Microplastiche intenzionalmente aggiunte nei prodotti, l’ECHA propone la riduzione
La facilità con cui le microplastiche si accumulano negli ambienti terrestri e in quelli marini è preoccupante, un rapporto dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche ne propone la riduzione di circa 400 mila tonnellate in 20 anni. Ecco i dettagli
13 February, 2019
di Tiziana Giacalone
L'ECHA, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche, con un rapporto pubblicato a fine gennaio ha presentato una proposta, su richiesta della Commissione europea, per ridurre le microplastiche intenzionalmente aggiunte nei cosmetici e in altri prodotti.
Secondo l'analisi, i microgranuli in plastica appositamente aggiunti per esempio negli esfolianti per il corpo (quindi non quelle dovute all'usura di pneumatici o tessuti) hanno maggiori probabilità di accumularsi negli ambienti terrestri e acquatici, arrivando anche all'uomo. Una recente ricerca dell'Università di Vienna ha dimostrato la presenza delle microplastiche nell'intestino umano, mentre una ricerca di Greenpeace in collaborazione con l’Università di Incheon, in Corea, ha accertato la presenza di frammenti di plastica anche nel sale da cucina. Eppure, ad oggi, non si conosce quale sia l’impatto delle microplastiche sulla salute umana.
Proprio
questa incertezza, insieme alle preoccupazioni dei produttori
sugli equilibri del mercato e all’invito
del Parlamento a introdurre entro il 2020 il divieto delle
microplastiche nei cosmetici e nei detergenti per la pulizia,
ha spinto la Commissione europea a chiedere all’ECHA di elaborare il rapporto. L'Agenzia esprime preoccupazione
per la facilità con cui le microplastiche si disperdono
nell’ambiente, a causa sia delle loro piccolissime dimensioni
(inferiori a 5 mm) che per la mancanza di controlli sulle aziende che
intenzionalmente le aggiungono ai propri prodotti anche in settori quali l'edilizia o l’agricoltura. La
dispersione delle microplastiche intenzionalmente aggiunte, precisa
il rapporto, non ha dimensioni paragonabili al rilascio di quelle derivanti da fonti non intenzionali nelle acque superficiali, ma in alcuni casi i valori sono simili.
Sulla base di questi elementi l’ECHA ha elaborato una proposta di riduzione che si articola su 3 linee direttrici, con l’obiettivo finale di ridurre in 20 anni un rilascio pari a circa 400 mila tonnellate di microplastiche:
- La prima misura riguarda la riduzione dell’immissione sul mercato delle microplastiche a partire dal 2020, osservando un periodo di transizione per tipologia di prodotto. Una tabella allegata al rapporto elenca i paesi dell’Unione europea in cui sono stati già adottati provvedimenti che riducono l’uso delle microplastiche e tra questi c’è anche l’Italia, che con la legge di bilancio del 2018 ha introdotto, con decorrenza dal 2020, il divieto di vendita di cosmetici e prodotti detergenti contenenti microplastiche.
- Nella seconda direttrice troviamo l’obbligo di informare il consumatore con le etichette da apporre sulle confezioni, segnalando la presenza delle microplastiche e le modalità di smaltimento dei residui di prodotti come le vernici, riducendo in questo modo l’impatto ambientale.
- L’ultimo punto della proposta è sull’efficacia delle misure di riduzione che è strettamente collegata al monitoraggio della restrizione stessa attraverso un sistema informativo elettronico per segnalare all’ECHA dati utili alla valutazione del rischio.
Rispetto alle possibili conseguenze per il mercato e la concorrenza, alle preoccupazioni avanzate dalle aziende produttrici, il rapporto risponde minimizzando quelli che potrebbero essere gli aspetti negativi, dovuti per esempio alla gestione delle scorte. Si invitano, invece, le aziende a considerare come un’opportunità i prodotti microplastic-free, la cui richiesta è destinata ad aumentare grazie alla sensibilità dei consumatori oltre che alle politiche portate avanti dall'Unione europea e dai singoli Stati membri.