Firmata a Milano la Charta Smeralda, un codice etico per proteggere il mare
Eliminare la plastica usa e getta: a Milano gli amanti del mare si impegnano a proteggere l’oceano. Con la firma della Charta Smeralda si chiude il forum sulla sostenibilità degli oceani che per due giorni ha riunito amanti del mare, sportivi e studiosi dell'ecosistema marino
04 October, 2017
Il mare è in pericolo. Se non cambiamo stile di vita - stando ai dati diffusi dalla Ellen MacArthur Foundation - nel 2050 in mare ci sarà più plastica che pesci. Ma cosa possiamo fare? E soprattutto siamo ancora in tempo per lasciare alle generazioni future l’ecosistema marino in salute? “Possiamo vincere la sfida” è il motto del forum. Il risultato immediato è la firma della Charta Smeralda, una sorta di codice etico sul mare, con cui si vuole incrementare la consapevolezza sulle problematiche che minacciano l’ambiente marino, dai cambiamenti climatici all’acidificazione dell’acqua e l’inquinamento. La Carta individua 4 aree di intervento: spazzatura e inquinamento marini; cambiamento globale climatico; blue technology e blue innovation; ocean litteracy.
“Abbiamo raggiunto il punto di
non ritorno. Dobbiamo agire adesso. Oggi.” Sono le parole della principessa
Zhara Aga Kan promotrice del progetto One Ocean Forum e prima firmataria della
Charta Smeralda.
La sensazione è che finalmente
l’attenzione sull’inquinamento dei mari è al giro di boa. Da argomento per gli
esperti del settore, la tutela del mare diventa un impegno ben preciso per chi
ama il mare e trascorre il suo tempo sull’acqua, per piacere o professione, per
le organizzazioni che promuovono attività marittime, come gli Yatch Club, e per
chi vive sulle coste.
Tutti possono firmare la Charta
Smeralda diventando ambasciatori della protezione degli oceani con l’impegno di
rispettare principi e pratiche
sostenibili. Qualche esempio. Buone pratiche di manutenzione dell’imbarcazione
con prodotti rispettosi dell’ambiente, l’utilizzo di biocarburanti e fonti
rinnovabili, l’adozione di procedure per evitare lo scarico di acque nere e
grigie e impegnarsi attivamente nei programmi di educazione ambientale.
Chi firma il documento si impegna soprattutto a ridurre drasticamente l’utilizzo della plastica usa e getta (es. bottiglie di plastica, sacchetti per la spesa, pellicola di plastica, posate usa e getta, cannucce, bicchierini da caffè in plastica).
Ogni anno 8 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica invadono l’oceano. Maria Cristina Fossi dell’Università di Siena fornisce nel suo intervento un dato allarmante che riguarda il Mediterraneo e sottolinea l’importanza delle azioni dei singoli cittadini: “Le concentrazioni di plastiche e microplastiche nel Mediterraneo sono allo stesso livello di quelli riscontrati nei grandi vortici oceanici. Il Mediterraneo è tra le aree più impattate al mondo dal marine litter. Ciascuno di noi può fare qualcosa. Per esempio ridurre drasticamente l’utilizzo delle plastiche monouso. Noi le adoperiamo per 5 minuti ma poi rimangono nell’ambiente. Riduciamo l’uso delle bottigliette di plastica e facciamo la spesa sostenibile evitando il packaging al supermercato”.
Quanta plastica si produce durante una regata? “In un giorno
di regata c’è un consumo di plastica spaventoso! Da oggi in poi imporremo
ai nostri soci che in barca ci sia una sola bottiglia di plastica per ciascuno
e che usino quella. Immaginiamo questa buona pratica diffusa in tutti gli Yatch
Club. Una piccola azione con un valore importante sul piano educativo”. A parlare è Riccardo Bonadeo, commodoro
dello Yatch Club Costa Smeralda, il secondo firmatario della Charta.