Cibo e imballaggi in carta e cartone: intervista a Carlo Montalbetti, direttore generale Comieco
"Molte delle innovazioni che riguardano gli imballaggi cellulosici sono funzionali al prolungamento della shelf life dei prodotti"
06 December, 2017
Allo stato attuale ci sono cibi e bevande che non possono essere conservati in imballaggi in carta e cartone?
Parlando in termini generali, la scelta di utilizzare o meno un imballaggio in carta e cartone per confezionare alimenti e bevande è legata soprattutto a caratteristiche di igiene, praticità, sicurezza, sostenibilità e funzionalità dell'imballaggio stesso. Le limitazioni previste dalla normativa italiana fanno riferimento nello specifico ai packaging cellulosici prodotti con fibre provenienti da riciclo, per le quali esistono precise esclusioni.
In generale qual è la shelf-life (vita sullo scaffale) dei prodotti conservati negli imballaggi cellulosici?
La shelf life è correlata alla natura dei prodotti, quindi si parla di un tempo limitato a pochi giorni o settimane in caso di prodotti freschi, molto più esteso ad esempio per gli alimenti secchi. Fatta questa precisazione, possiamo in ogni caso affermare che il packaging in carta e cartone, se richiuso e riposto adeguatamente una volta che un dato alimento è stato aperto, aiuta a proteggere e conservare più a lungo il prodotto prevenendo possibili sprechi.
Molte delle innovazioni che riguardano gli imballaggi cellulosici sono funzionali al prolungamento della shelf life dei prodotti: un esempio è costituito dai cosiddetti packaging "attivi" i quali, grazie all'aggiunta di sostanze naturali contribuiscono in modo significativo a prolungare la conservazione dei prodotti. Queste sono innovazioni che, una volta immesse sul mercato, danno un prezioso contributo nella lotta agli sprechi alimentari: nel caso dell'ortofrutta, ad esempio, questo tipo di imballaggio sarebbe in grado di favorire politiche di qualità e qualificazione dell'offerta, comportando una potenziale riduzione degli scarti ortofrutticoli pari a 850mila tonnellate l'anno a livello nazionale.
Si utilizzano carte speciali in ambito alimentare? È frequente il ricorso a imballaggi poliaccoppiati e quali sono i vantaggi utilizzando questo tipo di packaging?
L'uso di carte speciali per uso alimentare è consueto per alcune tipologie di alimenti freschi, pensiamo ad esempio ai formaggi o agli affettati serviti al banco gastronomia della GDO o dal salumiere. Si chiamano carte "speciali" proprio per il fatto che sono particolari e progettate ad esempio per resistere ai grassi, tuttavia non sono riciclabili e non vanno conferite nella raccolta della carta quanto nell'indifferenziato. I poliaccoppiati, che ad esempio uniscono diversi strati di carta e plastica o alluminio, sono stati introdotti nel mercato dei prodotti alimentari, come nel caso dei sacchetti dei biscotti, per garantire freschezza, una maggiore resistenza e protezione. Si tratta di imballaggi non sempre semplici da differenziare e conferire, in quanto ogni comune italiano ha disposizioni specifiche in materia. Molto però ha fatto finora l'innovazione in questo frangente, e diverse altre soluzioni sono in fase di studio: pensiamo per esempio alle confezioni di molti biscotti, che ora possono essere tranquillamente conferite nella carta dato che il poliaccoppiato carta/plastica è riciclabile. Ad esempio l'intervento da parte di una nota azienda alimentare ha richiesto uno studio dello spessore del film in polipropilene, sulla grammatura della carta e sul tipo di adesivo utilizzato per l'accoppiamento. La soluzione definitiva ha visto un aumento della quantità di carta e una riduzione del materiale plastico. Per confermare il conferimento al circuito della raccolta differenziata della carta l'azienda ha sottoposto l'imballaggio così progettato al test di riciclabilità con il metodo Aticelca MC 501, con riscontro positivo.
Sempre per quanto riguarda i poliaccoppiati, sono in fase di studio alcune soluzioni che uniscono alla carta delle bioplastiche, conferibili nell'organico, la cui introduzione sul mercato, secondo una ricerca dell'Università Bocconi, presentata all'ultima edizione di Cibus dal Club Carta e Cartoni di Comieco, permetterebbe di sottrarre alla discarica 190mila tonnellate di rifiuti alimentari inviabili al compostaggio, con un conseguente risparmio economico potenziale di oltre 5 milioni di euro.
Qual è il contributo degli imballaggi in carta e cartone per quanto riguarda la riduzione degli sprechi alimentari? Si sta diffondendo l'uso di doggy bag?
L'imballaggio, oltre a contenere un dato alimento, è anche il suo primo biglietto da visita, lo protegge, ne prolunga la conservazione: per questo il packaging è un alleato importante in uno scenario in cui diventa fondamentale pensare e agire in modo sostenibile per preservare le risorse del nostro pianeta e combattere gli sprechi. Basti pensare che ben il 58% degli imballaggi cellulosici immessi al consumo in Italia sono legati al settore alimentare, un numero che può far capire quanto sia importante l'innovazione da questo punto di vista. Un'innovazione che deve partire e diffondersi anche grazie alla pratica virtuosa della doggy bag.
Attraverso le nostre doggy bag "d'autore" legate al progetto "Se avanzo mangiatemi", ci proponiamo di promuovere una cultura di responsabilità, affinché diventino uno strumento utile e quotidiano che aiuti gli italiani a cambiare mentalità e diffondere un nuovo comportamento sostenibile verso la riduzione degli sprechi. A questo proposito stiamo lavorando con Fipe - Federazione Italiana Pubblici Esercizi per dotare, in una prima fase, 1000 ristoranti lungo lo Stivale di doggy bag da fornire alla clientela per portare a casa cibi e bevande non consumate, trasformando quello che era un tabù in un'abitudine amica dell'ambiente.
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