Torino città sporca? C’è un netturbino ogni dieci chilometri
Articoli da La Repubblica Torino del 5 e 6 gennaio 2018
08 January, 2018
diego longhin
I sindacati dell’Amiat ammettono i problemi “Ma i dipendenti sono diminuiti e il lavoro aumentato”
Il numero dei dipendenti è diminuito, sono stati ridotti i passaggi e sono aumentati i chilometri che ogni spazzino deve coprire con la propria ramazza. Secondo i lavoratori e i rappresentanti dei sindacati anche per questo Torino è più sporca. « Se prima un netturbino doveva spazzare 5-6 chilometri, oggi è il doppio, tra i 10 e i 12 chilometri » , raccontano alcuni rappresentanti dei lavoratori. La differenza tra il prima e il dopo è la differenza che corre tra il 2006 e il 2017. « Prima c’erano 2.250 addetti, oggi ne sono rimasti 1.530, di cui operativi intorno ai mille » , spiega un sindacalista. I metri lineari, da 5-6 mila a 10- 12 mila, non sono l’unica differenza. Solo in centro si passa tutti i giorni, anche due volte al giorno, nel resto delle zone il passaggio e plurisettimanale. «In media tre volte ».
Il risultato porta ad uno spazzamento «meno intenso» . Pure gli addetti di Amiat ricordano che i marciapiedi spettano ai condomini, mentre agli spazzini toccano il bordo sotto il cordolo, le aree attorno ai giardini, agli edifici comunali e alle scuole. «È un dato di fatto che lo spazzamento manuale è stato ridimensionato - dicono gli addetti per colpa anche della raccolta porta a porta dei rifiuti che assorbe manodopera dall’igiene del suolo ». Alla fine della passata amministrazione si era ipotizzato di riportare la plastica e il vetro in strada con le campane e i cassonetti per liberare risorse per lo spazzamento. Strada che non si è intrapresa con la nuova amministrazione a Cinque Stelle che vuole incrementare il porta a porta. Un servizio “ faticoso”: nel turno si sale e scende dai mezzi per 180- 200 volte, spostando i cassonetti di plastica, secondo i calcoli dei sindacati, con effetti negativi per schiena, bracci e spalle. « Spesso i contenitori sono stracolmi. Rispetto ad una platea che è composta per più della metà da donne, il risultato è che si producono ogni anno molti inidonei al servizi ». Quanti sono oggi? «Tra i 200 e i 250 » . Molti, da quando però Amiat è entrata nella galassia Iren, sono stati reimpiegati in progetti particolari. Una parte nelle portinerie delle sedi del gruppo, altri in squadre che si occupano della raccolta dell’immondizia nei cestini su strada e nei “ siluri” in centro. Per i sindacati bisogna aumentare il numero di addetti nello spazzamento. « Una Circoscrizione come la 5 non può essere coperta da 55 persone», racconta un addetto.
Per Amiat la situazione è differente. Anche perché il prima, il 2006, e l’oggi non sono paragonabile. «Il 2006 è stato un anno l’unico, poi c’è stato un blocco dei turn over e la necessità di ridurre i costi, ma questo non ha peggiorato il servizio - sottolineano dall’azienda - gli indici di qualità percepita ed erogata sono rimasti alti » . Gli operativi, netturbini, autisti e raccoglitori, a fine dicembre sono 1075, sei in meno del dicembre 2016, ma nell’ultimo anno, grazie al nuovo orario introdotto dal contratto, si è passati da 36 a 38 ore. « Come avere 50 persone in più » , precisano. Nel 2017 sono state assunte 20 persone, altre 5 entreranno il 15 gennaio. In servizio ci sono ancora 12 profughi e a breve arriverà una tranche di detenuti, in tutto trenta. « Vero, in dieci anni c’è stato un calo dei dipendenti, ma si è fatta efficienza e cultura del rifiuto. Forse è diventata più difficile la gestione dei processi » , dicono in Amiat dove sottolineano il problema della “percezione”.
