disfarsene, travasando il liquido in bicchieri di carta, plastica o compostabili, il tutto ovviamente per garantire una maggiore sicurezza perché, non va dimenticato, una buona parte dei partecipanti camminava a piedi nudi all’interno del Parco dei Settefrati.
Le composting toilets
Altrettanto importante è l’aspetto legato al trattamento delle deiezioni umane. Non solo perché se disseminate tra i boschi possono trasformarsi in un fattore inquinante per l’ambiente otre che per la salute umana, ma anche perché una gestione approssimata comporta enormi sprechi di acqua e energia.
Per questo al Wao circa la metà dei bagni era costituita da servizi igienici a secco mentre la restante parte da bagni chimici. L’uso di bagni a secco ha permesso non solo di limitare l’utilizzo di disgreganti chimici e relativo spreco d’acqua, ma ha contribuito a produrre compost così da restituire nutrienti al suolo.
I bagni a secco del Wao sono stati realizzati con un sistema “single vault” che, per i non pratici della materia, è costituito da una sola camera di accumulo degli escrementi con aerazione nella quale avviene il compostaggio con la seduta situata in alto per essere più confortevole. Oltre alla aerazione, per poter produrre compost veniva aggiunta della segatura, utile anche per limitare sensibilmente la formazione degli odori. Ovviamente anche la carta igienica utilizzata era sostenibile, infatti gli organizzatori hanno optato per un prodotto realizzato al 100% da Tetra pack riciclato, che garantisce una migliore e più veloce degradazione rispetto alla carta tradizionale.
Se a questo si aggiunge che dal punto di vista della sostenibilità energetica gli organizzatori hanno scommesso sull’utilizzo di “carburanti ecologici, energia solare ed eolica”, il Wao rappresenta uno dei principali eventi sostenibili in Italia, un esempio virtuoso di come è possibile far vivere assieme molte delle best practice così da ridurne davvero l’impatto ambientale.