Picchi di caldo e aumento dei morti: i dati di Torino confermano la stretta correlazione
L'estate 2017 torinese insieme a quella del 2015 è stata la più calda di sempre, preceduta dalla sola estate 2003: il numero dei morti over 65 è stato del 7,2% maggiore di quello atteso confermando che il caldo intenso aumento la mortalità tra le categorie più sensibili della popolazione
18 September, 2017
di Renato Murcia
L’Arpa Piemonte ha pubblicato un Report di valutazione della mortalità estiva 2017 redatto nell'ambito di un progetto attivo su scala nazionale dal 2004 a cura del Dipartimento Protezione Civile, che mira a valutare in senso epidemiologico le interazioni tra clima e salute, oltre all'emissione di specifici bollettini di allerta.
Il trimestre estivo (Giugno-Luglio-Agosto) appena trascorso è stato contraddistinto a Torino da una temperatura media sensibilmente superiore al valore atteso della serie storica climatologica, collocandosi l'estate 2017 al secondo posto tra le estati più calde, preceduta dalla sola estate 2003 e a pari merito con quella del 2015. Durante i maggiori picchi di calore verificatisi c'è stato un aumento della mortalità tra le categorie più sensibili della popolazione.
In particolare prendendo in esame il dato relativo alla fascia ultrasessantacinquenne, si evince che nel periodo 15 maggio-8 agosto c’è stato un incremento della mortalità rispetto al valore atteso pari al 7,2% (1717 decessi osservati contro i 1601 attesi). Scorporando in senso temporale l'intero periodo di osservazione ed accoppiandolo con la concomitanza delle singole fasi canicolari più marcate, emerge anche un'altra interpretazione: picchi di mortalità statisticamente significativi proprio in corrispondenza con i giorni più caldi della stagione, in particolare con le ondate di caldo del 21-27 giugno e quella del 31 luglio-7 agosto. Mentre, all'opposto, nelle fasi più “fresche” la mortalità ritorna nei ranghi della normalità attesa. Proprio nella fase finale dell'ultima ondata di calore, il giorno 6 agosto si è toccato il picco assoluto di decessi giornalieri a Torino, con 38 casi, di cui 35 ultrasessantacinquenni.
Ciò che emerge è
una stretta correlazione (con valenza statistica) tra le punte
massime di caldo (nettamente sopra la media climatica) e la
probabilità di un incremento nei decessi presso la fascia anziana
residente in città. Fatto peraltro già osservato in modo
inequivocabile in estati passate (oltre alla già citata estate
estrema del 2003, si ricorda anche il luglio 2015 che detiene a
Torino il primato assoluto di singolo mese più caldo della storia
climatologica). A pesare sulla sensazione di disagio fisico,
sopratutto a carico dei soggetti più fragili, vi è anche il fattore
aggravante “urbano”, che non solo determina valori massimi diurni
di temperatura più elevati rispetto alle aree rurali, ma anche una
contrazione notturna delle temperature troppo modesta per ristorare
un organismo già provato.
Tenendo conto del
progressivo riscaldamento globale e della specificità topoclimatica
delle realtà urbane - sono ben note le “isole di calore” che
vengono a crearsi in corrispondenza delle grandi conurbazioni
antropizzate e fitte di insediamenti abitativi - si impone una
riflessione: bisogna pensare a delle misure di ordine socio-sanitario
ed anche urbanistico per aumentare la “resilienza” alle ondate di calore sempre più frequenti ed intense nel corso degli ultimi
decenni sull'Europa centro-meridionale, in città percentualmente
sempre più abitate da anziani (e Torino non fa eccezione), spesso
afflitti da patologie cardio-vascolari e respiratorie.