Molto dipende dai marciapiedi, tra cicche di sigarette e cartacce, «ma non è un compito dei netturbini, semmai un dovere dei cittadini » . Dipende dal senso civico. Quando arriva il porta a porta c’è chi preferisce usare il cestino in strada piuttosto di differenziare l’immondizia oppure c’è il commerciante che pulendo davanti al negozio sporca il tratto di strada dove il netturbino è passato prima che alzasse la serranda. «Su questo si può far ben poco - dicono in Amiat - forse campagne ad hoc come quella sulle deiezioni canine, ma è compito del Comune sul tema marciapiedi».
Viaggio nelle strade da spazzare tra cartacce, foglie secche e frigo - da La Repubblica Torino del 05.01.2018
Nessuna zona si salva: San Donato e Barriera di Milano più in difficoltà Corso Regina, i cassonetti assediati da vecchi mobili e gomme bucate
JACOPO RICCA
Una Torino più pulita era tra gli obiettivi della giunta 5stelle per l’anno appena concluso. Il decoro urbano, per la giunta Appendino, era una delle priorità e lo avevano annunciato giusto 12 mesi: «Ci sarà una campagna istituzionale per richiamare la cittadinanza sull’importanza di salvaguardare la bellezza, che è un dovere di chi amministra la città, ma passa anche dai gesti quotidiani delle persone» promettevano da Palazzo Civico nel gennaio 2017.
Eppure in questi primi giorni del 2018 attraversandola dal centro alla periferia Torino non sembra affatto più pulita, anzi. Questi forse non sono i giorni migliori per avere una città linda: tra gli incartamenti dei regali natalizi, gli avanzi dei botti di Capodanno e una riduzione dei passaggi degli operatori ecologici per le festività, la situazione in diversi punti non è delle migliori.
Dal lungo Po Antonelli, con le sponde del fiume invase dalle nutrie cui si sono aggiunti sacchetti di plastica, ma anche lampadari e giocattoli abbandonati, all’alveo della Dora dove riposano diverse biciclette dei servizi di bike sharing gettati dai vandali, passando per i cassonetti di corso Regina Margherita, di Borgo Vittoria e Barriera di Milano, trasformati in isole che di ecologiche hanno ben poco e sono circondati da mobili, ruote di auto, ma anche calcinacci e quel che rimane delle ristrutturazioni dei palazzi attorno, fino ad arrivare a San Salvario e la zona di piazza Nizza dove alla pulizia dell’area del mercato non fa il paio quella dei marciapiedi circostanti. Anche nella zona del Lingotto, complice il cantiere infinito del grattacielo, e oltre la ferrovia dalle parti dell’ex villaggio olimpico dell’ex Moi, ma anche in piazza Galimberti la situazione non è migliore.
Il viaggio lungo la città sporca non risparmia nessuna parte di Torino, a partire dal centro dove dominano le cosiddette deiezioni canine, che altro non sono che la versione meno artistica e più animalesca dell’opera più celebre di Piero Manzoni. Anche su questo fronte la sindaca Appendino aveva promesso che il 2017 avrebbe portato importanti novità, ma finora non si è visto molto. Sull’uscio di uno dei vecchi negozi dei quartieri a nord di Torino, le cui saracinesche sono abbassate da tempo, campeggia plastico un escremento di cane. È un po’ il simbolo di questo problema: la pulizia secondo l’Amiat spetterebbe al negoziante che però non apre da più di 6 mesi e così l’opera canina è rimasta ferma a segnare il tempo che passa dalla chiusura del verduriere.
La zona di Barriera di Milano è tra le più in difficoltà sul fronte della pulizia delle strade e in particolare attorno a piazza Foroni, tra via Monterosa e via Mercadante molti cittadini ammassano attorno ai cassonetti davvero di tutto:«Nei nostri quartieri uno dei problemi maggiori riguarda proprio l’uso improprio dei cassonetti. C’è chi pensa che si possano abbandonare i rifiuti ingombranti a bordo strada e gli operatori Amiat li porteranno via, peccato che non debba essere così – spiega la presidente della Circoscrizione 6, Carlotta Salerno – Può capitare di trovare davvero di tutto, dai materassi ai frigoriferi, mabasterebbe utilizzare il numero verde per essere certi della rimozione senza costi ulteriori.
