Cannucce in bambù per sostituire quelle di plastica, il progetto della biologa Gabriella Silvestri
La ricercatrice italiana ha lanciato una raccolta fondi a sostegno di una ONG nell’Oceano Indiano per produrre cannucce in bambù e sostituire quelle in plastica monouso.
06 September, 2018
Salvare gli oceani dalla plastica coltivando bambù. È l’ambizioso progetto di una biologa italiana residente in Svizzera, Gabriella Silvestri, che ha lanciato una raccolta fondi a sostegno di una ONG nell’Oceano Indiano per produrre cannucce in bambù e sostituire quelle in plastica monouso.
La relazione tra l’inquinamento da plastiche e le conseguenze dannose per gli habitat marini sono ampiamente documentate. Le cannucce usa e getta sono tra i rifiuti più diffusi, presenti in qualsiasi spiaggia o fondale soggetti ad inquinamento. Gabriella Silvestri è partita dall’isola di Rodrigues (Repubblica di Mauritius), dove c'è un copioso uso di cannucce per via di un turismo massiccio ma anche perché si beve acqua di cocco direttamente dalle noci fresche.
Il progetto della ricercatrice punta alla produzione locale di cannucce biologiche in bambù evitando di usare quelle in plastica, che hanno bisogno di almeno 200 anni prima di biodegradarsi. L’ONG coinvolta si chiama Care-co ed è un centro di riabilitazione non-profit per persone con disabilità che ricevono una formazione adeguata e hanno la possibilità di lavorare a progetti come questo, che tra l'altro è stato inserito negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), Agenda 2030 delle Nazioni Unite.