‘Latte levy’, una tassa per contrastare i danni ambientali delle tazze da caffè monouso
In Gran Bretagna è cominciato il dibattito pubblico sulle inquinanti tazze per l’asporto del caffè che potrebbe portare all’introduzione di una tassa. Abbiamo chiesto a Francesco Calò, esperto dei comportamenti dei londinesi, se la nuova tassa può fare davvero la differenza
12 January, 2018
Se in Italia ha fatto molto discutere l’introduzione del pagamento dei sacchetti biodegradabili per l’ortofrutta, nel regno di Sua Maestà Elisabetta II a breve potrebbe sollevarsi la stessa “indignazione”. Questa volta l’oggetto della possibile rivolta che ha già contagiato i social non sarebbero i sacchetti compostabili ma le tazze monouso per caffè da asporto che, in tutto il Regno Unito, cominciano a rappresentare un serio problema dal punto di vista ambientale.
L’allarme è stato
lanciato dalla presidente della Environmental
Audit Committee la
deputata di Mary Creagh, che ha dichiarato: "Il Regno
Unito getta via 2,5 miliardi di tazze di caffè usa e getta ogni
anno, abbastanza da fare il giro del pianeta cinque volte e
mezzo, mezzo milione al giorno e quasi nessuna viene riciclata. Il
governo non fa nulla. Il mercato dei coffee shop nel Regno Unito si
sta espandendo rapidamente, quindi dobbiamo dare il via a una
rivoluzione nel riciclo: chiediamo
azioni per ridurre il numero di tazze monouso, promuovere tazze
riutilizzabili e far si che entro il 2023 tutte le tazze monouso
siano riciclabili”.
Con queste premesse il Committee ha invitato il governo britannico le seguenti proposte per affrontare e risolvere il problema:
- Introdurre un "latte levy" (traducibile come “tassa del cappuccino”, ndr) da 25 centesimi di Sterlina, circa 28 centesimi di Euro, sulle tazze da caffè usa e getta; per poi utilizzare i proventi migliorando le strutture di riciclaggio e di trattamento dei rifiuti del Regno Unito.
- Stabilire un obiettivo per cui tutte le tazze da caffè usa e getta devono essere riciclabili entro il 2023. Se questo obiettivo non viene raggiunto, il governo dovrebbe intervenire vietando le tazze da caffè usa e getta.
- Fare in modo che i produttori paghino di più per gli imballaggi difficili da riciclare.
- Migliorare
l'etichettatura per educare e permettere ai consumatori di smaltire
la loro tazza nel migliore dei modi con l'apposizione di diciture
come "not widely recycled” o “recyclable in store only”
Sebbene alcune
caffetterie offrano sconti ai clienti che portano la propria tazza,
queste offerte incidono solo nell’ordine dell'1-2% sul totale degli
acquisti di caffè in tazza. Il comitato “preso atto
dell'impatto sul comportamento dei consumatori del consumo di
sacchetti di plastica (che ha ridotto l'utilizzo di sacchetti di
plastica di oltre l'83% nel primo anno)” ha concluso che i
consumatori sono più sensibili a un addebito che a uno sconto.
L’Environmental
Audit Committee
quindi ha esortato il governo a introdurre una tassa di 25 centesimi
di Sterlina per le tazze usa e getta, da pagare in aggiunta al prezzo
di un caffè. “Le entrate – si legge nelle raccomandazioni
del comitato - dovrebbero essere utilizzate per investire in
impianti di ritrattamento e infrastrutture binarie per garantire che
le tazze monouso e gli altri imballaggi per alimenti e bevande
vengano riciclati. Con il miglioramento della velocità di
riciclaggio delle tazze da caffè, così da permettere anche
una progressiva riduzione della tassa”.