Servirebbero più controlli sia nei quartieri che nella aree meno battute e noi abbiamo già avuto la disponibilità di varie guardie ecologiche a supportarci, ad esempio, ma il comune deve risolvere i nodi regolamentari...
oppure deve dedicare operatori amiat e polizia municipale».
Un problema figlio della scarsa informazione di molti dei nuovi torinesi, in arrivo dall’Africa, che popolano la zona, cui però si aggiunge anche l’inciviltà di chi utilizza intere parti della periferia, come strada Cuorgnè, al posto delle discariche: «Ogni due o tre mesi siamo costretti a chiedere un intervento straordinario perché ai bordi di certe strade, sempre le meno illuminate e frequentate, si creano dei veri cumuli di immondizia, comprese le masserizie – aggiunge Valentina Ciappina, coordinatrice all’Ambiente della 6 – Queste pulizie sono un costo aggiuntivo che però purtroppo non risolve il problema perché fatto il lavoro siamo da capo. Noi con un progetto per lavori socialmente utili vinto come circoscrizione faremo anche un lavoro di informazione alla cittadinanza, e facciamo da continua intermediazione tra i cittadini e l’Amiat, ma non possiamo fare molto altro. La sensibilizzazione dei cittadini deve andare di pari passo con un’adeguata risposta dell’amministrazione».
Se non ci si fida più della realtà però si può sempre fare un giro sulla versione internettiana dei vecchi bar sport, i gruppi Facebook che riuniscono gli abitanti dei diversi quartieri di Torino. Da Parella a Borgo Vittoria, passando per Mirafiori almeno il 50 per cento dei post è sul tema città sporca. L’autunno è passato da un pezzo eppure le foglie continuano a riempire gran parte dei marciapiedi lungo i fiumi di Torino e anche in molti dei corsi alberati. E proprio il fogliame secco sembra invogliare i torinesi meno civili ad abbandonare a terra sacchetti di plastica, pacchetti di sigaretta, ma anche lattine e molta della pubblicità che in tanti condomini non vogliono più sia lasciata nelle buche.
«Il problema è di tre tipi, da un lato c’è chi meritoriamente lascia fuori cose che non servono più, ma potrebbero essere usate da altri, a questi però si affiancano i più numerosi pigri che non hanno voglia di sforzarsi di mettere il rifiuto troppo voluminoso all’interno – ragiona Paolo Hutter, ex assessore all’Ambiente e fondatore di Eco delle città – Il terzo tema è quello dei cassonetti troppo pieni perché a Torino si differenzia troppo poco».
Secondo il presidente della Circoscrizione 4, Claudio Cerrato, però le cose non vanno meglio nemmeno dove c’è il porta a porta: «Da quando è stato introdotto nel quartiere Parella abbiamo notato un nuovo fenomeno – dice – Una minoranza di incivili anziché fare la differenziata va a intasare i cestini per le cartacce. Così ci siamo trovati i marciapiedi invasi dall’immondizia. Da un lato il personale di Amiat è stato ridotto e l’azienda fatica a garantire gli standard cui eravamo abituati dal 2006 in poi, ma dall’altra è anche un problema di scarsa educazione civica».
