Palermo: il punto della situazione sull’emergenza rifiuti
Problema finanziario o amministrativo? Come rispondono i cittadini e le cittadine alla questione? Proviamo a fare chiarezza con gli attori della vicenda
04 January, 2019
di Lory Strano
Una città infiammata dal dibattito. Seppur i roghi ai cassonetti di Palermo sembrino essere cessati, non si fa altro che parlare della questione rifiuti. Gli abitanti del capoluogo siciliano hanno passato le feste di fine anno in piena emergenza. Entro domenica, confermano i vertici Rap, la situazione dovrebbe tornare alla normalità. “Stiamo bonificando l’intera città con le pale meccaniche, l’unica soluzione per riuscire ad eliminare i cumuli di sacchetti sparsi tutt’attorno ai cassonetti, anche i lavoratori del porta a porta stanno dando una mano per riuscire a ripulire la città” rassicura Giuseppe Norata, presidente della RAP.
Una città infiammata dal dibattito. Seppur i roghi ai cassonetti di Palermo sembrino essere cessati, non si fa altro che parlare della questione rifiuti. Gli abitanti del capoluogo siciliano hanno passato le feste di fine anno in piena emergenza. Entro domenica, confermano i vertici Rap, la situazione dovrebbe tornare alla normalità. “Stiamo bonificando l’intera città con le pale meccaniche, l’unica soluzione per riuscire ad eliminare i cumuli di sacchetti sparsi tutt’attorno ai cassonetti, anche i lavoratori del porta a porta stanno dando una mano per riuscire a ripulire la città” rassicura Giuseppe Norata, presidente della RAP.
Negli ultimi giorni del 2018, l’azienda era stata al centro di un botta e risposta con l’amministrazione comunale finito su tutti i giornali mentre gli incendi di rifiuti avvelenavano la città e l’emergenza scoppiava.
Problema finanziario o amministrativo? Maldestra gestione o mancanza di risorse? Proviamo a vederci chiaro in questa situazione. A Palermo la raccolta differenziata porta a porta è stata introdotta a piccoli passi, inglobando poco a poco differenti quartieri. Si è partiti con il progetto Palermo differenzia 1 che ha interessato 130 mila abitanti e che si è suddiviso in 6 steps, tutti già avviati, per poi continuare con il progetto Palermo differenzia 2 che interessa altri 130mila abitanti con cui si prevede l’attuazione di altri 6 steps (da poco ne è stato lanciato il terzo).
Su entrambi i progetti, i dati ufficiali parlano chiaro: quasi tutti gli anni dal 2013, la percentuale di frazione differenziata (plastica, vetro, carta) non supera il 60 percento contro un’alta percentuale di materiale indifferenziato, sempre al di sopra del 40 percento. Questo dato importante, va letto su indicazione di Norata in questo modo: c’è tantissimo abbandono di rifiuti e per di più la percentuale di persone che effettivamente differenzia è ben al di sotto del 50 percento. Moltissimi preferiscono uscire fuori dalla loro area di residenza e buttare tutto nei cassonetti stradali.
Una sostanziale bassa adesione della popolazione al porta a porta e un assalto ai cassonetti stradali. Secondo Norata però ci sarebbe un ulteriore complicazione: l’apparente sovrapproduzione di rifiuti da parte dei palermitani (in media un abitante produce 1,6 kg all’anno contro la media provinciale di 1,1 kg) sarebbe data dal conferimento di rifiuti nei cassonetti della città di Palermo da parte di persone che vivono nei paesi limitrofi. Tesi avallata dal fatto che i quartieri che si trovano sul perimetro della città e all’ingresso, sono quelli che affrontano più criticità, trovandosi con cassonetti stracolmi e rifiuti sparsi ovunque.
Come rispondono i cittadini e le cittadine alla questione? “Molti sono disillusi. E’ stato da poco attivato lo step 3 nel centro storico, poco dopo è scoppiata l’emergenza e tutto è andato avanti lentamente – commenta Giulia Di Martino, attivista dei movimenti cittadini che ha seguito la questione differenziata –. Forse si aspettavano tempi più corti per la messa a regime. Di positivo però c’è che la gente è disposta a differenziare, si sono creati dei momenti di confronto sulla questione che fanno bene alla riuscita della raccolta”.
Campagne efficaci di comunicazione e sensibilizzazione darebbero certamente una mano a mettere a regime i quartieri che già partecipano. Peccato che la SRR (Società per la Regolamentazione del servizio di gestione Rifiuti Palermo Area Metropolitana) che dovrebbe occuparsi proprio di questo ad oggi non abbia riportato dei risultati soddisfacenti, forse per mancanza di risorse.
Sempre di risorse si parla anche per far chiarezza sull’emergenza in corso, dovuta a rallentamenti nella raccolta per sciopero dei lavoratori. La Rap sostiene di nutrire ancora nei confronti del Comune un credito di 55 milioni che rende difficile il suo operato. “Il sistema dei rifiuti in generale è fragile. Al primo inceppamento l’emergenza è dietro l’angolo anche perché in momenti di crisi non si può bloccare la produzione di rifiuti – afferma Giuseppe Norata –. Ragion per cui se si blocca il sistema dei pagamenti com’è successo a dicembre (quando i lavoratori non hanno ricevuto stipendio ma solo la tredicesima), scatta l’emergenza”.
Intanto proprio negli stessi giorni, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, ha dato la sua versione della questione, sollevando dubbi sulla collaborazione dei lavoratori e sulla corretta gestione del servizio da parte di Rap, considerazione che l’ha portato ad aprire una commissione d’inchiesta per la verifica della funzionalità organizzativa delle aziende erogatrici di servizi pubblici comunali cominciando proprio da Rap. Il sindaco mette in dubbio la capacità dei dirigenti di amministrare l’azienda, sapendo che sono gli stessi che guidavano Amia, la precedente società partecipata andata poi in fallimento. Norata, entrato da poco in Rap, si è detto disponibilissimo ad aprire le porte dell’azienda ed ha affermato di rispettare la scelta di aver mantenuto negli anni lo stesso gruppo ai piani alti dell’azienda e che l’unica cosa che può fare è tentare di valorizzare queste professionalità.
Il 2019 sarà un anno cruciale in cui si tenterà di mettere a regime tutti gli steps della differenziata e si deciderà finalmente cosa fare nel resto dei quartieri: iniziare il porta a porta anche lì o avviare una raccolta che punti solo a separare il secco dall’umido. La battaglia è ancora tutta da giocare e sul futuro è chiaro che bisogna puntare sull’educazione ambientale. Unico punto su cui tutti gli attori di questa storia sembrano concordare. “Penso che i tempi siano maturi e i cittadini se trovassero un servizio che funziona, con campagne di sensibilizzazione, collaborerebbero senz’altro” conclude Giulia.