Comune di Venezia e Unesco insieme contro l’abbandono dei rifiuti in mare. I rifiuti della pesca assimilati a quelli urbani
Francesca Santoro (Unesco): “Il tema dell’inquinamento ambientale da plastica è uno dei temi di cui ci occupiamo nell’ambito della Commissione Oceanografica. Ci sembrava interessante vedere come un’amministrazione locale avesse deciso di mettere in atto un regolamento per risolvere un problema concreto”
10 December, 2018
di Tiziana Giacalone
Dalla collaborazione tra il Comune di Venezia e l’Unesco nasce la delibera che previene l’abbandono dei rifiuti derivanti dall’attività della pesca. Una delibera di Giunta per risolvere un problema globale come quello dei rifiuti marini. Il comune di Venezia ha assimilato i rifiuti derivanti dall’attività della pesca ai rifiuti urbani per contrastarne l’abbandono. I pescatori che ne faranno richiesta riceveranno un cassonetto dove poter smaltire una rete, una nassa oppure un calza per mitili o il polistirene espanso, e altri rifiuti da pesca prodotti durante l’esercizio della loro attività.
Tra i rifiuti marini che invadono gli oceani, danneggiando l’ecosistema e compromettendo le attività come la pesca e il turismo, ci sono anche le attrezzature abbandonate in mare proprio da chi dal mare trae sostentamento per sé e per la propria famiglia. Certamente tra le cause ci sono episodi di distrazione e imprevisti come la rottura delle reti, ma il vero problema è l’azione volontaria di disfarsi dei rifiuti in mare collegata alla difficoltà di gestirli quando l’equipaggio approda sulla terra ferma. Questi rifiuti infatti non possono essere gestiti come se fossero urbani essendo considerati dalla normativa come rifiuti speciali (non pericolosi) perché prodotti durante un’attività commerciale dovendo così seguire procedure diverse per lo smaltimento.
La legge individua nell’amministrazione comunale il soggetto competente all’assimilazione dei rifiuti e nella Strategia europea per la plastica nell’economia circolare è previsto il coinvolgimento delle amministrazioni locali per l’attuazione di alcune tra le azioni che la Commissione individua per contrastare l’abbandono dei rifiuti in mare. Ed è questa l’esperienza seguita dal Comune di Venezia che collaborando con l’Unesco ha approvato la delibera di Giunta n. 199/2018 che assimila i rifiuti delle attività da pesca e molluschicoltura ai rifiuti urbani modificando due precedenti delibere e integrando l’elenco dei rifiuti speciali assimilati ai rifiuti urbani.
“L’amministrazione - dice l’assessore all’ambiente De Martin, durante il convegno Innovazione e porti nell’ambito dell’economia blu: prospettive future e scenari possibili che si è tenuto ieri, 10 dicembre a Venezia, presso il palazzo Zorzi, sede dell’Unesco - ha voluto dare una risposta concreta ai pescatori della Pellestrina (isola della laguna) che più volte avevano manifestato l’esigenza di gestire al meglio i rifiuti prodotti durante la loro attività”.
Dopo aver verificato l’effettiva disponibilità e la capacità del gestore del servizio di poter recuperare queste tipologie di rifiuti attraverso l’ordinario servizio pubblico, valutando anche i rischi per la salute e l’assetto ambientale, la Giunta ha approvato la delibera di assimilazione dei rifiuti della pesca ai rifiuti urbani definendo una quantità massima di 300t/anno; assimilazione che legittima il prelievo della TARI dovuta.
Modalità di conferimento e gestione
Con la delibera che ha assimilato i rifiuti prodotti dall’attività della pesca ai rifiuti urbani i pescatori che ne faranno richiesta riceveranno un cassonetto nominativo, in comodato d’uso gratuito, dove depositare i loro rifiuti e tra questi: reti da pesca, trappole e gabbie, cordame e altri rifiuti composti da materiale plastico, acciaio e ferro. I cassonetti saranno svuotati dal gestore tre volte a settimana. Ai pescatori sono richiesti alcuni accorgimenti come quello di lasciare asciugare le reti prima di conferirle nei cassonetti.
L’Ufficio Unesco, sede di Venezia, ha appoggiato l’iniziativa.
A margine del convegno sui porti e la blue economy che si è svolto ieri a Venezia, Eco dalle città intervista Francesca Santoro della Commissione Intergovernativa Oceanografica dell’Unesco.
“L’Unesco ha deciso di collaborare con l’amministrazione comunale di Venezia proprio perché il tema dell’inquinamento ambientale da plastica è uno dei temi di cui ci occupiamo, soprattutto nell’ambito della Commissione Oceanografica dell’Unesco. Ci sembrava interessante vedere come un’amministrazione locale avesse deciso di mettere in atto un regolamento per risolvere un problema concreto”.
Cosa prevede la normativa nazionale che consente l’assimilazione dei rifiuti speciali (non pericolosi) ai rifiuti urbani
Nel nostro ordinamento l’assimilazione dei rifiuti speciali (non pericolosi) ai rifiuti urbani è consentita a norma dell’art. 182, comma 2, let. g) del D.Lgs. n. 152/2006 e secondo i criteri fissati dalla Delibera del Comitato Interministeriale 27 luglio 1984, punto 1.1.1. che elenca le sostanze assimilabili. Il soggetto competente all’assimilazione dei rifiuti è il comune che a norma dell’art. 198 del D.Lgs. n. 152/2006 dovrà provvedere con apposita delibera individuando la qualità dei rifiuti e il quantitativo, nel rispetto dei criteri previsti dalle norme.
I rifiuti marini nella Strategia europea per la plastica nell’economia circolare: responsabilità estesa del produttore e le azioni contro l’abbandono con il coinvolgimento delle autorità locali
Tra gli obiettivi della Commissione europea c’è anche quello di prevenire e ridurre i rifiuti marini e tra questi rifiuti ci sono le attrezzature da pesca abbandonate in mare. Nella Strategia europea per la plastica nell’economia circolare, la responsabilità estesa del produttore (che dovrà farsi carico delle spese di gestione del prodotto a fine vita) e un sistema di cauzione e rimborso anche sulle attrezzature da pesca, sono tra le azioni individuate dalla Commissione per contrastare l’inquinamento dovuto all’abbandono dei rifiuti in mare di cui la plastica costituisce l’80%.