Città sporca? Il Comune schiera gli “accertatori” Multe in arrivo ai condomini - da La Repubblica Torino del 06.01.2018
diego longhin
L’Amiat annuncia l’acquisto di nuovi mezzi elettrici per agevolare il lavoro dei netturbini
Squadre miste composte da addetti dell’Amiat e agenti della polizia municipale per sensibilizzare e multare chi sporca e chi non rispetta le regole, dalla pulizia dei marciapiedi alla corretta divisione dei rifiuti tra i vari cassonetti. Sarà questa una delle risposte del Comune e dell’azienda del gruppo Iren di fronte ad una Torino più sporca. « L’idea è quella di creare squadre dedicate — sottolinea Gianluca Riu, amministratore delegato dell’Amiat — collaboreremo con la municipale formando vigili che possano intervenire su questioni specifiche » . L’assessore all’Ambiente della giunta Appendino, Alberto Unia, si è già confrontato con il nuovo comandante dei civich, Emiliano Bezzon. «Non c’è stato un peggioramento del servizio — sostiene Unia — c’è forse minore attenzione da parte dei torinesi e dei turisti. Ed è questo che dobbiamo contrastare. Lo abbiamo fatto con compagne di comunicazione, ora lo faremo strada pre strada. Faremo un censimento degli accertatori che già oggi sono disponibili, tra guardie zoofile e ambientali, e valuteremo di quando incrementare i controllori » . L’idea è quella di applicare il metodo Milano, dove sono piovute multe, da 50 a 100 euro, per correggere i comportamenti scorretti di condomini e cittadini nei confronti della gestione della differenziata e dell’immondizia in generale. Nelle casse del Comune del capoluogo lombardo entrano 2 milioni di euro da questo tipo di contravvenzioni.
L’assessore Unia racconta di casi verificati di persona: « Cassonetto vuoto e sacchetti che stanno tutti attorno. E che attirano altri sacchetti » . Insomma, la teoria del vetro rotto applicata all’immondizia. Così come la mega damigiana di vino abbandonata, immortalata da Repubblica nel reportage, la sedia o lo stendino rotti. «Sarà una delle priorità del 2018 — sottolinea l’amministratore delegato Riu — perché con questo tipo di abbandoni accanto ai cassonetti aumenta la percesione di una città sporca». Oggi Amiat fa giri in parallelo ai netturbini con mezzi attrezzati per i rifiuti che vengono abbandonati. « Domani saranno gli stessi netturbini ad avere quadricicli elettrici al postoe della vecchia Ape con vasche dove poter raccogliere i rifiuti abbandonati. Gli addetti avranno un controllo totale del territorio » . Nel 2018 saranno un’ottantina i mezzi che arriveranno, mentre nel piano industriale saranno circa 200. Per l’ad dell’ex municipalizzata che oggi fa parte della galassia Iren il «disinteresse» dei torinesi per la pulizia è un problema. Un esempio è quello che è successo nel quartiere Parella: « Volevamo sperimentare una pulizia meccanizzata della strada che prevede il divieto di sosta per un tempo limitato, divieto comunicato con giorni d’anticipo e in accordo con la Circoscrizione. Non siamo mai riusciti a operare come avremmo voluto perché non c’è stata collaborazione da parte dei cittadini. Il divieto di sosta non è mai stato rispettato » . Da qui l’idea che gli accertatori e la collaborazione con i vigili possa dare risultati. «Non rinunceremo alle campagne di comunicazione che facciamo periodicamente e su cui investiamo molte risorse e alle attività nelle scuole. Verificheremo se è il caso di puntare su attività mirate nei diversi quartieri » . Rispetto ai dati forniti dai sindacati, che puntano il dito sul calo del personale, la diminuzione dei passaggi settimanali e l’incremento delle aree da pulire, da 5- 6 a 10- 12 chilometri per ogni netturbino, Riu replica che «per l’azienda è doveroso aumentare la produttività e l’incremento delle aree e dei metri lineari da spazzare dipende anche dal fatto che con il nuovo contratto le ore di lavoro settimanale sono salite da 36 a 38».
Altra linea di intervento è l’app Junker che debutterà a Torino a gennaio. Servirà per migliorare la differenziata indicando ai cittadini, tramite il codice a barre dei prodotti o il tipo di materiale, quale contenitore usare. Non solo. L’assessore Unia vuole usare l’App come sistema di segnalazione di problemi tra cittadini, azienda e Comune. « Il miglioramento della comunicazione può rendere il servizio più efficiente e i tempi di rimozione dei rifiuti e di soluzione dei problemi più rapidamente».