Per ora le prime
reazioni, sui social e stampa, di quella che potrebbe essere la prima
tassa “ambientale” del governo conservatore di Theresa May,
ricalcano la falsa riga di quelle che si sono avute nel nostro paese
con il “caso sacchetti”: perché deve essere il consumatore a
pagare quando è una azienda a impormi quel tipo di tazza?. Con
l’unica e sostanziale differenzia che in Gran Bretagna si parla di
una tassa, mentre in Italia è stato esplicitato ai consumatori solo
il costo del sacchetto.
Per capire qualcosa
in più abbiamo chiesto a Francesco Calò (Customer Host –
in pratica il responsabile operativo di tutti i servizi dedicati al
cliente - per la Overground di Londra presso la stazione
di Kentish Town West nel quartiere di Camden) che grazie al suo
lavoro ha un punto di vista privilegiato sui comportamenti dei
londinesi e, in questo caso, sul fenomeno delle tazze da caffè
monouso.
Le tazze monouso
sono diventate un vero e proprio problema ambientale, concordi con
quanto espresso dal Environmental Audit Committee?
A mio parere sì, queste tazze hanno un enorme impatto ambientale, considerato non solo il numero dei contenitori monouso gettati tutti i giorni che è gigantesco, ma anche il fatto che si tratta per la maggior parte di contenitori di dimensioni piuttosto grandi. Non bicchierini da espresso, ma bicchieri da te’ o cappuccino di 10-15 cm d’altezza e 20-35 cl di capacità, di materiale corrugato termoresistente con tanto di tappo in plastica e spesso di materiali diversi all’esterno e all’interno, quindi più difficili da differenziare rispetto al semplice bicchiere di cartone, come la Coca Cola da McDonald per intenderci.
Oltretutto,
a differenza di sacchetti e bottigliette di plastica, queste tazze
sono letteralmente monouso e diventano spazzatura pochi minuti
dopo il loro acquisto, ed essendo da asporto spesso
vengono, se va bene, semplicemente gettate nel primo cestino che
capita, altrimenti finiscono per terra, anche quando sono
riciclabili.
Secondo la tua percezione è vero che pochissime persone usano la tazza riutilizzabile?
La
percentuale di persone che utilizzano per la loro bevanda d’asporto
thermos o tazze
lavabili di ceramica, PVC o altro è
piuttosto bassa.
Si
tratta per lo più
di persone animate da motivazioni pratiche (persone
che bevono il loro cappuccino andando di corsa al lavoro in treno
o autobus affollati ed hanno paura di scottare gli altri)
o
con
una
coscienza ambientale (ma
queste
sono una
minima parte). Altri
invece lo fanno perché è di tendenza
e
utilizzano tazze
del ‘Trono di Spade’ o quelle
di
‘Grifondoro’ per il Frappuccino al latte di soia speziato alla
cannella che fa tanto trendy. Nessuna
delle tre categorie, a
mio giudizio, è
motivata dall’ottenimento di uno sconto sul prezzo della bevanda.
Mediamente quanto
costa un caffè/cappuccino/latte d'asporto? Una tassa di 25p inciderà
davvero sul consumo come avvenuto su sacchetti monouso in plastica?
Una tassa di 25p secondo me avrebbe un serio impatto sui comportamenti, decisivo direi, considerato che il costo di una di queste bevande si aggira mediamente sui £2- £2.50. Richiedere a chiunque non riutilizzi la propria tazza un prezzo maggiorato dell’8 – 10 % (o offrire la possibilità di pagare una cauzione per l’asporto della tazza) spingerebbe moltissima gente ad abbandonare le tazze monouso. E se si considera che sono bastati 5p per sacchetto in plastica (una percentuale quasi irrisoria sul prezzo della spesa) a ridurre l’uso dei sacchetti di plastica di più dell’80% , pertanto ritengo l’obiettivo di azzerare l’utilizzo delle tazze da caffè monouso non riciclabili entro il 2023 non è impossibile da raggiungere.
Per finire, non credo che le diciture sulle tazze avrebbero un impatto paragonabile a quello della tassa, per me si otterrebbero maggiori risultati imponendo standard sulla provenienza delle tazze ai rivenditori piuttosto che materiale informativo alla clientele.