Contrastare il degrado promuovendo l’inclusione sociale. A Milano parte la sperimentazione per la gestione condivisa dei beni comuni
La Giunta comunale ha approvato le linee guida per dare il via a un accordo di collaborazione per la gestione condivisa dei beni comuni. Lipparini e Rabaiotti: “Strumento innovativo, semplice e diretto per favorire la collaborazione tra cittadini e Amministrazione”
19 March, 2018
La Giunta comunale ha approvato le linee guida per dare il via a un accordo di collaborazione per la gestione condivisa dei beni comuni. Si tratta di una sperimentazione che avrà la durata di 12 mesi e vedrà la collaborazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini attivi, volontari, gruppi informali (comitati e social street e altre forme di aggregazione spontanea di cittadini), associazioni legalmente riconosciute, istituzioni scolastiche, comitati di genitori, fondazioni e imprese promotrici del cosiddetto “volontariato aziendale” per la cura condivisa di alcuni immobili, spazi aperti e aree comuni.
Attraverso questa sperimentazione la Giunta intende promuovere la partecipazione della cittadinanza attiva al governo della città e al tempo stesso consolidare il rapporto tra Amministrazione e cittadini, volontari e gruppi informali per prendersi cura insieme di alcune aree, contrastando così il degrado e promuovendo l’inclusione sociale.
“Giunge a maturazione – dichiarano gli assessori Lorenzo Lipparini (Partecipazione, Cittadinanza attiva e Open data) e Gabriele Rabaiotti (Lavori pubblici) – un ampio percorso di discussione e approfondimento per portare a Milano uno strumento innovativo, più semplice e diretto, che consentirà ai cittadini di collaborare con l’Amministrazione nella realizzazione di progetti di gestione, manutenzione, miglioramento e attivazione dei beni comuni urbani: dalle aree verdi, a porzioni di terreno, dagli spazi a piccole installazioni per la pratica di sport. È un’opportunità per chiamare a raccolta e attivare tutte le energie civiche nel miglioramento della qualità della vita nei quartieri che si interfaccia in modo complementare con le risorse e il percorso del Bilancio Partecipativo. Con quest’ultimo realizzeremo le opere pubbliche richieste dai cittadini, con i patti di collaborazione le faremo vivere.”
La prima fase della sperimentazione si concentrerà su otto spazi cittadini individuati dall’Amministrazione. Cinque potranno essere utilizzati per iniziative temporanee: l’area di Piazza Tirana, l’area di largo A. Balestra, le aree verdi di via del Cardellino e di via Cesariano, l’Anfiteatro Martesana in largo Parco Martiri della Libertà Iracheni per iniziative di animazione a titolo gratuito e le aree pedonali di via Micene e via Abbiati, nel quartiere San Siro.
Tre invece saranno destinati a progetti di carattere continuativo: l’immobile confiscato alla mafia in via Espinasse 106, che dovrà essere destinato a finalità che siano coerenti con la legislazione in materia di utilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata; il campo bocce del parco Franca Rame nel quartiere Adriano e i locali a uso commerciale posti al piano terra dell’edificio ERP di via Giovanola 13/27 sfitti da lungo tempo.
In queste aree – sulla base delle proposte avanzate da parte di cittadini, associazioni e gruppi informali – si attiveranno collaborazioni di diverso tipo, dalla cura occasionale a quella costante e continuativa, dalla gestione condivisa sino ad arrivare, in un crescendo del rapporto di collaborazione, alla rigenerazione dell’area.
L’elenco potrà essere esteso ad altre aree verdi (aiuole, orti urbani, giardini condivisi), aree ludiche e sportive e immobili che necessitano di cura e manutenzione all’interno dei quali promuovere attività di formazione e di coesione sociale per la promozione dell’integrazione e azioni di valorizzazione culturale. Potranno essere selezionate anche aree individuate dai cittadini, purché rientrino fra le tipologie indicate.
L’esperienza della sperimentazione del “Patto di collaborazione” permetterà poi la stesura di una bozza di “Regolamento dei Beni comuni” da presentare al Consiglio Comunale per la discussione e la successiva l’approvazione.
Sono già 104 i Comuni che hanno adottato un regolamento in materia. Pioniere il Comune di Bologna nel 2014, seguito da altri capoluoghi come Alessandria, Bari, Bergamo, Brescia, Brindisi, Caserta, Firenze, Genova, Grosseto, L’Aquila, Livorno, Parma, Pavia, Pescara, Pistoia, Pordenone, Ravenna, Reggio Calabria, Siena, Sondrio, Terni, Torino e Trento.
Fonte: Comune di Milano