Elettrosmog, Tar impone ai ministeri una campagna informativa sui rischi dei telefonini
Entro sei mesi al massimo i ministeri dell'Ambiente, della Salute e dell'Istruzione, dovranno adottare una campagna informativa sulle corrette modalità d'uso di telefonini e cordless e sui rischi per la salute e per l'ambiente connessi a un loro uso improprio. L'ha deciso il Tar del Lazio
16 January, 2019
I ministeri dell'Ambiente, della Salute e dell'Istruzione, entro sei mesi al massimo, dovranno adottare una campagna informativa sulle corrette modalità d'uso di telefonini e cordless e sui rischi per la salute e per l'ambiente connessi a un loro uso improprio. L'ha deciso il Tar del Lazio, accogliendo parzialmente un ricorso proposto dall'Associazione per la Prevenzione e la Lotta all'Elettrosmog (A.p.p.l.e.)
L'associazione si era rivolta ai giudici amministrativi per contestare l'inerzia serbata dai ministeri in relazione a un atto di diffida del 28 giugno 2017 diretto a promuovere l'adozione di provvedimenti finalizzati all'informazione capillare della popolazione, nonché per obbligare i ministeri a emanare il decreto del febbraio 2001 contenente la "Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici". Il Tar ha ritenuto inammissibile la richiesta diretta a ottenere l'emanazione del decreto ministeriale "per difetto assoluto di giurisdizione, venendo in rilievo il mancato esercizio di poteri di natura normativa".
Cosa diversa in merito al mancato avvio da parte dei Ministeri competenti di una campagna informativa rivolta alla intera popolazione. Per i giudici - se ne dà conto in sentenza - dagli atti depositati in giudizio, infatti, risulta che già il 16 gennaio 2012 il Ministero della Salute aveva evidenziato che il tema dei possibili rischi per la salute conseguenti all'uso del cellulare fosse alla costante attenzione del Ministero stesso, evidenziando come il Consiglio Superiore di Sanità, in un parere del 15 novembre 2011, aveva rilevato che allo stato delle conoscenze scientifiche non fosse dimostrato alcun nesso di causalità tra esposizione a radiofrequenze e patologie tumorali, rimarcando tuttavia come l'ipotesi di un rapporto causale non potesse essere del tutto esclusa in relazione a un uso molto intenso del telefono cellulare, e comunque raccomandato di mantenere vivo l'interesse della ricerca e della sorveglianza sul tema.
Nella sentenza i Giudici sottolineano come l'Associazione A.P.P.L.E. "abbia
prodotto documenti tratti dalla letteratura scientifica dai quali
emerge che l'utilizzo inadeguato dei telefoni cellulari e cordless,
comportando l'esposizione di parti sensibili del corpo umano ai campi
elettromagnetici, può avere effetti nocivi sulla salute umana,
soprattutto riguardo ai soggetti più giovani e quindi più vulnerabili,
potendo incidere negativamente sul loro sviluppo psico-fisico”.
I giudici sottolineano anche come i rischi paventati da A.P.P.L.E.
non siano stati efficacemente contestati dalle Amministazioni
resistenti e che quindi i Ministeri debbano individuare le precauzioni
da adottare “(sia da parte degli utenti che dei produttori) per
limitare gli effetti potenzialmente nocivi per la salute e
sensibilizzare gli utenti in merito ad un uso più consapevole degli
apparecchi di telefonia mobile, al fine di salvaguardare il diritto alla
salute che è un diritto costituzionalmente sancito (art. 32 della
Costituzione)”.
"E' un'altra battaglia vinta a difesa della salute di tutti - dice l'Associazione - La guerra però non è finita: l'arrivo del 5G e delle problematiche
che l'esposizione alla sue frequenze comporterà ci spingono a
ripartire nuovamente, con l'aiuto di tutti coloro che da tanti anni ci
seguono".