'250mila morti nel 2040 per cambiamento climatico', Romanelli ad Adnkronos
"Se nel 2000 i decessi sono stati circa 150 mila, nel 2040 le morti sono destinate a salire a 250 mila. E la stima sarebbe ancora più alta se si escludesse dal calcolo la riduzione della mortalità infantile prevista nei prossimi anni". Lo spiega all'AdnKronos Massimiliano Corsi Romanelli, ordinario di Patologia clinica all'università degli Studi di Milano
12 September, 2017
Clima che cambia killer silenzioso. La sua scia di morte non travolge solo le vittime di eventi catastrofici come il nubifragio delle scorse ore a Livorno, ma minaccia le nostre vite con ondate di calore, vecchie malattie che ritornano ed effetti sulle infrastrutture sanitarie, sull'acqua che beviamo e sul cibo che mangiamo. E' così che, senza misure concrete per contrastare il fenomeno, "se nel 2000 i decessi associati al mutamento climatico sono stati circa 150 mila secondo i dati pubblicati dall'Organizzazione mondiale della sanità, nel 2040 le morti sono destinate a salire a 250 mila. E la stima sarebbe ancora più alta se si escludesse dal calcolo la riduzione della mortalità infantile prevista nei prossimi anni".
Lo spiega all'AdnKronos Salute Massimiliano Corsi Romanelli, ordinario di Patologia clinica all'università degli Studi di Milano e direttore del Laboratorio analisi dell'Irccs Policlinico San Donato. L'esperto, membro in passato dell'ex Centro di ricerche in bioclimatologia medica della Statale meneghina, è co-autore di un lavoro su clima e salute apparso sull''International Journal of Biometerology' e condotto in Italia, nell'area di Cuneo. Uno studio che correlava addirittura i fattori meteo e climatici ai ricoveri d'emergenza in ospedale per coliche renali e calcoli urinari. Questo per dire, sottolinea l'esperto, che "gli eventi meteorologici estremi sono fattori importanti che interessano la salute pubblica". E che più in generale "il cambiamento climatico ha svariate conseguenze sulla salute, sia dirette che indirette, sia a breve che a lungo termine".
"Si pensi solo alle ondate di calore. Nel 2003 - ricorda Corsi Romanelli citando ancora una volta l'Oms - in Europa hanno causato 70 mila morti in 12 Paesi, specialmente nella fascia di popolazione più anziana" che fra l'altro è in continua crescita: "Da un 20% di over 65, arriveremo a un 30% nel 2050. Via via che si invecchia - precisa il medico - il sistema di regolazione termica rallenta, rendendo più vulnerabili alle temperature alte come pure a quelle basse. Sempre secondo stime Oms, in assenza di misure mirate, per le ondate di calore registreremo in Europa entro il 2050 più di 120 mila decessi ogni anno. Con costi enormi, pari a 150 miliardi di euro". Caldo 'da morire', ma non solo. Può uccidere "anche l'eccesso di precipitazioni: le inondazioni del 2014 in Bosnia Erzegovina, Serbia e Croazia hanno fatto più di 60 vittime, sempre da dati Oms".
E poi c'è l'impatto della globalizzazione, che inevitabilmente si traduce anche "nel mutamento della distribuzione di alcune di alcune patologie": dalla sifilide alla tubercolosi, dalla malaria ad altre malattie veicolate dalle zanzare e amplificate proprio alla tropicalizzazione del clima. "Con gli inverni più miti e le estati più umide - osserva Corsi Romanelli - le aree popolate da molti insetti vettori si estendono".
Tornando al riscaldamento globale, "esiste un legame certo fra alte temperature e inquinamento atmosferico, causa di problemi respiratori e cardiovascolari soprattutto negli anziani e nei bambini. Ma non possiamo disgiungere le alte temperature dal cambiamento climatico", riflette l'esperto. Oltre all'impatto diretto sulla salute "ci sono poi le svariate conseguenze sanitarie", per esempio sulle strutture e la loro capacità di gestire l'assistenza: "Se un ospedale si allaga, significa che avrà minori capacità di soccorrere" pazienti vecchi e nuovi. Ancora, possono associarsi "crolli, problemi elettrici, straripamenti, fuoriuscita di acqua dalle fognature con la diffusione di agenti contaminanti e l'eventualità che entrino nella catena alimentare".
La conferma della vastità di implicazioni del clima che cambia, e insieme la buona notizia, è che la questione sta da tempo nel mirino delle autorità sanitarie internazionali. "Anche in Europa - conclude Corsi Romanelli - dove l'Oms si sta occupando dei legami tra clima e salute da più di 20 anni".