Salone del Libro, bene l’impatto economico ma quello ambientale? | Video
Una nota stonata arriva dall’impatto ambientale dell’evento e specialmente sul fronte dei rifiuti. Oltre all’assenza della raccolta differenziata, l’area di stoccaggio sembra quasi una discarica a cielo aperto
14 May, 2018
Non si è ancora conclusa la 31a edizione del Salone del Libro ma è già possibile fare alcuni primi bilanci. Dal punto di vista dei visitatori le parole del direttore Nicola La Gioia sulla giornata di sabato 12 maggio rendono l’idea: "A un certo punto, per la prima volta nella storia, oggi hanno chiuso le biglietterie per un'ora perché si era raggiunta la capienza massima. Detto questo, detto tutto". Se si prendono in considerazione i dati sull’impatto economico della scorsa edizione (presentati dall’Università di Torino nella giornata di ieri domenica 13 maggio, ndr), che raccontano di una ricaduta economica diretta sull’economia del territorio di Torino stimata in circa 14,2 milioni di euro, e di una indiretta compresa tra i 29,494 e i 29,586 milioni di euro. La 31a edizione rimarrà probabilmente nella storia del Salone e della Città di Torino.
Ma se da un lato l’impatto economico può far sorridere i protagonisti a vari livelli del Salone, dalla Fondazione al Comune passando per Gl Events (nella speranza che si risolva il prima possibile la questione dei lavoratori e dei fornitori ancora da pagare, nda) una nota stonata arriva dall’impatto ambientale dell’evento e specialmente sul fronte dei rifiuti.
Nonostante all’interno del padiglioni siano stati posizionati dei cestini per la raccolta differenziata che prevedono la separazione dei rifiuti prodotti dai visitatori e dagli espositori, nessun cartello e nessun addetto provava a sensibilizzare gli avventori (come per esempio è avvenuto in contemporanea a Trento per la 91a Adunata degli Alpini, o come è successo a Torino in occasione del Salone del Gusto Terra Madre due anni fa). Per la verità i cestini utilizzati sono i soliti presenti in tutte manifestazioni che si svolgono al Lingotto, quelli che prevedono addirittura il conferimento del vetro, un materiale che non è possibile introdurre all’interno della fiera e nemmeno i punti ristoro all’interno della fiera possono vendere o cedere ai clienti. E, come accade in eventi di questi portata e dimensione, basta l’errore nel conferimento di un piccolo numero di persone per mandare all’aria tutta la raccolta contribuendo a centrare l’obiettivo del 100% di raccolta indifferenziata.
Anche dalle aree ristoro non arrivano belle notizie. Infatti interagendo con i dipendenti e i gestori dei vari “snack bar”, tutti hanno dichiarato che “non viene effettuato nessun tipo di differenziazione dei rifiuti e nemmeno ci è stato chiesto di farlo”.
Una gestione e organizzazione simile dei rifiuti comporta che tutti i rifiuti prodotti vengano gestiti come indifferenziati. Ma dove vengono stoccati tutti questi rifiuti indifferenziati del Salone? Semplicemente in una quasi una discarica a cielo aperto.
Sembra uno scherzo ma è la nuda e cruda realtà. L’area di stoccaggio dei rifiuti del Salone allestita da Lingotto Fiere ai nostri occhi è sembrata quasi come una normale discarica abusiva, di quelle che si trovano nelle periferie di Palermo, Napoli e Bari. O senza andar lontano nel quartiere di Falchera di Torino.
Abbiamo dato una occhiata all'area di stoccaggio tutti i giorni, dal giovedì fino a domenica. Nessun criterio evidente nella separazione, nessuna copertura, rifiuti ammassati in un piazzale alla mercé di intemperie e qualsiasi essere vivente, roditori e volatili compresi... “Detto questo, detto tutto".