Ilva, il sindaco di Taranto Melucci al ministro Calenda: 'Nessuno ci può ricattare'
Il Comune di Taranto e la Regione Puglia impugnano il DPCM che approva l'Autorizzazione Integrata Ambientale del nuovo acquirente Ilva e provocano la dura reazione del Ministro Calenda. Pronta la risposta di Melucci
29 November, 2017
Il Comune di Taranto e la Regione Puglia hanno deciso di impugnare il Decreto Ministeriale che approva l'Autorizzazione Integrata Ambientale del nuovo acquirente Ilva perché considerato inadeguato soprattutto dal punto di vista ambientale e sanitario. Come ricorda Luciano Manna su La Gazzetta Meridionale, il riesame AIA approvato nel 2012 rimane non attuato e le prescrizioni che dovevano essere ottemperate nel 2015, nella nuova domanda di AIA dell'acquirente, vengono promulgate con le scadenze posticipate sino al 2023.
Nella serata di ieri, martedì 28 novembre, è arrivata la dura nota stampa del Ministero dello Sviluppo Economico che attribuisce al sindaco di Taranto RinaldoMelucci e al presidente della regione Puglia Emiliano il rischio che questa azione possa compromettere l'operazione di cessione dello stabilimento Ilva di Taranto alla cordata Am Investco capitanata da ArcelorMittal. La risposta di Melucci non si fa attendere. Eccola:
" Leggo le dichiarazioni che a tarda serata provengono dal Mise e ci sarebbe da prenderla a sorridere per quanto risultano ancora una volta scomposte e scarsamente istituzionali, se non fosse che toccano corde troppo delicate per poter lasciare spazio all’ilarità in questo giorno in cui Taranto urla basta. Basta coi trucchi, basta con i numeri al lotto, basta con gli sgarbi politici ed amministrativi, basta con la flagellazione sistematica di un intero territorio, basta con il furto del futuro dei nostri bambini: si va al TAR, se in questo Paese esistono ancora dei valori non negoziabili dinnanzi al mercato, e magari ora non ci si ferma nemmeno alla giurisprudenza nazionale.
Nella serata di ieri, martedì 28 novembre, è arrivata la dura nota stampa del Ministero dello Sviluppo Economico che attribuisce al sindaco di Taranto RinaldoMelucci e al presidente della regione Puglia Emiliano il rischio che questa azione possa compromettere l'operazione di cessione dello stabilimento Ilva di Taranto alla cordata Am Investco capitanata da ArcelorMittal. La risposta di Melucci non si fa attendere. Eccola:
" Leggo le dichiarazioni che a tarda serata provengono dal Mise e ci sarebbe da prenderla a sorridere per quanto risultano ancora una volta scomposte e scarsamente istituzionali, se non fosse che toccano corde troppo delicate per poter lasciare spazio all’ilarità in questo giorno in cui Taranto urla basta. Basta coi trucchi, basta con i numeri al lotto, basta con gli sgarbi politici ed amministrativi, basta con la flagellazione sistematica di un intero territorio, basta con il furto del futuro dei nostri bambini: si va al TAR, se in questo Paese esistono ancora dei valori non negoziabili dinnanzi al mercato, e magari ora non ci si ferma nemmeno alla giurisprudenza nazionale.
Avevo allertato ministri e viceministri, anche quelli pronti a ricandidarsi a marzo in Puglia, che con Taranto non si poteva scherzare più. Ma nulla, abituati come sono a parlare per slogan e a non dare seguito formale alle parole, mi hanno considerato loro simile. Eppure ero stato chiaro. Avevo chiesto un tavolo esclusivo per Taranto e mi hanno invitato insieme a una quarantina di altri enti. E ho educatamente declinato l’invito. Non disertato. Con una lettera inequivocabile e sentita dall'intera comunità che mi onoro di guidare: le parole sono importanti per chi, come me, dà ad esse ancora un significato di verità e valore. Prendo atto che questo governo a scadenza non dimostra di tenere ad intessere rapporti costruttivi con Taranto. Sanno evidentemente che a breve non ricopriranno più quei ruoli e si prendono delle libertà che altrimenti non si prenderebbero. Nessun governo della civile Europa si permetterebbe di rivolgersi così al sindaco di una città martoriata, di mettere le questioni economico-occupazionali dinnanzi a quelle della salute e dell’ambiente. Mi rammarica constatare solo che si tratti di un governo di centrosinistra, del mio partito. Quanto questo governo abbia ormai tradito gli ideali del centrosinistra lo lascio giudicare ai politologi e ai cittadini.
Spiacente, queste sono battaglie che non possono tenere conto di una corrente o di una tessera di partito. Anche di un certo modo di fare sindacato. Taranto non si fa ricattare più. Impugnare un Dpcm immorale mette a rischio la vendita di Ilva? Pazienza. Benvenuti in Europa, terzo millennio. Vuol dire che l'acquirente non era così convinto della più impegnativa operazione di riqualificazione industriale della storia del nostro Paese. Vuol dire che il fragile piano industriale non conteneva una grande prospettiva temporale. Vuol dire che occorreva soltanto un pretesto a tutti per sfuggire da una pessima procedura. Cosa meglio di un capro espiatorio tarantino? Film già visto, governo poco creativo.
Se al contrario, come io credo ancora, l'investitore è serio e deciderà di puntare comunque su Taranto, senza farsi condurre fuori strada da governo e commissari, si comprenderà che è la città di Taranto il principale interlocutore, l'unico che può a ragione porre la parola fine alla vicenda, in un modo o nell'altro, e senza che vengano tralasciate alcune delle variabili poste oggi dai tarantini.
Venga a Taranto a parlare di miliardi di progetti, il ministro Calenda. Venga qui il viceministro Bellanova a dirlo alle associazioni di cittadini e genitori tarantini che devono attendere il 2023 prima che si valuti quanto e come si ammalano irrimediabilmente. Vengano i commissari a spiegare in piazza alle nostre imprese che in quei miliardi non si trova il becco di un quattrino per l'indotto, mentre imprese lombarde e liguri ancora lucrano in questo momento in uno stabilimento moribondo.
Che guardino negli occhi orfani, malati e lavoratori tarantini e dicano che l'acquisizione è a rischio, se per caso il sindaco o il governatore si azzardano a scandalizzarsi davanti ai fiumi rossi della città nei giorni di pioggia.
No, nessun ministro verrà qui a fare questo. Io i miei concittadini voglio incontrarli per le vie e voglio poterli abbracciare senza vergogna, per questo vado avanti, in tutte le sedi opportune. Lo scorso 29 giugno ho giurato sulla costituzione, per difendere diritti inalienabili, non devo fedeltà cieca a nessun partito. Rispondo ai cittadini, e ripeto: nessuno può ricattare me e Taranto. Nessuno".