Sacchetti biodegradabili. CIC: 'Otto verità per una migliore raccolta dell’umido domestico'
"La quasi totalità degli impianti (con poche eccezioni, dovute a particolari sistemi di pretrattamento) accetta e gestisce senza alcun problema la presenza di manufatti in plastica compostabile nel flusso di organico conferito, sia nel caso di processi biologici di solo compostaggio che nei processi integrati digestione/compostaggio"
09 January, 2018
“L’introduzione dell’obbligo dell’uso di sacchi per ortofrutta compostabili ci consente ancora una volta di tornare sul tema dei sacchetti biodegradabili e compostabili, sulla qualità delle raccolte differenziate e sul compostaggio dei rifiuti organici. Tuttavia, la mancanza di una comunicazione adeguata nei confronti dei cittadini e degli organi di stampa ha creato fraintendimenti e la diffusione di informazioni a nostro avviso non corrette, soprattutto per quanto riguarda la raccolta differenziata dell’umido e gli impianti di compostaggio”. Così Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC) commentando l’introduzione dell’obbligo dal 1° gennaio 2018 di utilizzare come imballaggio primario per alimenti sfusi sacchi leggeri e ultraleggeri biodegradabili e compostabili certificati secondo la norma UNI EN 13432. Il CIC ricorda sinteticamente alcuni punti e alcune semplici regole per compiere una corretta raccolta della frazione organica, a partire dalla scelta del sacchetto, ribadendo la necessità di un intervento migliorativo relativo alle etichette: “è necessario che siano rese compostabili”. Sacchetti ortofrutta: idonei per la raccolta dell’umido Etichette: rimuoverle dal sacchetto Impianti qualificati per gestire plastica biodegradabile e compostabile Sacchetti strappati: vanno bene nell’organico Per l’organico solo sacchetti certificati Verificare la certificazione del sacchetto Evitare le buste di plastica tradizionale Plastica tradizionale problema per il riciclo organico “La Legge recentemente approvata ha un obiettivo condivisibile, in quanto mira a diminuire la presenza di plastica ultraleggera sostituendola con sacchetti compostabili. Un’evoluzione per il CIC importante e preziosa”, sottolinea Massimo Centemero, direttore CIC. “Il nostro auspicio per il futuro è un intervento migliorativo per rendere anche le etichette compostabili”. Raccolta differenziata: Italia da 25 anni esempio mondiale per il rifiuto organico La raccolta differenziata del rifiuto organico - ricorda il CIC - nasce in Italia nei prima anni ‘90: da allora, in modo progressivo e costante, sono aumentati i tassi di raccolta differenziata così come voluto dapprima dalle regioni (con le pianificazioni regionali sulla gestione dei rifiuti), poi dallo Stato (con il Decreto Ronchi del 1997 e con il Testo Unico Ambientale del 2006) ed ora anche dall’Unione Europea (con la imminente revisione della Direttiva quadro sui rifiuti). Volta per volta è stata alzata l’asticella della quota di raccolta differenziata, passando dal 35% al 50%, per arrivare ora al 65%. La raccolta differenziata del rifiuto organico (comunemente l’umido e il verde) ha contribuito e contribuirà in modo decisivo al raggiungimento degli obiettivi normativi e di politica ambientale stabiliti a diversi livelli (provinciale, regionale, statale e comunitario). L’Italia negli ultimi 25 anni si è distinta, prime fra tutte non solo a livello europeo ma mondiale, introducendo un sistema che funziona e che consente il riciclo organico di circa 6 milioni di tonnellate all’anno; esempi concreti di efficienza e sostenibilità si trovano su tutto il territorio italiano, con casi di eccellenza mondiale - che fanno peraltro scuola all’estero - di sistemi, impianti, processi e prodotti.
I sacchetti ortofrutta, che dal 1 gennaio 2018 dovranno essere costituiti esclusivamente da materiale biodegradabile e compostabile, sono compatibili con il sistema impiantistico nazionale e con le modalità di raccolta diffusi sul territorio; pertanto possono essere utilizzati per il contenimento dell’umido domestico.
Le etichette rappresentano effettivamente una criticità a cui sarebbe importante dare una risposta. Vale sia per quelle dei sacchetti ortofrutta che per quelle riportate direttamente su alcuni tipi di frutta e verdura, come ad esempio banane e mele. Gli impianti sono comunque attrezzati a rimuoverle; tuttavia, l’utente sensibile può apporre l’etichetta sul manico, così da toglierla prima di utilizzare il sacchetto per la raccolta dell’umido, senza inficiarne la tenuta.
L’impiantistica dedicata al riciclo dei rifiuti organici si conferma come una filiera qualificata ed efficiente nella gestione degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile: la quasi totalità degli impianti (con poche eccezioni, dovute a particolari sistemi di pretrattamento) accetta e gestisce senza alcun problema la presenza di manufatti in plastica compostabile nel flusso di organico conferito, sia nel caso di processi biologici di solo compostaggio (aerobico NdR) che nei processi integrati digestione/compostaggio (anaerobico/aerobico NdR - per maggiori informazioni su diversi processi di trattamento rimandiamo al seguente articolo di Eco dalle Città).
Un sacchetto strappato, ancorché non più a tenuta, può essere comunque conferito nel flusso dell’organico destinato al compostaggio (o digestione anaerobica abbinata al compostaggio) perchè biodegradabile e compostabile.
Per un corretto trattamento dei rifiuti organici è fatto obbligo di utilizzare i sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile certificati a NORMA UNI EN 13432 in carta o in bioplastica, per contribuire all'effettivo recupero dei rifiuti e alla produzione di compost di qualità.
Per riconoscere un sacchetto conforme alla legge bisogna controllare se riporta le scritte “biodegradabile e compostabile”, quella dello standard europeo EN 13432:2002 e la certificazione di compostabilità.
Per raccogliere l’umido bisogna assolutamente evitare le buste di plastica tradizionale: è un materiale che risulta “indigesto” ai microorganismi che trasformano gli scarti alimentari e verdi in compost. Non può dunque essere riciclato nella filiera del recupero del rifiuto organico.
Le plastiche convenzionali presenti nel rifiuto organico si sono rivelate un grave problema: la loro rimozione pressoché integrale, per garantire il rispetto degli standard qualitativi del compost, rende necessari interventi di raffinazione impegnativi dal punto di vista delle energie investite e costosi per gli ingenti quantitativi di scarti prodotti.
Un altro elemento fondamentale per un buon riciclo, e questo vale per tutte le filiere, dalla carta alla plastica, dal vetro all’alluminio, è la qualità della raccolta differenziata: per una buona raccolta dell’umido è indispensabile abbassare il più possibile elementi indesiderati non compostabili.
Foto: Digestori - credits Massimo Centemero